Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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mercoledì 22 agosto 2012

L'attualità del motu proprio «Tra le sollecitudini» di S. Pio X papa





Gentili lettori,

in occasione della festa liturgica di S. Pio X [1], celebratasi ieri 21 agosto, desidero approfittare per commentare alcuni passi del suo celebre motu proprio «Tra le sollecitudini» sulla musica sacra [2], promulgato dal santo papa solamente poco più di tre mesi dalla sua elezione... nell'attesa di un nuovo sospirato documento papale sulla musica sacra che speriamo possa essere promulgato quanto prima [3]!

Non basta, infatti, raccomandare che nella scelta dei canti liturgici «occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia» [4], bisognerebbe fermamente, come Pio X, quasi intimare che «Nulla adunque deve occorrere nel tempio che turbi od anche solo diminuisca la pietà e la devozione dei fedeli, nulla che dia ragionevole motivo di disgusto o di scandalo, nulla soprattutto che direttamente offenda il decoro e la santità delle sacre funzioni [...] [5]».

E qui c'è subito da chiedersi serenamente: cosa oggi può dare veramente scandalo - e a chi - nel canto della Chiesa? Questo? oppure questo? ... e perché non questo?!

E giusto a proposito di canto gregoriano, oggidì, a più di cento anni dal documento di Pio X - e a ormai cinquant'anni dalla nota (e purtroppo ambigua!) raccomandazione conciliare di SC 116 [6] - è ben lungi dall'essere attuato il pio pïano proposito «di restituire il canto gregoriano nell’uso del popolo, affinché i fedeli prendano di nuovo parte più attiva all’officiatura ecclesiastica, come anticamente solevasi».

Eh eh... il canto gregoriano (quello vero, non la messa "de angelis") non può e mai potrà essere cantato da una qualsivoglia comune assemblea liturgica, se non da un coro specializzato e condotto da sapiente conoscitore della sacra melopea!

Purtuttavia sono certo che coloro che oggi frequentano la messa domenicale [7] sarebbero tranquillamente in grado (opportunamente educati e guidati da persone esperte, ovvero professionisti della musica!) di cantare le placide antifone gregoriane del "Graduale simplex" (come ad esempio questa )...

Ma quanti parroci (primi responsabili, dopo il vescovo, dell'educazione liturgica del proprio gregge) avranno mai sentito parlare di questo prezioso strumento per il canto liturgico della Chiesa che si chiama "Graduale simplex"? [7bis]!...

Ma l'ostracismo verso il gregoriano è dato sostanzialmente non verso la melodia in sè, bensì verso la lingua latina stessa!

Aveva ben da raccomandare Pio X che «Il testo liturgico deve essere cantato come sta nei libri, senza alterazione o posposizione di parole, senza indebite ripetizioni, senza spezzarne le sillabe e sempre in modo intelligibile ai fedeli che ascoltano»!

Certo, ora che i «libri» liturgici utilizzati sono tutti tradotti in lingua nazionale, sarebbe sì una grossa conquista che i compositori avessero agio a comporre melodie sopra i testi ufficiali del messale: parlo delle antifone di introito, offertorio e comunione le quali invece, regolarmente sostituite da qualsivoglia altro tipo di canto (e miracolo se ci azzecca con la liturgia del giorno!), vengono beatamente accantonate...

Prossimamente uscirà la nuova traduzione italiana del Messale Romano [8]: si potrebbe, allora, tentare qualche esperimento di verbo-melodismo anche sui nuovi testi che appariranno, sperando siano apparati un poco metricamente dai traduttori (che già hanno combinato assurde prolissità e anti-metricità nei ritornelli ai salmi responsoriali del nuovo Lezionario [9], rendendone difficile la messa in musica nonché la fruibilità da parte delle assemblee liturgiche!).

Tutti i nostri sforzi di musicisti di chiesa, tuttavia, saranno vani se «Nelle ordinarie lezioni di liturgia, di morale, di [diritto] canonico che si danno agli studenti di teologia» nei seminari, si tralascerà «di toccare quei punti che più particolarmente riguardano i principii e le leggi della musica sacra»: solo in questo modo i novelli sacerdoti non giungeranno nelle parrocchie «digiuni di tutte queste nozioni, pur necessarie alla piena cultura ecclesiastica».

In proposito nel 2006 i vescovi italiani hanno promulgato la terza edizione dei programmi di studio per i Seminari [10] nei quali è ben delineato quale deve essere il corso di "musica sacra" per gli studenti nei seminari [11]... o meglio dovrebbe essere, dato che la materia è spesso relegata - proprio come nella scuola pubblica italiana - ad ultima degna di essere considerata, se non addirittura assente dai programmi di studio!

