Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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mercoledì 4 dicembre 2024

Nelle Messe si può usare l'organo... oppure altro strumento che sia però legittimamente permesso!

 

L'organo "F.lli Lingiardi" (1865) della chiesa parrocchiale arcipretale dello Spirito Santo presso Cremona


Gentili lettori,

il 4 dicembre 1963 veniva promulgata la costituzione "Sacrosanctum Concilium" sulla liturgia, primo documento ad essere elaborato dai Padri riuniti nel secondo concilio ecumenico vaticano.

Vorrei porre l'accento non tanto sul noto (e sicuramente citatissimo) assunto principale dell'articolo 120 dedicato all'organo a canne [*], bensì sulla seconda parte «[...] Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli».

Anche l'istruzione vaticana "Musicam Sacram" del 1967 al n. 65 dichiara «Nelle Messe [...] si può usare l'organo, o altro strumento legittimamente permesso»...

Qui sta il vero busillis: vi sono oggi strumenti musicali ritenuti d'uso "pagano" o addirittura immorale - come denunciavano gli antichi Padri della Chiesa - da ritenersi banditi dal culto divino cattolico?

A me risulta che fino ad oggi nessun Ordinario diocesano (in Italia) abbia mai ufficialmente permesso - ma neppure vietato - l'uso di qualsivoglia strumento musicale!

Sarei grato a chiunque possa smentirmi scrivendo un commento!

Buon Avvento a tutti!

Paolo Bottini
www.paolobottini.it

Cremona, il 4 dicembre 2024

[*] Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. 

 

mercoledì 13 novembre 2024

L'inno a sant'Omobono di Federico CAUDANA




Paolo Bottini all'organo "Giuseppe Rotelli" (1901)
della chiesa dei Padri Barnabiti di s. Luca in Cremona
suona l'inno a sant'Omobono di Federico CAUDANA 



La melodia di quest'inno, tutt'oggi utilizzata in occasione della festa patronale di sant'Omobono il 13 novembre a Cremona, venne composta da Federico CAUDANA, organista titolare e maestro di cappella del Duomo di Cremona dal 1907 al 1963, in occasione del solenne pontificale del 22 maggio 1922 voluto dal vescovo Giovanni Cazzani per la traslazione delle spoglie di sant'Omobono dalla chiesa di s. Egidio alla cripta della Cattedrale, dove attualmente si trovano e sono venerate ogni 13 novembre; il sacerdote cremonese Giuseppe Ravasi, professore presso il regio ginnasio di Cremona, scrisse il testo del nuovo inno che Caudana musicò e del quale fece anche la strumentazione per banda due anni dopo, in occasione del primo congresso eucaristico cremonese svoltosi nel maggio 1924. Quest'inno andava ad incrementare la copiosa produzione innodica di Caudana, puntualmente pubblicata dall'editore Vittorio Carrara di Bergamo: ma un testo riferito ad Omobono non era spendibile altrove... se non togliendo il nome proprio ed appellando il santo di turno con un generico «Grande»! Ecco dunque, pubblicato nel settembre del 1927 dalla Casa Musicale Edizioni Carrara con il numero di edizione 700 (assieme agli altri, ben più celebri, Lauda Sion - Christus vincit e Pange lingua - Christus vincit), sul leggìo dell'organo della chiesa di s. Luca, potete vedere in questo video lo spartito originale dell'inno processionale per coro popolare all'unisono intitolato Al Santo Patrono e dedicato ai Circoli Cattolici della Diocesi di Cremona sui seguenti versi di Giuseppe Ravasi: O Grande che il Cielo di lauri incorona, Solenne il tuo nome tra gl'inni risuona: Nell'ansie supreme di fervida speme, Di giubil rapiti t'applaudono in cor. Gradito a Te salga, Celeste Patrono, il canto devoto di fede e d'amor. Tra una strofa e l'altra vi è, espressamente composto, l'Intermezzo della Banda, qui pure eseguito nella trascrizione originale per organo. Il testo attualmente in uso, scritto in tempi moderni da Ennio Sozzi per la diocesi di Cremona, così recita: O Padre, che vegli benigno Cremona, festoso il tuo nome fra gl'inni risuona, glorioso tra i santi in Cristo esultanti, con fervidi voti t'acclamano i cuor. Discordie componi, disperdi gli errori, infondi nei cuori la pace, l'amor.

Chi canta prega... tre volte! (Giacomo Baroffio su sant'Agostino e la "trina oratio")

Cantate Domino canticum novum



riflessione di Giacomo Baroffio nella II domenica per annum [B]



               domenica II dopo l’Epifania - 240114



Di passaggio in una comunità religiosa, ho lasciato una frase beneaugurale. Per forza doveva essere breve; avevo poco tempo e c’era poco spazio sulla carta. Conosco le sorelle da una quarantina di anni e mettono ancora tutto l’impegno per celebrare le Ore e l’Eucarestia quotidiane con il canto liturgico tradizionale. In modo sintetico ho scritto 

cantare è pregare almeno tre volte”.

Non ho certamente pensato di correggere sant’Agostino, al quale si attribuisce l’affermazione

chi canta prega due volte”.

Non ho questa presunzione, tanto più che – pur avendo letto e studiato il santo vescovo – non sono un suo discepolo, come invece è ancora Joseph Ratzinger, soprattutto quando testimonia la sua relazione figliale con l’Ipponate nella profondità, chiarezza e coerenza del suo pensiero filosofico e teologico.

