Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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domenica 12 marzo 2023

Perché cantare ancora oggi il Gregoriano? - di Giacomo Baroffio


Oggi, 12 marzo, cade la festa liturgica di Gregorio Magno papa, santo e Dottore della Chiesa, dal nome del quale, sappiamo, il canto proprio della Chiesa latina è aggettivato "gregoriano".


Vent'anni fa Giacomo BAROFFIO scriveva quanto sotto.

Sta di fatto che alla maggior parte dei sacerdoti del mondo il canto gregoriano non manca affatto!

E questo, mi pare, anche grazie alla famigerata locuzione «ceteris paribus» contenuta in Sacrosanctum Concilium...

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, il 12 marzo 2023

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Giacomo Baroffio

PERCHÉ CANTARE ANCORA OGGI IL GREGORIANO?

Tre possono essere i motivi per cui all’inizio del terzo millennio ci si può interessare al canto gregoriano.

1) Un motivo spirituale. Chi vive la fede cristiana s’accorge come la Parola di Dio necessiti di una mediazione che vada al di là della spiegazione filologica e dell’applicazione moraleggiante. Percepire la voce di Dio nella sua Parola è un’azione del cuore in ascolto di quanto le parole della Bibbia non riescono a esprimere. La musica è il linguaggio privilegiato del cuore: di Dio e dell’uomo. Il canto gregoriano ha la forza di incantare, distogliere il cuore dalle preoccupazioni perché si dilati e si orienti a Dio nell’adorazione e nel silenzio attonito.

2) Un motivo culturale. Chi è attento alle opere dello spirito umano, avverte la grandezza dell’arte poetica, la capacità di comunicare a livello profondo di emozioni con linguaggi che spesso non sono ordinari. Il canto gregoriano è un itinerario di bellezza e di armonia. Esso riassume l’esperienza poetica di decine di generazioni a partire dall’antico Israel fino alle espressioni mutuate dalle tante e diverse culture dove il cristianesimo ha portato il Vangelo, ricevendo in cambio nuove possibilità di comunicazione musicale.

3) Un motivo antropologico. Molti brani del repertorio gregoriano sono costruiti secondo particolari tecniche musicali sperimentate in ambito semitico (maqam) e indiano (raga). La melodia si muove su particolari circuiti mentali che obbligano a percorrere determinati itinerari legati alla memoria e alle sue variazioni, il tutto segnato da alternanza di conosciuto e di ignoto, di presente e di rimosso. Sotto questo aspetto il cantare e anche il solo ascoltare le melodie gregoriane può costituire un momento forte di terapia che permette alla mente di ricuperare la verità di se stessa.


Oltre all'organo, quali strumenti «legittimamente» permessi nel culto divino ? ...

  

[Melozzo da Forlì, Angelo con liuto, Pinacoteca Vaticana]



Lo scorso 5 marzo cadeva il giorno anniversario della promulgazione della istruzione vaticana "Musicam sacram" del 1967: un documento importante (quanto oggi misconosciuto e comunque non applicato!) che intende precisare le questioni prettamente musicali della riforma liturgica del Concilio Vaticano Secondo (cfr. <http://win.organieorganisti.it/sacrosanctum_concilium.htm>).

- «Frutto di una lunga e "sofferta" elaborazione, di uno studio attento e realistico della situazione pastorale attuale, nonché dell'apporto di molti liturgisti e musicisti, il documento regola, sia sul piano dottrinale che pratico, i rapporti che legano la musica quando entra a prestare il suo nobile e necessario servizio nell'azione liturgica. I compiti della musica e del canto sacro durante le varie celebrazioni della Chiesa, la parte in esse spettante ai vari "attori", la preparazione delle melodie per i testi in lingua nazionale, l'uso dei vari strumenti musicali, infine i compiti e le responsabilità delle Commissioni diocesane e nazionali di musica sacra: sono questi gli argomenti dell'Istruzione presi in esame, con competenza e attenzione, nel volume che raccoglie gli atti del primo convegno nazionale su "La musica e il canto nella Liturgia", organizzato dal Centro di Azione Liturgica (Roma) all'indomani della pubblicazione dell'Istruzione, e svoltosi a Roma nel giugno del 1967». 