Eppure nel 2009 il cardinale arcivescovo di Bologna Caffarra se ne uscì affermando «In questo momento la musica è una vera necessità, più della pittura e dell'architettura, perché NON POSSIAMO PIÙ CELEBRARE L'EUCARISTIA CON DELLA MUSICA INSIGNIFICANTE» [12]: coraggiosa ammissione del marcio liturgico-musicale di questi decenni... chissà che Sua Eminenza diventi capofila tra i vescovi italiani della vera attuazione della riforma liturgico-musicale nella Chiesa italiana...

Riforma che potrebbe cominciare fin d'ora nelle nostre parrocchie, nascondendo alla vista dei fedeli tutti i cantori, musici e organisti!

Sì, avete capito bene: l'agitarsi tra presbiterio e navata di suonatori più o meno competenti, l'aprirsi di bocche di cantori più o meno intonati, le chironomie più o meno efficaci di direttori di coro, animatori e affini, non fanno altro che distrarre il fedele che assiste alla messa, il quale ha già la sua pena nell'essere costretto a sopportare i monotoni recitativi del sacerdote che si pone davanti all'assemblea come un (pessimo) conferenziere, sempre meno solennemente come vero ’datore di sacro‘!

In altre parole: chi fa musica e canto corale nel rito non dovrebbe essere visibile ai fedeli, pena la corruzione della comunicazione del sacro tra presbiterio e assemblea (diamine, è tanto semplice: vi siete mai chiesti perché nel teatro d'opera l'orchestra è nascosta al pubblico?!)...

Detto ciò, capirete che non suona affatto come desueta la raccomandazione di Pio X che reputava «conveniente che i cantori, mentre cantano in chiesa» non solo «se trovansi in cantorie troppo esposte agli occhi del pubblico, siano difesi da grate» ma addirittura «vestano l’abito ecclesiastico e la cotta»: se, ad esempio in Vaticano, quest'ultima raccomandazione è ancora oggi regola, la prima invece è regolarmente disattesa [13].

Cari musicisti di chiesa che leggete queste mie sparse riflessioni, ricordatevi ad ogni modo sempre di non farvi esaltare in maniera soverchiante dalla musica quando suonate nel culto divino: la musica, infatti, «pel piacere che direttamente produce e che non sempre torna facile contenere nei giusti termini», rischia di estraniarci da ciò che il rito esprime in quel preciso ‘hic et nunc’!

A riguardo è ancora il santo papa ad affermare risolutamente che «In generale è da condannare come abuso gravissimo, che nelle funzioni ecclesiastiche la liturgia apparisca secondaria e quasi a servizio della musica, mentre la musica è semplicemente parte della liturgia e sua umile ancella».

Per questo motivo, ribadisco, chi fa musica e canto corale nel culto divino dovrebbe, innanzitutto, essere nascosto agli occhi (ingenui e curiosi) dei fedeli che assistono al rito!

Il che per noi organisti vuol dire: via le consolle elettriche dai presbiteri e reinstallazione di grate, o tende, sulle cantorie dalle quali si scorga troppo visibilmente l’organista all’opera e l'enfasi di direttore e coristi nell'interpretare i canti!

Et de hoc satis!

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.

Paolo Bottini

22 agosto 2012

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[3]

il regnante pontefice si è lasciato sfuggire più di un'occasione per poter mettere i puntini sulle "i": appena eletto tutti si aspettavano un suo intervento in materia di musica, data la forte tempra teologica unita al non indifferente gusto musicale, poi ancora l'anno scorso in occasione del centenario del PIMS... Ma già nel 2003 l'acuto liturgista e musicologo Giacomo Baroffio lamentava l'assenza di un robusto magistero in fatto di musica sacra (a tal proposito ci sono un paio di scritti di Baroffio veramente illuminanti: li posso spedire dietro semplice richiesta) commentando ironicamente il chirografo di Giovanni Paolo II sulla musica sacra. [Torna in cima]

[4]

Benedetto XVI, istruzione apostolica postsinodale "Sacramentum Caritatis", n. 42, Roma, 22 febbraio 2007. [Torna in cima]

[5]

se non diversamente indicato, le citazioni riportato sono tratte dal motu proprio "Tra le sollecitudini" di Pio X. [Torna in cima]

[7]

per conoscere un po' di dati consiglio leggere l'acuta analisi socio-demografica di Marco Marzano "Quel che resta dei cattolici". [Torna in cima]

[7bis]

da non confondersi con il "Graduale triplex": vedine descrizione cliccando QUI. [Torna in cima]

[11]

tra cui la necessità, in primis, della «Conoscenza e uso del repertorio gregoriano fondamentale, che la Chiesa riconosce come proprio della liturgia romana» (sulla scia di SC 115, ma già Pio X auspicava che «Nei seminari dei chierici e negli istituti ecclesiastici, giusta le prescrizioni tridentine, si coltivi da tutti con diligenza ed amore il prelodato canto gregoriano tradizionale, ed i superiori siano in questa parte larghi di incoraggiamento e di encomio coi loro giovani sudditi»): chiedete invece oggi a qualsiasi novello sacerdote se abbia mai avuto tra le mani un "Liber usualis"!... [Torna in cima]