La “duplex oratio” agostiniana evidenzia lo spessore e l’ampiezza del nostro pregare, quando riusciamo a esprimere la fede con il canto. S’avverte subito, rispetto al parlato, una particolare intensità, una tensione che pervade tutta la persona orante. 

Ogni preghiera – come può essere, ad esempio, il Pater noster – è pluridimensionale. Si esprime cioè con quella che possiamo chiamare una oratio trina. 

L’attenzione è spesso accalappiata dall’elemento musicale, melodico, armonico... Questo fatto potrebbe divenire un ostacolo, quando cantore e assemblea perdono il sentiero principale della fede finendo fuori strada in altri itinerari. Ad esempio, l’orgoglio della primadonna canterina. Si pensi al protagonismo assurdo dei diaconi ‘fustigati’ da papa san Gregorio Magno nell’anno 595. 
Altro pericolo si corre quando ci si lascia sedurre da una ricerca puramente estetica oppure da interessi storici o tecnici che ci renderebbero solo ridicoli. Perché mai? Per il fatto che forse potremo sapere tutto di un testo e di una melodia, senza però capire nulla di ciò che è in gioco.

Ogni preghiera cantata, in realtà, per essere vera è almeno “trina”. Porci alla presenza di D-i-o, spalancare a Lui la nostra esistenza: sono gesti autentici nella misura in cui avvengono grazie alla sinergia tra i vari ‘strati’ della nostra persona. Ne ricordo tre:

1] la dimensione fisica: è garantita dalle corde vocali, capaci di vibrare quando sono sollecitate da muscoli e dall’aria dei polmoni. L’emissione della voce dipende da tutta una serie di ingranaggi di un laboratorio in grado di affrontare finalità assai complesse;

2] la dimensione razionale: è capace di organizzare l’esistenza quotidiana in una prospettiva aperta al futuro, in continuo confronto tra i dati già acquisiti e il frutto delle successive riflessioni e proiezioni. Tutto sotto il controllo dell’intelligenza; 

3] la dimensione emotiva profonda: elabora i segnali dell’intuizione nel segno di una libertà e autonomia che trovano un equilibrio con la sfera razionale, per un progresso individuale e sociale, nel rispetto di ogni persona o gruppo.

Tutto ciò evidenzia un aspetto fondamentale della preghiera: essa presuppone l’accoglienza del dono gratuito della fede. Inoltre 

1] la preghiera riesce a svilupparsi nella semplicità assoluta dei figli che si rivolgono a D-i-o nel silenzio, con un sorriso, versando una lacrima, pronunciando una sola parola “Abba/Babbo”. 

2] La preghiera può raggiungere anche massime espressioni culturali, quali sono i testi di un sant’Agostino o di un sant’Anselmo. A livello musicale si pensi alle melodie gregoriane e alle opere di Johann Sebastian Bach. Per questi motivi mi sento di ribadire

cantare è pregare almeno tre volte: nell’impegnare il corpo, la ragione, l’emozione”.

Qualcuno potrebbe allora chiedersi: ma che significa “almeno”? Nulla di segreto; semplicemente non si esclude che grazie a un unico canto si possa pregare 4 o anche 40 o 4.000 o 40.000 volte. Succede più spesso di quanto uno possa immaginare. È l’esperienza di tanti credenti che durante la liturgia forse non sanno neppure distinguere tra un Sanctus gregoriano o una formulazione polifonica alla Palestrina. Il nostro credente, si trova forse isolato in mezzo a un’assemblea sconosciuta e anonima. Si potrebbe uscire dalla chiesa, si potrebbe pure rimanere fermi e gironzolare nei viali di tante distrazioni fantasiose che occuperebbero e darebbero un senso superficiale a quei minuti che scompaiono nel nulla. Tutto è possibile. Anche qualcosa che non ci si aspetterebbe. 

Accade l’evento canto-preghiera quando, guardando senza vedere nulla, si percepisce un canto in modo nuovo. Del testo si è sentito il solo inizio, con cui non si sa che fare. Ma un fioco “De profundis...” o un “Gloria...” aprono qualche cancello interiore. Ci si ritrova in un altro spazio, in una situazione diversa. Poco per volta ci si ritrova con se stessi, ci si stringe al proprio cuore dove palpita e risuona il cuore stesso di D-i-o. E ci si abbandona al canto che suscita un’eco nel profondo. Spezzoni di parole e poche note squarciano l’orizzonte come la stella ha guidato i tre Sapienti. 

Il canto non è più musica, ma luce che ci guida sempre più dentro di noi fino al centro del tempio interiore, non costruito secondo i paradigmi della generazione umana, bensì innalzato dalla potenza dello Spirito Santo. 

Allora si vive la sobria ebbrezza del Pneuma e si comprende l’esperienza di sant’Agostino quando ci confida: “Cantare amantis est”.

cantare è pregare con tutti i credenti
ridestati alla fede dal sonno
il loro numero sfugge a ogni censimento
è una sinfonia segreta dello Spirito Santo

       Bruder Jakob

martedì 22 ottobre 2024

Giovanni Paolo II sulla Musica Sacra


[Giovanni Paolo II canta il Prefazio nella basilica di S. Pietro in Vaticano nel 1996 
(clicca sull'immagine per guardare il video)]



Nel giorno liturgico del santo papa Giovanni Paolo II, ricordiamo i suoi interventi riguardo la musica sacra:





Giova ricordare che - purtroppo - nessuno dei succitati documenti può essere considerato vincolante dal punto di vista normativo, sicché è amaro considerare quanto oggi nella Chiesa cattolica non vi siano, nella pratica quotidiana, espressioni, diciamo, sovranazionali (propriamente, secondo il significato etimologico di "catholicos", universali) - di canto e di musica nel culto divino: ogni sacrestia la sua liturgia!