Vi comunico che ho a disposizione per voi gli atti di questo convegno, pubblicati nel 1968: ve li posso inviare in formato "PDF" se vorrete gentilmente scrivermi tramite il modulo-contatti del mio sito internet personale <www.paolobottini.it>.

Intanto vogliamo mettere sotto i riflettori l'affermazione di Musicam Sacram 65 «Nelle Messe [...] si può usare l'organo, o altro strumento legittimamente permesso»: questa precisazione che ammette l'uso di altri strumenti musicali, oltre all'organo, a patto che siano "legittimamente" permessi, proviene dal noto passo di Sacrosanctum Concilium 120 («Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli»).

La domanda che, dunque, potremmo porci è la seguente: quali altri strumenti musicali, oltre all'organo, sono stati - nero su bianco - mai formalmente approvati da qualsiasi vescovo?! L'uso ordinario e pacifico di altri strumenti musicali è sufficiente ad ammetterne l'utilizzo?...

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.


Cremona, 8 marzo 2023

lunedì 2 gennaio 2023

I VESCOVI italiani non hanno nessun interesse per la LITURGIA (parola di Joseph Ratzinger)!


 

Una bella testimonianza di Giacomo Baroffio sul cardinale Joseph RATZINGER: 


- «Una volta mi sfogai dicendogli: “Non capisco proprio come i vescovi italiani non siano attenti al canto nella liturgia, se ne disinteressino completamente”. Risposta: “Il problema è molto più delicato. I vescovi italiani non hanno nessun interesse per la liturgia. È quindi naturale che ignorino il canto”. “Scusi, ma perché non va a dirlo all’Assemblea della CEI?”. Fece un grande sospiro, più eloquente di tanti discorsi.»

E noi andiamo lamentandoci della scarsa considerazione verso organi e organisti?!... È proprio vero, dunque, che «La crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia.» (Joseph Ratzinger, La mia vita, Edizioni San Paolo, 1997).

martedì 6 dicembre 2022

Melodie originali ed inedite per i testi dei ritornelli al salmo responsoriale delle domeniche e feste dell'anno liturgico

 



Mi sono ispirato alla seguente affermazione di san Pio X papa per comporre le melodie dei ritornelli al salmo responsoriale delle domeniche e feste dell'anno liturgico: 

«Tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell’andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto è meno degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme» 
(S. Pio X papa, motu proprio Tra le sollecitudini sulla musica sacra, 1903).

Grazie per l'attenzione che vorrete riservare ai miei ritornelli al salmo responsoriale cliccando 

lunedì 31 ottobre 2022

Per evitare un altro convegno sulla questione "organo e organista nella liturgia" ! ...



Gentili lettori,

sappiate che sono ormai passati più di vent'anni dopo il convegno "L'organista nella liturgia" promosso a Firenze dalla Associazione Italiana Santa Cecilia!

Mi auguro che tra gli organisti italiani vi siano ancora oggi molti che sperano in una migliore attenzione dei vescovi a tutto ciò che, nell'ambito del culto divino, può intendersi genericamente per "musica sacra", ovvero innanzitutto il canto liturgico popolare (materia che dovrebbe essere prioritaria ma che invece - lo vediamo ben tutti da decenni - è proprio la più trasandata, non essendovi alcun progetto unitario di iniziazione dei fedeli cattolici alla preghiera cantata), poi eventualmente la polifonia vocale (quanti cori sono stati smembrati in nome della - spesso fraintesa - «partecipazione attiva» dei fedeli?!), infine la musica per organo (che più ci interessa, anche se purtroppo lo spazio per la musica organistica è sempre più messo all'angolo).

A me sembra che l'attenzione dei vescovi per la musica sacra sia direttamente proporzionale al loro impegno per la valorizzazione della liturgia tout court: pressoché nullo! [*]

Spero dunque che a nessuno venga in mente di organizzare un altro convegno senza prima aver visto res, non verba!...

Grazie per la cortese attenzione.

