Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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domenica 14 giugno 2015

Ignorare la bellezza


Gentili lettori,

desidero rispondere all'accorato appello [*] che l'illustre collega Francesco Cera pone a suggello del suo intelligente scritto sotto citato: mi sembra ormai inutile spendere altre energie per tentare di convincere il clero italiano circa l’importanza di un canto e di una musica fatti con arte nel culto divino!

Rimane il problema della tutela di un patrimonio, quello organario, che è di natura storica e dunque tutelato da un’apposita legge dello Stato (Legge 1 Giugno 1939, N.1089, "Tutela delle cose d'interesse Artistico o Storico"), integrata nel 2004 da uno specifico "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio".

La domanda è: come tutelare dei beni storici particolari, come sono gli organi, che vieppiù perdono il loro primario utilizzo nel culto della Chiesa cattolica in Italia?

La soluzione che propongo è sempre questa: "giunse alfin il momento" che gli organisti professionisti italiani si riuniscano in un sodalizio LAICO che abbia per scopo precipuo la tutela e valorizzazione del patrimonio organario!

Per la serie: l’organo nel culto non lo volete?!... Peggio per voi: quanto meno lasciateci la possibilità di valorizzarlo culturalmente!

Circa la costituenda "Associazione Italiana Organisti Professionisti", vogliate cortesemente lasciare il Vostro parere nel forum di "Organi & Organisti" .

Grazie per la cortese attenzione e auguri di buona musica a tutti.


Cremona, il 2 giugno 2015, Festa dei SS. Marcellino e Pietro, Festa della Repubblica

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IGNORARE LA BELLEZZA

di Francesco Cera

Il patrimonio artistico che attraverso secoli di mecenatismo si è accumulato in Italia non finirà mai di stupirci per l’enorme ampiezza, oltre che per l’elevata qualità artistica. Si è consapevoli della quantità di pitture, sculture e altri manufatti di valore artistico conservati nei luoghi di culto, ma ancora pochissimo si ricorda quale eccezionale patrimonio sia quello degli organi storici.

La quantità è stimabile approssimativamente attorno ai 10.000 strumenti, se consideriamo che la sola regione Marche, più ricca di altre ma non di molto, ne ha catalogati circa 750. Numeri da record, senza paragoni tra i paesi d’Europa anche sotto l’aspetto dell’antichità.

Mentre altrove gli organi di epoca rinascimentale si contano sulle dita di una mano, in Italia se ne conservano più di una trentina, costruiti nel periodo che va dal 1475 (l’organo di Lorenzo da Prato in San Petronio a Bologna) alla fine del Cinquecento, alloggiati in splendide casse intagliate, con portelle dipinte da maestri di primo piano. Più di un centinaio gli organi del XVII secolo, migliaia quelli dei secoli XVIII e XIX, a volte tre o quattro in un solo piccolo paese.

La varietà di tradizioni lungo la penisola si esprime in sonorità differenti, sia per la scelta dei registri, sia per le qualità timbriche: a volte sfumature, a volte differenze rilevanti tra concezioni sonore, frutto di esigenze musicali, suggestioni artistiche e ambientali, in splendido legame con la cultura del luogo.

Eppure questo entusiasmante patrimonio non gode affatto della considerazione che merita, e giace ancora in buona parte nell’abbandono, nell’incuria e ancor oggi in alcuni casi viene distrutto o venduto all’estero. I deliziosi organi positivi, specialità del Regno di Napoli, restano muti in cima alle cantorie nel meridione.

Nonostante da più di trent’anni siano diffusi restauri di alto livello e fioriscano rassegne di concerti, resta irrisolto il problema fondamentale: il ruolo originario e l’utilizzazione abituale di questi strumenti.

È un dato sconfortante che nelle chiese in cui esiste un organo storico restaurato questo non viene suonato durante la messa, ma si preferisce l’organo elettronico in nome di una maggior comodità. È mai possibile ignorare la bellezza e la capacità di elevare lo spirito di un antico organo a canne per suonare un brutto surrogato? Se il problema è la distanza con l’altare o col coro, all’estero risolvono distanze enormi con telecamere, noi abbandoniamo l’organo.

Quanti strumenti potrebbero essere salvati, restaurati bene anche con cifre non alte, e suonati ogni domenica per la gioia e l’elevazione dei fedeli.

Urge una riqualificazione della musica nella liturgia, che sia sentita come inscindibile dal decoro e dal valore spirituale del rito, e un’educazione del clero in tal senso.

I giovani organisti diplomati quando possono scappano all’estero, dove trovano ciò che in Italia è negato.

Dunque un appello, oltre che alle istituzioni di salvaguardia, va soprattutto alla Chiesa.

[*] questo scritto apparve sul mensile "Amadeus" nel maggio 2013