L'unico documento "ecumenico" in materia di musica sacra che dovrebbe essere preso come faro, non è altro che il capitolo sesto della costituzione "Sacrosanctum Concilium", primo documento in assoluto promulgato dal secondo concilio ecumenico vaticano... Ma basti pensare all'ambigua espressione «ceteris paribus» riguardante il supposto primato del canto gregoriano per capire che anche questo testo è stato frutto di compromessi sofferti...

Giovanni Paolo II invitava ad una «riflessione approfondita per definire i criteri di costituzione e di diffusione di un repertorio di qualità» (n. 5 del succitato "Discorso ai partecipanti al Congresso internazionale di musica sacra" tenutosi a Roma nel 2001): ad oggi il fantomatico Repertorio nazionale di canti per la liturgia della CEI (promulgato nel 200) è sicuramente poco considerato dalle diocesi e dalle parrocchie!

Nel medesimo documento citato, il santo papa dichiarava che l'apporto dei musicisti è indispensabile... salvo poco dopo auspicare una «generosa collaborazione»: questo presuppone forse che la collaborazione debba essere prestata gratuitamente?!... «Aqui està el busilis; Dios nos valga!».

Concludo citando ancora san Giovanni Paolo II (n. 3 della succitata catechesi del 2003): «Occorre purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dell’atto che si celebra»... 

Forse vi chiederete: a chi compete vigilare ed attuare questa raccomandazione? Ve lo dico io: ai vescovi! Certo che, se è vera la grave affermazione del cardinale Joseph Ratzinger (interrogato da Giacomo Baroffio) che «i vescovi italiani non hanno nessun interesse per la liturgia»...

Grazie per la cortese attenzione e auguri di buona musica a tutti.


 

lunedì 7 ottobre 2024

Papa Giovanni XXIII e la musica - di G. Baroffio





Papa Giovanni XXIII e la musica


di Giacomo Baroffio


Esaminare quale sia stata la musica che ha interessato papa Roncalli durante il pontificato (1958-1963), aiuta a comprendere un tratto importante della sua personalità. Innegabile è la sua disponibilità ad ascoltare esecuzioni corali e orchestrali, mentre probabilmente non è stato musico attivo. Non risulta, infatti, che abbia imparato a suonare uno strumento. Non gli sono mancate occasioni per ascoltare concerti, di gustare la serenità emergente da emozioni profonde. Non si ascolteranno, tuttavia, da papa Roncalli riflessioni che affiorano dal cuore di Benedetto XVI (1927-2022). Il papa bavarese ha affinato la sua personalità grazie alla familiarità con le composizioni di maestri quale Wolfgang A. Mozart (1756-1791). Sulle virtù della musica, dono prezioso di D-i-o, papa Ratzinger si è espresso in molte occasioni. 

Su questo punto, il silenzio di Giovanni XXIII conferma un fatto: la musica – considerata nel senso corrente e rappresentata dalle grandi tradizioni ‘colte’ e orali ‘popolari’– non ha presentato un apice dei suoi interessi personali. Ciò non deve ingannare e condurre a conclusioni affrettate. Di fatto, sin da giovane Angelo G. Roncalli si è trovato in un clima spirituale molto particolare, oggi ignoto ai più – quello del seminario e del percorso formativo sacerdotale – secondo gli usi diffusi nei luoghi di formazione italiani.


formazione e radicazione 


La formazione del giovane Roncalli segue, come c’è da aspettarsi, la tradizione del tempo. Essa è assai diversa da quella odierna; sotto alcuni aspetti sembra riflettere la vita su un altro pianeta. I limiti sociali erano vissuti in un clima di fede che permetteva alle famiglie indigenti di condurre una vita dignitosa sostenuta dalla fede in D-i-o, avvertito vicino e provvidente. Angelo non doveva costituire allora un’eccezione; oggi sembra una reliquia che può lasciare interdetti. 

Bambini e ragazzi vivevano nei paesi dove le famiglie – nonostante eventuali eccezioni – si conoscevano, condividevano i frutti degli orti e dei campi. Si entrava in ogni casa e si usciva dopo una visita che durava il tempo giusto. I minuti o le ore permettevano di rinsaldare le amicizie, di offrire un aiuto, ottenere una consolazione. Talora un piatto di minestra, spesso un sorriso. 

Diffusa era la preghiera: i luoghi cambiavano secondo le stagioni, al chiuso e all’aperto. Le persone trovavano uno spiraglio che permetteva di condividere la vita di Gesù con i vicini. I ragazzini erano al centro dell’attenzione vigilante degli anziani. I giocattoli erano primitivi, ma aiutavano anche loro a stringere relazioni in continuo commercium del dare e ricevere senza calcoli egoistici. 

Oggi basta poco – salire su un bus o camminare in alcune strade – per rendersi conto che quella società non esiste più. Nei paesi le dimore sono sigillate; i condomini nelle città ospitano sconosciuti. I piccoli sono affidati a telefonini e aggeggi con cui talora si trastullano un poco, mentre spesso perdono se stessi nel nulla. Hanno la stanza piena di cose, ma non c’è la presenza costante – sempre leggera, mai opprimente – di una persona amica.