Paolo Bottini

Cremona, il 31 ottobre 2022


[*] A conferma di questa apparentemente forte affermazione, desidero riportare la testimonianza di Giacomo BAROFFIO resa in occasione “XXXV Semana de estudios gregorianos” presso Abadia Santa Cruz del Valle de los Caidos il 29 agosto 2014): «Penso spesso a un incontro di anni fa con un autorevole cardinale della Curia romana. Alle mie lamentele sull’atteggiamento dei vescovi italiani nei confronti del canto gregoriano e della musica sacra, il porporato mi disse testualmente: “Il fatto che i vescovi italiani non apprezzino il gregoriano e la musica sacra è la conseguenza di una situazione ben più grave e delicata. La maggior parte dei vescovi non ha nessun interesse per la liturgia!”. Peccato che queste parole il cardinale non le abbia tuonate davanti all’assemblea generale della Conferenza episcopale». [l'autorevole cardinale in questione era Joseph Raztinger, ndr, 10/01/2023]


domenica 28 agosto 2022

Chi canta prega due volte.... ma non per Sant'Agostino!



Gentili lettori,


sapete voi che il celebre motto "chi canta bene, prega due volte" (bis orat qui bene cantat) in realtà non proviene direttamente dagli scritti di sant'Agostino (come forse ancora oggi molti credono e/o continuano a proclamare)?!

Vero è, comunque, che al santo vescovo d'Ippona premesse particolarmente il cantare bene: 

«Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese» (cfr. <http://liturgiaetmusica.blogspot.it/2013/12/santagostino-cantare-bene-a-Dio.html>).

Grazie sempre per la vostra cortese attenzione.

Paolo Bottini

Cremona, domenica 28 agosto 2022, festa liturgica di S. Agostino


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Chi canta prega due volte.... ma non per Sant'Agostino! [*]

di Daniele Casi

Ricorrendo la memoria liturgica di Sant'Agostino d'Ippona, Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa e per doveroso atto di devozione ci viene di fare un piccolo atto di giustizia a colui che mons. Antonio Livi definisce: «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto».

Troviamo, infatti, sommamente ingiusto che, della sua sterminata produzione, "il grande pubblico" conosca, quando va bene, il titolo di un paio di opere ed ancor peggio la trita frase-mantra: «Chi canta bene, prega due volte». Ebbene, signori e signore, il Santo Vescovo d'Ippona, tali parole mai le pronunziò, ne tantomeno le scrisse. Sì, ho verificato anch'io, se cercate su Google vengono fuori ben 49.200 referenze che attestano il contrario e molti di voi l'avranno appresa, come chi scrive nella sua tenera infanzia, dalla viva voce di zelanti parroci e di altrettante suorine 'addette ai canti'.

Difficile dire da dove sia nato il "mito".

Forse dall'Ordinamento Generale del Messale Romano [...] che al n. 39 recita: « [...] perciò dice molto bene sant' Agostino: "Il cantare è proprio di chi ama" [Sermo 336,1: PL 38, 1472.], e già dall'antichità si formò il detto: "Chi canta bene, prega due volte" [...] ?

Perfino il sagace Rino Cammilleri è sembrato quasi caderci in uno dei suoi 'Antidoti' tanto che opportunamente chiosava: 

«Mica poteva sapere [Agostino] che la sua frase sarebbe stata utilizzata dal clero del terzo millennio per ottenere la tanto sospirata "partecipazione" dei fedeli all'"assemblea liturgica" che il prete "presiede". Così, quando l'intero uditorio si mette a cantare a squarciagola i pezzi numerati imposti dal complessino, finalmente la "celebrazione eucaristica" può dirsi pienamente "partecipata", con grande soddisfazione del "presidente" che non di rado ha interrotto a metà il rito per arringare l'uditorio che cantava poco o piano».


Alcuni sostengono che la frase incriminata sia sunto di quanto Agostino - che si può dire quasi convertito dalle lacrime sgorgate per la bellezza dei canti ascoltati a Milano, dal suo 'padre nella Fede', Sant'Ambrogio - scrive nelle Enarrationes in Psalmos, ma ci sembra davvero riduttivo di tali vette di melodiosa spiritualità che vi riportiamo di seguito in omaggio al 'festeggiato'. [...].