[12]

in "La verità chiede di essere riconosciuta", intervista di Alessandra Borghese, Rizzoli, Bologna 2009. [Torna in cima]

[13]

v. questo video e così il ’buon esempio‘ della Cappella Sistina viene imitato in ogni dove come fatto ovvio et scontato (tra tantissimi video vedasi questo. Sarebbe poi interessante fare ricerche d'archivio nelle parrocchie per scoprire quando sono state scardinate dalle cantorie lignee storiche le provvidenziali grate di cui regolarmente erano provviste (v. un eloquente esempio di grate superstiti in questa chiesa parlermitana). [Torna in cima]

domenica 19 agosto 2012

Chi l'ha detto che l'organo a trasmissione elettrica ha più dignità liturgica di un organo a trasmissione meccanica?

Egregio signor Bottini,

in tutte le parrocchie che conosco quasi nessuno suona su un organo a trasmissione meccanica.

Anche parroci amanti della buona musica sacra scelgono la console elettrica. E il perché è semplice.

Spesso l'organista è l'unico animatore della liturgia (non ci sono cori, direttori, cantori, animatori ecc.).

E quindi l'organista deve essere ben visibile dall'assemblea (deve guidarla con semplici cenni del capo).

E l'organista deve vedere bene sia l'assemblea che il presbiterio.

Gli organi a trasmissione meccanica non rendono agevoli queste operazioni (spesso si ricorre a specchietti retrovisori tipo camion).

Se proprio si dovesse usare un organo a trasmissione meccanica credo che dovrebbe essere progettato appositamente in modo da rendere facile il contatto visivo fra organista e assemblea.

Cordiali saluti.

Obtrectator organi mechanici


Gentilissimo signor Obtrectator organi mechanici,

scusi se mi permetto: io non ho mai avuto problemi a suonare su un organo a trasmissione meccanica semplicemente perché fin da bambino ero affascinato dalla macchina-organo della mia chiesa e dunque, quando sono stato in grado di suonare alla messa, subito mi sono abituato al servizio liturgico con questo strumento perché lo preferivo fortemente (benché avessi la possibilità di optare per un'arcaica tastiera elettronica GEM posizionabile comodamente tra presbiterio e navata!); poi crescendo ho studiato e mi sono pure diplomato in organo e quindi per me è diventato sempre più agevole e gradevole suonare questo strumento per accompagnare l'assemblea liturgica!

La prego quindi di credermi che la consolle elettrica è inutile per un Organista con la "O" maiuscola: modestia a parte, infatti, credo di essere diventato - dopo più di venti anni di pratica liturgico-musicale - piuttosto bravo ad accompagnare il canto liturgico!

Io gli attacchi dei canti per l'assemblea non li do con il cenno del capo, ma con il cenno della introduzione organistica (preludio) fatta in un certo modo e Le assicuro che l'assemblea - abituatasi ad ascoltare con attenzione cosa 'combina' l'organista - inizia a cantare a tempo e senza bisogno di nessun "chironomo" al microfono!!

Il fatto che nella Sua zona non vi siano organi a trasmissione meccanica, e che Lei non sia in grado di accompagnare il canto liturgico stando ad un organo meccanico, a mio parere non deve essere motivo di netta convinzione da parte Sua che l'organo con la consolle elettrica sia liturgicamente preferibile: è anzi un cattivissimo equivoco in cui cadono spesso non solo gli organisti dilettanti, ma anche i parroci (ignoranti) «amanti della buona musica sacra»! Allora Lei capisce che "liturgico" non è quell'organo la cui consolle è elettrica o il cui corpo sonoro è posto accanto l'altare con l'esecutore ben in vista per i fedeli; al contrario è "liturgico" quell'organo il cui suonatore sa padroneggiare talmente bene il proprio strumento da inserirlo in maniera simbiotica nel culto che va a servire... una bravo organista sa rendere liturgico qualsiasi strumento a tastiera, anche fosse un pianoforte (acustico o elettrico), un 'organo' elettronico, una pianola "Bontempi" degli anni Settanta, un armonium, una celesta, le Onde Martenot...!!

La trasmissione elettrica dal tasto al ventilabro non è nata - come erroneamente molti credono - per facilitare il compito "liturgico" dell'organista, bensì per il puro gusto di una conquista d'avanguardia tecnica: infatti dopo alcuni decenni la trasmissione elettrica è andata quasi in disuso e in percentuale oggi sono molti di più gli organi nuovi costruiti utilizzando la trasmissione meccanica.

Nonostante ciò, gentilissimo signor Obtrectator organi mechanici, Le auguro sempre buona musica.

Paolo Bottini

p.s.:

sul mio "Lingiardi" del 1865 c'è lo specchietto retrovisore puntato sull'altare (come si può vedere pure dalla curiosa fotografia nella pagina: è comodissimo e non mi sembra un motivo valido per costruire una consolle elettrica vicino all'altare!