Per comprendere il cammino chiaroscuro percorso dal futuro pontefice, è necessario conoscere il suo mondo interiore, immaginare le sue reazioni: lo sbalordirsi di fronte a tante novità, il gustare la dolcezza di piccoli e ‘insignificanti’ accadimenti che rischiano di non essere percepiti e dei quali si gettano via i frutti più ricchi che stanno sbocciando: l’amore, quasi il culto, della verità, della giustizia, della condivisione gratuita che si ha nel donare il proprio tempo. E poi, vivere con i coetanei nella semplicità che sa riconoscere la gratitudine che si riceve, sa perdonare i torti che, forse senza nessuna malvagità, si è costretti a subire. 

Nell’itinerario che porta a D-i-o scopriamo le tracce di Gesù, sentiamo il suo richiamo, avvertiamo l’ebbrezza dello Spirito. Incontriamo finalmente noi stessi per quello che siamo, senza maschere che ci sono imposte o che noi indossiamo per non dovere affrontare le responsabilità che periodicamente vengono a galla, anche quando uno meno se l’aspetta.

Questa dovrebbe essere stata la giovinezza di Angelo. Un tempo segnato dalla consapevolezza dei propri limiti senza che ciò lo spingesse nel vicolo cieco dello smarrimento infantile che paralizza tante vite innocenti abbandonate a se stesse. Il giovane seminarista – grazie agli anni trascorsi a casa nella semplicità calorosa di un ambiente umano ricco di presenze religiose – avverte la responsabilità che deve assumere nel momento. 

L’esame di coscienza non si riduce a un meccanismo assurdo di tortura, ma è ciò che deve realmente essere: una conoscenza capillare, mai pignola, del nostro agire, quale rivelazione del nostro pensare e decidere nel profondo del cuore, nella intuizione libera e liberante, nell’ascolto della mente razionale e, ancor prima, del cuore.

Nell’attraversare il mondo della pietà popolare, Angelo prende notizia e si ritrova inserito nello spazio liturgico. Quanto non comprende direttamente dalla lingua latina gli è rivelato dalla reazione vissuta nell’ambiente rurale: lo sguardo verso il tabernacolo, la corona del Rosario sgranata che si muove e s’arresta per fare spazio all’ascolto di quanto viene rivelato ai semplici senza che siano necessarie formule complesse, talora aride e lontane. Il ragazzo si muove sotto lo sguardo del parroco e delle anziane verso i cui occhi egli presta attenzione fino a scorgere un lampo che segnala che cosa deve fare, dove andare. Senza saperlo sta diventando un compagno fedele di Gesù. Si sente pronto a servirlo. Non stacca più lo sguardo dalla mano del Signore e della Madonna: prima ancora di conoscere l’esperienza del salmo, egli vive e si dona pienamente al suo Signore e Maestro.

Questo primo percorso nella sequela Christi segna e orienta in modo indelebile il suo futuro nella Chiesa. Giuseppe Ormenese ha esposto in modo chiaro la Vita virtuosa cogliendo vari aspetti che aiutano ad avvicinarci al modo con cui Roncalli ha accolto e fatto fruttificare il dono di D-i-o.

La professione della fede è stata favorita dal superamento di una pietà che aveva superato il diffuso rigorismo con l’affermazione di un’esperienza di sentimenti vissuti dalla persona in carne e ossa. 


Le prime note effettivamente personali del 1895 riportano il proposito di «assistere con particolare e straordinaria penetrazione interna e fede alla santa messa» e un anno dopo quello «di non accostarmi mai ai santi sacramenti per usanza o con freddezza e di non impiegare mai meno di un quarto d’ora nel prepararmi». Le molteplici distrazioni o il mancato raccoglimento sono però il motivo dominante del periodo e i rimedi adottati fanno riferimento all’impiego di frequenti giaculatorie, intese come mezzi per ottenere «l’intima unione con Gesù... e Maria». È in tale contesto che il diciottenne Roncalli tematizza la scissione tra pietà interna ed esterna: «il più che io mi debbo procurare è una pietà interna, della quale l’esterna non è che una veste; pietà che si fondi sull’umiltà vera, della quale ho un grandissimo bisogno», segnalando in tal modo non solo un bilancio della propria spiritualità ma, in maniera indiretta, anche il dilemma che investiva la pratica cultuale tesa tra paradigma devoto e aspetto cerimoniale, avvertito quest’ultimo come significativo sul versante esteriore della corretta esecuzione, del portamento e della testimonianza da rendere agli altri.


sabato 31 agosto 2024

Concorso per posto di organista titolare della Cattedrale (stipendio garantito: zero!) ...





... ma come, pretendete che il candidato sia in possesso di titolo di studio accademico e avete la faccia tosta di chiedergli che dovrà lavorare aggratis?!

:-/

Per la serie https://www.organieorganisti.it/remunerazione-organista-liturgico-musicista-chiesa ...



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Prot. N. 20/2024/DN

«Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti» (Sacrosanctum Concilium, 120).

Considerato che la Cattedrale di Altamura e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti sono dotate di monumentali organi a canne di grande interesse storico e artistico, con una amplissima gamma e ricchezza di registri, recentemente oggetto di ingenti e accurati interventi di restauro, è nostro dovere vigilare che tali strumenti vengano usati da persone fornite di adeguata preparazione in campo musicale e liturgico.