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«"Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!" (Salmo 32, 2.3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. Un uomo nuovo, un testamento nuovo, un canto nuovo. Il nuovo canto non si addice ad uomini vecchi. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al nuovo testamento, che è il regno dei cieli. Tutto il nostro amore ad esso sospira e canta un canto nuovo. Elevi però un canto nuovo non con la lingua, ma con la vita. Cantate a lui un canto nuovo, cantate a lui con arte (cfr. Salmo 32, 3). Ciascuno si domanda come cantare a Dio. Devi cantare a lui, ma non in modo stonato. Non vuole che siano offese le sue orecchie. Cantate con arte, o fratelli. Quando, davanti a un buon intenditore di musica, ti si dice: canta in modo da piacergli; tu, privo di preparazione nell'arte musicale, vieni preso da trepidazione nel cantare, perché non vorresti dispiacere al musicista; infatti quello che sfugge al profano, viene notato e criticato da un intenditore dell'arte. Orbene, chi oserebbe presentarsi a cantare con arte a Dio, che sa ben giudicare il cantore, che esamina con esattezza ogni cosa e che tutto ascolta così bene? Come potresti mostrare un'abilità così perfetta nel canto, da non offendere in nulla orecchie così perfette? Ecco egli ti dà quasi il tono della melodia da cantare: non andare in cerca della parole, come se tu potessi tradurre in suoni articolati un canto di cui Dio si diletti. Canta nel giubilo. Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. Che cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non saper spiegare a parole ciò che si canta col cuore. Coloro infatti che cantano sia durante la mietitura, sia durante la vendemmia, sia durante qualche lavoro intenso, prima avvertono il piacere, suscitato dalle parole dei canti, ma, in seguito, quando l'emozione cresce, sentono che non possono più esprimerla in parole e allora si sfogano in sola modulazione di note. Questo canto lo chiamiamo "giubilo". Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l'ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E se non lo puoi esprimere, e d'altra parte non puoi tacerlo, che cosa ti rimane se non "giubilare"? Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a lui con arte nel giubilo». 


[*] articolo tratto da sanpiox.it
 

giovedì 11 agosto 2022

Qualsiasi organo (a canne) è "liturgico": basta sia suonato da musicisti competenti!

[cliccate sulla foto dell'organo rinascimentale del Duomo di Arezzo per ascoltare 
"Alleluja e Santo" di p. Giovanni Maria Rossi 
suonato sul più o meno coevo organo della chiesa di S. Michele in Bosco a Bologna!]


Gentili lettori,

pochi giorni fa nel Duomo di Arezzo è stato inaugurato un nuovo organo a due tastiere a trasmissione elettrica: va ad affiancare l'organo rinascimentale di Luca di Bernardino da Cortona restaurato/ricostruito nel 1990 e oggi presentato al pubblico solo in vista di un eventuale utilizzo concertistico: «[...] un capolavoro, una eccellenza assoluta in Italia. Tuttavia è figlio della sua epoca e non si presta al repertorio successivo, se non facendo delle forzature [...]» (frase citata da agensir.it).

Posto che anche col temperamento mesotonico ci si può spingere ben oltre il Rinascimento (basta che le composizioni non abbiano troppi accidenti in chiave!) senza bisogno di parlare di «forzature», qualcosa mi fa pensare che, nell'ordinario servizio liturgico nella Cattedrale di Arezzo, verrà preferito il nuovo all'antico...

E siccome non credo sia ancora debellato l'ingenuo assunto "organo antico = inadatto per il culto moderno" (assunto in genere formulato da ignoranti e/o incompetenti e/o accidiosi), desidero ricordarvi, a difesa del pacifico uso degli organi antichi anche nella liturgia moderna, le intelligenti riflessioni di Edoardo Bellotti «Organi storici e temperamento nella liturgia attuale», unitamente alle mie personali considerazioni sul fatto che non è facile dimostrare che esiste un modello di "organo liturgico" (v. organoliturgico.org) (del resto, se digitate nei motori di ricerca in rete la definizione «organo liturgico» vedete ben voi cosa ne risulta)...