Pertanto, accogliendo il suggerimento da parte del Direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, con il presente provvedimento promulgo le

Norme
per l’incarico di Organista della Cattedrale di Altamura
e delle Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti.


1. È costituito presso la Cattedrale di Altamura [d’ora in poi Cattedrale] e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti [d’ora in poi Concattedrale/i] l’Albo degli Organisti della Cattedrale o della Concattedrale, pubblicato sulle rispettive bacheche, nonché sul sito web della Diocesi.

2. Potranno essere iscritti all’Albo coloro che sono in possesso del diploma in organo, conseguito presso un Conservatorio o almeno presso una Scuola Diocesana di Organo.

3. I Candidati dovranno presentare all’Ente proprietario della rispettiva Cattedrale o Concattedrale [*] domanda scritta di iscrizione all’Albo, corredata di:
a) copia del titolo di cui al n. 2 delle presenti Norme;
b) attestazione scritta da parte del Parroco/Rettore della chiesa dove svolgono abitualmente il servizio di organista [§];
c) documentazione attestante altri eventuali titoli ed esperienze in ambito liturgico;
d) Curriculum vitae.

4. L’accettazione della domanda è subordinata all’approvazione del Legale rappresen- tante dell’Ente proprietario di cui al n. 3 delle presenti Norme, sentito il parere del Parroco/Rettore della Cattedrale o Concattedrale e del Responsabile per la Sezione Musica Sacra dell’Ufficio Liturgico diocesano. Questi, presa visione della documentazione, potranno richiedere l’espletamento di una prova attitudinale, che preveda una parte pratica e un colloquio.

5. L’iscrizione all’Albo permetterà ad ogni Organista di poter prestare il proprio servizio nella Cattedrale o Concattedrale, utilizzando all’occorrenza l’organo ivi presente.
In ogni caso, il Vescovo diocesano provvederà a nominare uno o più “Organisti titolari” della Cattedrale o Concattedrale.

6. La titolarità dell’Organista si intende valida per un triennio, rinnovabile per altri trienni. Potrà essere revocata in qualunque momento, previa comunicazione scritta all’interessato, riportando le motivazioni della decisione stessa.

7. L’essere Organista (anche titolare) non comporta di per sé alcun rapporto di dipendenza o di lavoro, ma si tratta di un mero titolo onorifico, e, d’altra parte, le prestazioni rese si intende che siano a titolo gratuito.

8. Gli Organisti possono richiedere in qualunque momento la rimozione dall’Albo di tutti o alcuni dei loro dati.

Le presenti Norme entrano in vigore a partire dalla data odierna. 

Dato in Altamura, dalla Sede Vescovile, il 10 giugno 2024

Il Cancelliere Vescovile
Sac. Vincenzo Panaro

+ Giuseppe Russo Vescovo

[*] Per Altamura e Gravina in Puglia, il Capitolo Cattedrale o Concattedrale; per Acquaviva delle Fonti, la Diocesi. 

[§] Qualora il Candidato risultasse privo di adeguata formazione liturgico-musicale, si chiede che possa provvedere a colmare tale lacuna, partecipando a corsi appositamente destinati.


- tratto da https://www.diocesidialtamura.it/2024/08/27/norme-per-lincarico-di-organista-la-nota-di-mons-russo/


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Gentile Vescovo Mons. Giuseppe Russo,

Le scrivo con tutta l'umiltà possibile per esprimere la mia più profonda delusione provocata dalla lettura del bando in oggetto, recentemente pubblicato sul blog della Diocesi di Altamura.

Sono un organista che ha seguito un lungo e faticoso percorso di studi per arrivare a fregiarmi di questo titolo. Studi che hanno avuto un costo non indifferente negli anni, a livello di libri, lezioni, masterclass e, soprattutto, tempo. Tempo investito per raggiungere il massimo livello e distinguermi dal diettantismo che purtroppo imperversa nelle chiese italiane sottraendo "lavoro" e possibilità di crescita e affermazione personale a chi ha portato a compimento gli studi canonici. Tempo che mi ha impedito, inoltre, di apprendere e svolgere altre mansioni per guadagnarmi da vivere. 

Sappiamo bene che la sempre più scarsa preparazione culturale degli aspiranti sacerdoti del culto cattolico fa sì che non si sappia più distinguere un organista "bravo" da un incapace, e che questi ultimi spesso e volentieri vengono allegramente accolti nelle chiese per animare la liturgia, solo perché si prestano gratuitamente.

Sappiamo altrettanto bene che fuori dall'Italia la chiesa cattolica, anche se segna il passo rispetto a quella protestante in tema di musica liturgica, tiene in maggiore considerazione il mestiere di organista.

Mi chiedo, allora, perché si continui a sottovalutarlo qui da noi, dove la Musica Sacra ha le sue radici più profonde. Perché si continui a perpetrare questa umiliazione nei confronti di chi chiede solamente un giusto compenso al suo lavoro. Perché si ignori un aspetto culturale che potrebbe risollevare le sorti della Chiesa stessa, facendo leva sulla grande forza di volontà e l'insospettabile potenzialità di molti giovani musicisti disposti a dedicare il loro tempo prezioso all'arricchimento della liturgia. 

Sono convinto che Lei non manderebbe via l'organista a fine messa senza dargli almeno una "regalia", una "mancia". Ma non è questo il giusto tributo che serve a mantenere in vita un essere umano che voglia metter su una famiglia, come Voi ci insegnate. Cosa significa, allora, la frase "Date a Cesare quel che è di Cesare"? Non vale anche per la Chiesa? Dare il giusto tributo, allo Stato così come a chi svolge una professione. E la nostra è una professione, caro Vescovo. Così ci hanno insegnato i nostri padri. E qualcuno dovrà pur riconoscerla prima o poi, non Le pare? 

Altrimenti, se proprio non volete riconoscere quella dell'organista liturgico come una vera professione, Le suggerisco di reintrodurre lo studio della Musica, della teoria, del canto gregoriano, dell'organo in tutti i seminari. Solo in quel caso potrete esigere, dai Vostri accoliti istruiti in tal senso, che svolgano il ministero senza nulla pretendere.

Spero di non averLa offesa in alcun modo, e La saluto cordialmente con la speranza di poter aprire un dialogo costruttivo.


* * *

Alla luce di alcune segnalazioni, la Diocesi di Altamura, in data 3 settembre 2024, ha rettificato il documento relativo all’uso degli organi presso la cattedrale e le due concattedrali della diocesi, con riferimento ai due uffici diocesani competenti per materia.
È stato modificato altresì il genere del documento, titolandolo ‘Disposizioni’ più consono alla natura del documento stesso. A seguire il testo ufficiale completo della rettifica:

Diocesi di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti

«Nella Chiesa latina si abbia in grande onore lorgano a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti» (Sacrosanctum Concilium, 120).

Considerato che la Cattedrale di Altamura e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti sono dotate di monumentali organi a canne di grande interesse storico e artistico, con una amplissima gamma e ricchezza di registri, recentemente oggetto di ingenti e accurati interventi di restauro, si stabilisce quanto segue, al solo scopo di assicurare che tali delicati strumenti musicali di notevole valore vengano adoperati con competenza, passione e responsabilità per realizzare una “musica santa, perché santi sono i riti”1, nel rispetto degli stessi strumenti.

Con il presente provvedimento, pertanto, a cura degli uffici diocesani competenti, sono pubblicate le seguenti

Disposizioni
per la costituzione di un albo di organisti/musicisti

per la Cattedrale di Altamura
e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti.

  1. È costituito presso la Cattedrale di Altamura [dora in poi Cattedrale] e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti [dora in poi Concattedrale/i] lAlbo degli Organisti/musicisti della Cattedrale e delle Concattedrali.

  2. Potranno essere iscritti allAlbo coloro che sono in possesso del diploma in organo, conseguito presso un Conservatorio o presso una Scuola Diocesana di Organo, coloro che sono in possesso di un diploma di organista liturgico rilasciato dall’Ufficio Liturgico Nazionale, ovvero coloro che frequentano corsi per strumenti a tastiera presso enti educativi e formativi musicali (Accademie, Conservatori, Licei Musicali), comprovanti il possesso delle adeguate competenze tecnico-pratiche necessarie alluso degli strumenti a tastiera.

Francesco, Discorso alle Scholae Cantorum dell’Associzione Italiana Santa Cecilia, Aula Paolo VI, 28 settembre 2019.

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3. I Candidati dovranno presentare allEnte proprietario della rispettiva Cattedrale o Concattedraledomanda scritta di iscrizione allAlbo, corredata di:

  1. a)  copia del titolo di cui al n. 2 delle presenti Norme;

  2. b)  attestazione scritta da parte del Parroco/Rettore della chiesa dove svolgono

    abitualmente il servizio di organista3;

  3. c)  documentazione attestante altri eventuali titoli ed esperienze in ambito liturgico;

  4. d)  Curriculum vitae.

4.Laccettazione della domanda è subordinata allapprovazione del Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano e del Responsabile per la Sezione Musica Sacra dellUfficio Liturgico diocesano, sentito il parere del Parroco/Rettore della Cattedrale o Concattedrale. Questi, presa visione della documentazione e, se ritenuto opportuno, dopo l’espletamento di una prova attitudinale costituita da una parte pratica e da un colloquio, conclusasi con esito positivo, potranno decretare liscrizione del candidato allAlbo di cui al punto n.1.

  1. Liscrizione allAlbo permetterà ad ogni Organista di poter prestare il proprio servizio nella Cattedrale o Concattedrale, utilizzando alloccorrenza lorgano ivi presente.

  2. Gli Organisti possono richiedere in qualunque momento la rimozione dallAlbo di tutti o alcuni dei loro dati.

3 settembre 2024

Ufficio per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto Ufficio Liturgico

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Per Altamura e Gravina in Puglia, il Capitolo Cattedrale o Concattedrale; per Acquaviva delle Fonti, l’ente Diocesi.

Qualora il Candidato risultasse privo di adeguata formazione liturgico-musicale, si chiede che possa provvedere a colmare tale lacuna, partecipando a corsi a ciò destinati.