Vi ringrazio per la cortese attenzione e vi saluto cordialmente.


Cremona, 11 agosto 2022, giorno liturgico di santa Chiara di Assisi

 

domenica 10 luglio 2022

Per una «seria e vitale formazione liturgica» del popolo di Dio



Gentili lettori,

il 29 giugno 2022 Papa Francesco ha promulgato la sua lettera apostolica "Desiderio desideravi" per offrire spunti di riflessione circa la necessità di una «seria e vitale formazione liturgica» del popolo di Dio, affinché esso sia spronato ad attingere costantemente «a quella che da sempre è la fonte prima della spiritualità cristiana»: la Sacra Liturgia.

Alla base dell'ignoranza dei fedeli verso la Sacra Liturgia, vi è l'incapacità dell'uomo moderno di leggere i simboli: «l’uomo deve diventare nuovamente capace di simboli. [...] Il compito non è facile perché l’uomo moderno è diventato analfabeta, non sa più leggere i simboli, quasi non ne sospetta nemmeno l’esistenza».

Tra questi simboli sicuramente uno da recuperare e valorizzare con cura, ad esempio, è il "sacro silenzio" [cfr. SC 30]: «siamo chiamati a compiere con estrema cura il gesto simbolico del silenzio», dice il Papa.

Saper cogliere e vivere i simboli liturgici porta a quella tanto raccomandata (quanto, a volte, fraintesa) "piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche" [cfr. SC 14] che è in grado di introdurre il fedele nella potenziale bellezza dei riti: «La bellezza, come la verità, genera sempre stupore e quando sono riferite al mistero di Dio, porta all’adorazione».

Già, l'adorazione: perché, ad esempio, sempre meno gente s'inginocchia davanti al miracolo della Transustanziazione nel momento della consacrazione nella Santa Messa?!... Questo è uno dei frutti della vanagloria di certi nostri preti, che si pongono davanti all'assemblea quasi come attori davanti ad un pubblico, mettendo in campo «un esasperato personalismo dello stile celebrativo che, a volte, esprime una mal celata mania di protagonismo».

Forse a volte avete badato che anche solo il tono di voce del sacerdote nella Messa tradisce una mera distaccata (pure trasandata magari) "recitazione" di testi, quando invece «al presbitero è chiesta una vera ars dicendi»... altrimenti, da parte dei fedeli, si induce disattenzione, noia o addirittura insofferenza[1]; o, per contro, il sacerdote ci mette tutto l'impegno per diventare 

«il protagonista di un dramma da recitare sull'altare con altri attori, e più drammatici e sensazionali diventano tutti, più sentono che stanno ottenendo buoni risultati. In un simile scenario, il ruolo centrale di Cristo svanisce. Anche se in un primo momento può sembrare bello, presta diventa una gran noia»[2].

Questa nuova lettera apostolica di Papa Francesco è un invito molto chiaro - rivolto a tutti, sia consacrati che laici - a mettersi a studiare (e poi applicare!) la 'magna charta' della riforma liturgica ovvero la Costituzione "Sacrosanctum Concilium" del Concilio vaticano secondo sulla Sacra Liturgia, il primo documento ufficiale promulgato dai Padri il 4 dicembre 1963: «La conoscenza che viene dallo studio - ricorda il Papa - è solo il primo passo per poter entrare nel mistero celebrato».

E il canto? Quanto vantaggio avrebbe il miglior esito della ancora giovane riforma liturgica se la Chiesa italiana si dotasse di un vero programma di educazione al (bel) canto dei fanciulli in primis... Ma per educare, occorrono educatori... buoni educatori!...

E la musica? Lasciamo perdere...