 

domenica 23 giugno 2024

Decreto del Vescovo riguardo la Musica Sacra nella Liturgia

L'organo della chiesa concattedrale di Sanremo




Decreto del Vescovo 
riguardo la 
Musica Sacra nella Liturgia



Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia - San Remo


Visto il can. 835 §1: "Esercitano la funzione di santificare innanzitutto i Vescovi, che sono i grandi sacerdoti, i principali dispensatori dei misteri di Dio e i moderatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica nella Chiesa loro affidata.";

Visto il can. 838 §§ 1-4: 1:
"§ 1. Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall'autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano.
§ .2 È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza
Episcopale, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate ovunque fedelmente.
§3. Spetta alle Conferenze Episcopali preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti, approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza, dopo la conferma della Sede Apostolica.
§ 4. Al Vescovo diocesano nella Chiesa a lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti.";

Vista la Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium ai nn.
41: "Il vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge: da lui deriva e
importanza alla vita liturgica della Diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che cè' una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri.";
116: "La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nele azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.";
e 120: "Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è ni grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, edi elevare potentemente gli animi aDio ealle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio efavoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.";

Visto il Decreto Conciliare Christus Dominus al n. 15: "Nell'esercizio del loro ministero di santificazione, i vescovi si ricordino bene di essere stati scelti di mezzo agli uomini e di essere stati investiti della loro dignità per gli uomini ni tutto ciò che si riferisce a Dio, affinché offrano doni e sacrifici per i peccati. Infatti i vescovi hanno la pienezza del sacramento dell'ordine; e da loro dipendono, nell'esercizio della loro potestà, sia i presbiteri, che sono stati anch'essi consacrati veri sacerdoti del Nuovo Testamento perché siano prudenti cooperatori dell'ordine episcopale, sia i diaconi, che ni unione col vescovo ed al servizio del suo presbiterio sono destinati al ministero del popolo di Dio. I vescovi perciò sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata.
Metano perciò ni opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo della eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale, per formare un corpo più intimamente compatto, nell'unità della carità di Cristo. «Perseveranti nella preghiera enel ministero della parola » (Al 6,4) pongano ogni loro impegno, perché tutti quelli cl sono affidati alle loro cure siano concordi nel preghiera e perché, ricevendo i sacramenti, crescano nella grazia e siano fedeli testimoni del
Signore.
Nella loro qualità di maestri di perfezione si studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno (26) ricordino tuttavia di esse tenuti a dare essi per primi esempio di santità, nella carità, nell'umiltà e nella semplicità della vita. Conducano el Chiese loro affidate a tal punto di santi che ni esse siano pienamente manifestati i sentimenti della Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza cerchino di incrementare più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie.";

Visto il Direttorio per al vita e il ministero dei Vescovi Apostolorum Successores ai nn. 145-146:
"Il Vescovo, moderatore della vita liturgica diocesana. Come Pontefice responsabile del culto divino nella Chiesa particolare, il Vescovo deve regolare, promuovere e custodire tutta la vita liturgica della Diocesi.
Dovrà perciò vigilare perché le norme stabilite dalla legittima autorità siano attentamente osservate e in particolare ciascuno, tanto i ministri come ifedeli, svolga l'incarico che gli spetta e non altro, senza mai introdurre cambiamenti nei riti sacramentali o nelle celebrazioni liturgiche secondo preferenze osensibilità personali (427).
Compete al Vescovo dettare opportune norme in materia liturgica, che obbligano tutti nella Diocesi, sempre nel rispetto di quanto abbia disposto il legislatore superiore. Tali norme possono riferirsi, tra l'altro:
- alla partecipazione dei fedeli laici alla liturgia;
- all'esposizione dell'Eucaristia da parte dei fedeli laici, quando il numero dei ministri sacri risulti
insufficiente;
- alle processioni;
- alle celebrazioni domenicali della liturgia della Parola, quando manca il ministro sacro o vi sia un grave impedimento a partecipare alla celebrazione eucaristica;
- alla possibilità per i sacerdoti di celebrare due messe al giorno per giusta causa o, es lo richiede la necessità pastorale, tre messe nelle domeniche e nelle feste di precetto;
- rispetto alle indulgenze, il Vescovo ha il diritto di concedere indulgenze parziali ai suoi fedeli.
Il Vescovo saprà valersi dell'aiuto di uffici o commissioni diocesane di liturgia, di musica sacra, di arte sacra, ecc., che offrano un prezioso sostegno per promuovere il culto divino, curare la formazione liturgica dei fedeli efomentare nei pastori di anime un interesse prioritario per tutto ciò che riguarda la celebrazione dei divini misteri.
Dignità del culto divino. Giacché la liturgia costituisce il culto comunitario e ufficiale della Chiesa, come Corpo mistico di Cristo, costituito dal capo e dalle sue membra, il Vescovo vigili attentamente perché venga celebrata con il dovuto decoro e ordine. Dovrà quindi vigilare sul decoro degli ornamenti e oggetti liturgici, perché i ministri ordinati, gli accoliti e i lettori si comportino con la necessaria dignità, e i fedeli partecipino ni modo "pieno, cosciente e attivo", e tutta l'assemblea eserciti la sua funzione liturgica.
La musica sacra occupa nel culto un posto importante per dare rilievo alla celebrazione e suscitare una risonanza profonda nei fedeli; deve essere sempre unita alla preghiera liturgica, distinguersi per la sua bellezza espressiva ed adeguarsi all'armoniosa partecipazione dell'assemblea nei momenti previsti dalle rubriche.";