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, domenica 10 luglio 2022


[1] La trasandatezza di certi sacerdoti nel celebrar messa non è certo solo dei nostri tempi: «[...] temo pur troppo che il poco concetto che si ha di un mistero così adorabile venga in gran parte dalla freddezza e dalla poca applicazione di noi altri sacerdoti nel celebrarla, per questo ho giudicato necessario [...] risvegliare in essi un sacro spavento della gran funzione che fanno» (Pietro Vanni, Istruzione sopra il sacrificio della messa [...], Cappuri, Lucca 1724; citato in: Matteo Al Kalak, Mangiare Dio. Una storia dell'eucaristia, Einaudi, Torino 2021, p. 212)
[2] Card. M. Ranjith, La Sacra Liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, in La Sacra Liturgia. Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, atti della Conferenza internazionale Sacra Liturgia 2013 (Roma, 25-28 giugno 2013), a cura di Alcuin Reid, Cantagalli, Siena 2014, p. 28.
 


mercoledì 29 giugno 2022

"La Chiesa si riscatta con la musica" (di p. Pellegrino Santucci)

 




Il 29 giugno del 1985, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, in occasione della messa pontificale presieduta da papa Giovanni Paolo II, venne eseguita la "Krönungs-Messe" (Messa dell'Incoronazione) K. 317 di Wolfgang Amadeus Mozart. Esecutori: Herbert von Karajan alla testa dei Wiener Philharmoniker e del coro Wiener Singverein. 

Desideriamo ricordare quella "storica" celebrazione, che tante polemiche suscitò negli ambienti progressisti/modernisti contro Giovanni Paolo II (a partire dal periodico «Vita Pastorale», n. 8-9, agosto-settembre 1985) con le parole che scrisse all'epoca p. Pellegrino Santucci, direttore della Cappella Musicale Arcivescovile di Santa Maria dei Servi in Bologna e personaggio di riferimento nell'ambito della musica sacra in Italia nella seconda metà del secolo XX, nell'articolo La Chiesa si riscatta con la musica.

sabato 14 maggio 2022

- «... scusa, ma tu che LAVORO fai?» - «L'ORGANISTA» - «No, intendo cosa fai per guadagnarti da vivere!»

 

[Angelo con organo portativo (cupola della chiesa di S. Maria in Organo a Verona; foto di Elena Bugini)]


- «... scusa, ma tu che LAVORO fai?» - «L'ORGANISTA» - «No, intendo cosa fai per guadagnarti da vivere!»


Giusto vent'anni or sono il M.° Mario Verdicchio, docente di Organo Principale presso il Conservatorio di Musica di La Spezia, si faceva promotore, assieme a due colleghi del medesimo Istituto, di una "lettera-petizione" a favore della stipula di un Contratto Nazionale di Lavoro per Musicisti di Chiesa, lettera che fu sottoscritta da 449 persone.

L'antefatto da cui scaturì questa iniziativa era il seguente: nel febbraio del 2002 l'AIOC (Associazione Italiana Organisti di Chiesa) era giunta a Roma al tavolo della tanto sospirata firma del suddetto contratto (era lo scopo per cui il sodalizio nacque nel 1994 a Pistoia), ma nell'imbarazzo generale tutto fu bloccato proprio seduta stante a motivo, sostanzialmente, della debole rappresentatività dell'AIOC presso la CEI: ci consideravano un misero mucchietto di organisti contro una falange di parroci!

Nel frattempo si sono diffusi nei Conservatori (per gli auspici della CEI stessa risalenti già al 2001!) corsi accademici professionalizzanti di organo ad indirizzo liturgico, con la sempre più evidente impossibilità per i neo-laureati di aspirare a svolgere un incarico professionale regolarmente retribuito presso qualsivoglia ente ecclesiastico (con qualche eccezione, in diverse parrocchie di Milano, ad esempio, o in qualche Cattedrale che sia gestita non direttamente dal Vescovo bensì da una Fabbriceria o da un'Opera)!

Se la professionalità dei musicisti nel culto divino della Chiesa cattolica non è indispensabile (come pare evidente a tutti, dato che i musicisti professionisti regolarmente assunti a contratto e pagati in Italia non sono la regola ma l'eccezione)... cui prodest?!

E dunque la massima «Chi serve l'altare, viva dell'altare» (san Paolo) non vale per l'organista?...

Per leggere il testo della lettera-petizione e vedere l'elenco dei sottoscrittori (nonché, eventualmente, commentare su Facebook), cliccare il seguente collegamento internet https://www.organieorganisti.it/il-mestiere-dell-organista-di-chiesa-professionista-lavoro-o-volontariato .