Vista l'Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis al n. 39:
"Se è vero che tutto il Popolo di Dio partecipa alla Liturgia eucaristica, tuttavia ni relazione alla corretta ars celebrandi un compito imprescindibile spetta a coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine. Vescovi, sacerdoti e diaconi, ciascuno secondo il proprio grado, devono considerare la celebrazione come loro principale dovere. Innanzitutto il Vescovo diocesano: egli infatti, quale «primo dispensatore dei misteri di Doi nella Chiesa particolare a lui affidata, è al guida, il promotore e il custode di tutta la vita liturgica». Tuto ciò è decisivo per la vita della Chiesa particolare non solo ni quanto la comunione con il Vescovo è la condizione perché ogni celebrazione sul territorio sia legittima, ma anche perché egli stesso è il liturgo per eccellenza della propria Chiesa. Alui spetta salvaguardare la concorde unità delle celebrazioni nella sua Diocesi. Pertanto deve essere «impegno del Vescovo fare in modo che i presbiteri, i diaconi e i fedeli comprendano sempre più il senso autentico dei riti e dei testi liturgici e così siano condotti ad un'attiva e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia». In particolare, esorto a fare quanto è necessario perché el celebrazioni liturgiche svolte dal Vescovo nella Chiesa cattedrale avvengano nel pieno rispetto dell'ars celebrandi, in modo che possano essere considerate come modello da tutte le chiese sparse sul territorio.";

Visto l'Ordinamento generale del Messale Romano al n. 41:
"A parità di condizioni, si dia la preferenza al canto gregoriano, in quanto proprio della Liturgia romana. Gli altri generi di musica sacra, specialmente la polifonia, non sono affatto da escludere, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica efavoriscano la partecipazione di tutti ifedeli. Poiché sono sempre più frequenti le riunioni di fedeli di diverse nazionalità, è opportuno che sappiano cantare insieme, ni lingua latina, e nele melodie più facili, almeno el parti dell'ordinario della Messa, specialmente il simbolo della fede e la preghiera del Signore.";

Visto il Sussidio della Conferenza Episcopale Italiana "Un messale per le nostre assemblee. La terza edizione italiana del Messale Romano: tra Liturgia e Catechesi", Precisazioni I, n. 2, p. 89: "Per quanto riguarda il sostegno strumentale, si usi preferibilmente l'organo a canne o, con il consenso dell'Ordinario, sentita la Commissione di liturgia e musica, anche altri strumenti che siano adatti all'uso sacro o che vi si possano adattare (cfr. CS 120). La musica registrata, sia strumentale sia vocale, non può essere usata durante la celebrazione liturgica, ma solo fuori di essa per la preparazione dell'assemblea. Si tenga presente, come norma, che nel canto liturgico deve risuonare la viva voce di ciascuna assemblea del popolo di Dio, la quale esprime nella celebrazione la propria


con il presente DECRETO


STABILISCO

che, a partire dalla data odierna e fino alla Solennità di Pentecoste del prossimo anno 2025 (8 giugno), si attivi in ogni comunità parrocchiale un percorso di formazione teorica e pratica inerente alla musica sacra per al liturgia.

In particolare segnalo iseguenti punti:
- conoscenza e adeguamento al repertorio nazionale dei canti per la liturgia;
- uso di strumenti musicali diversi dall'organo.


AFFIDO

al Servizio Diocesano per la Musica Sacra e al Dipartimento di Musica Sacra "Can. Giuseppe Maria Gogioso" eretto presso l'Istituto Teologico Pio XI il compito di:
- organizzare corsi di formazione diocesani e vicariali;
- censire igruppi corali parrocchiali;
- incontrare i principali gruppi corali al fine di fornire indicazioni operative e accompagnare li percorso formativo, interagendo soprattutto con i singoli direttori e/o responsabili di coro e con i singoli musicisti.

Scopi del percorso formativo sono:
sostenere al crescita delle conoscenze e delle qualità musico-liturgiche dei gruppi corali e dei gruppi musicali;
regoalet dael ari espereinze idsiali dialisi ai oroine une preseni uls teri mi peigai esclusivamente ni aggiunta all'organo e mai ni sostituzione di esso, salvo casi particolari previsti dalla normativa universale e particolare, o autorizzati di volta ni volta preventivamente e motivatamente dall'Ordinario diocesano.

Dalla Solennità di Pentecoste del prossimo anno 2025 (termine del percorso formativo teorico e paio) esuiderioni operavite,ni argoi vela or una di esampalre i,Dinoseci onos nfido'ra strettamente tenuti al Parrocchia N. S. Assunta (Cattedrale) ni Ventimiglia, al Parrocchia Basilica di San Siro (Concattedrale) ni Sanremo e li Seminario Diocesano "Poi XI" ni Sanremo.

Quanto al repertorio dei canti fanno eccezione, limitatamente ale celebrazioni particolari di Associazioni, Gruppi eMovimenti, irepertori specifici approvati dalla Santa Sede odalla Conferenza Episcopale Italiana.

Quando all'uso di strumenti musicali diversi dall'organo e utilizzati senza lo stesso, saranno previste eccezioni per occasioni particolari (gite, campi scuola, ecc.).

Le eccezioni di cui sopra saranno sempre concordate con l'Ordinario o con l'Ufficio di Musica Sacra.

Confido che queste indicazioni operative vengano accolte con sapiente docilità, avendo come
serviziomialeraidelacoelnationdidpiomiidconsgrandeomcealbiliai soleita dela liturgia, oltre ad essere lode a Dio, costituiscano il primo e più efficace contesto di evangelizzazione e che, secondo l'antico adagio "elx orandi elx credendi", l'attenzione e al cura dedicate al canto sacro concorrono acustodire eatrasmettere integro li patrimonio della fede.


Sanremo, 19 maggio 2024. Solennità di Pentecoste.

+ Antonio SUETTA , Vescovo di Ventimiglia - San Remo