Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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sabato 8 aprile 2023

O uomo, piangi il tuo grave peccato (O mensch, bewein dein Sünde groß)

 



In questo video, il 31 marzo del 2022, all'organo "F.lli Lingiardi" (1865) di Croce Santo Spirito presso Cremona, eseguivo il preludio al corale «O Mensch, bewein dein Sünde gross» (BWV 622) di Johann Sebastian BACH.

* * *

Traduzione integrale del testo del corale "O Mensch, bewein dein Sünde gross":

O uomo, piangi molto il tuo peccato,
Perciò il seno di Cristo suo padre
pronuncia e venne sulla terra;
Puro e delicato da una vergine
Per noi è nato qui
Voleva essere il mediatore
Ha dato la vita ai morti
E scaccia ogni malattia
Fino a quando non verrà il momento
che sarebbe stato sacrificato per noi,
Porta il nostro pesante fardello del peccato
Lungo sulla croce.!

2. Poi venne la festa dei Giudei
Gesù portò a sé il suo discepolo
Molto presto gli avrebbe detto:
Il figlio dell'uomo sarà tradito
Crocifisso e assassinato
Poi gli ebrei si incontrano.
Una donna venne a casa di Simone
Ha preso un sacco di acqua deliziosa da lei
Versalo sul maestro
Alcuni dei giovani cominciarono presto a brontolare
Gesù non rimproverò affatto la donna
Ciò darebbe fastidio a Judam.

3. Giuda corre dal sommo sacerdote,
Tradisce il Signore e lo vende
Per trenta groschen d'argento.
Quando Gesù venne con i discepoli
E mangiò con loro l'agnello pasquale
La sua morte era già decisa!
Poi scrive il suo testamento,
che lo celebriamo fino alla fine,
considerare il suo sacrificio.
lava i piedi ai discepoli,
Mostra il suo amore in grande
Che seguano l'esempio.

5. Disse: “Dormi nel mio dolore?
Svegliati, l'ora è pronta
mi è stato dato ora
nelle mani dei peccatori. alzarsi,
Chi mi tradisce lo sta aspettando
Che i miei nemici mi prendano!
Mentre sta ancora parlando, guarda, è venuto Giuda
Ha portato con sé una grande folla
Con spiedini e con bastoncini.
Un segno che i traditori diedero:
"Chi bacio, nota:
È lui, dovresti prenderlo!

7. «Non con la spada, ahimè, Pietro, no!
devo bere il calice puro,
che Dio mi ha dato! »
La folla conduce Gesù da Anna,
Poi lo porta a Caifa,
Catturato e legato.
Pietro si fermò nel cortile del prete:
Riconosciuto tre volte da molte persone
Rinnega il Signore!
Caifa chiede a Gesù: "Chi sei?" "
Hanno anche chiamato i testimoni
Per appesantirlo forte.

8. Cristo non risponde loro.
Il sommo sacerdote gli disse:
"Cosa vuoi dire a riguardo?
Ti giuro sul mio dio
Dimmi, sei tu Cristo, suo figlio? "
Risponde senza esitazione:
"Sono io e dico: in questo momento,
Diventi figlio dell'uomo da lontano
vieni a vedere sulle nuvole
E sii alla destra di Dio! "
Caifa si stracciò i vestiti
E disse: "L'hai sentito!"
 
9. «Ha bestemmiato il Signore Dio,
Cosa dovremmo fare dopo? "
Dissero: "Egli morirà!" "
e gli sputò in faccia,
Su di lui hanno picchiato in tribunale
Con urla e risate.
Gli hanno coperto la faccia
Battere a pugni, e basta
Alla domanda: "Chi ha colpito? "
Tutto questo è accaduto la mattina presto
L'alba era vicinissima:
Cristo doveva portarlo!

10. Poi andò a Pilato.
Quando Giuda vide cosa ne era stato di lui
Gli venne addosso un brutto rimorso!
Il denaro che presto diede ai sacerdoti:
"Quanto ho peccato,
Quanto è grande la mia infedeltà! "
Si è impiccato e si è rotto in due.
I sacerdoti si chiedevano:
"Cosa fare con questi soldi?
Compriamo il campo del vasaio,
Al cimitero per i pellegrini qui. "
Questo è ciò che dice la Scrittura.

11. Quando Gesù si presentò davanti a Pilato,
urlavano fuori di testa
Con il seguente addebito:
"Vuole resistere all'imperatore
E si definisce figlio di Dio
Seduce le persone ogni giorno”.
Pilato gli fa molte domande,
Ma il Signore non riporta risposta;
Si chiede questo.
Quindi lo manda da Erode.
Erode non vede l'ora:
Voleva vedere un miracolo!

12. Poiché neppure Gesù diede risposta,
Erode lo disprezza brutalmente,
Rimandalo da Pilato.
Il romano disse ai sacerdoti:
“Anche Erode vide l'uomo
Eppure è rimasto indeciso».
Ogni anno consuetudine al festival,
Si esce di prigione gratis:
Voglio liberare Gesù.
Tutti gridarono a gran voce:
"Colpisci Gesù sullo stelo della croce!
Vogliamo Barrabas! "

13. Così fu fustigato Gesù
Dai soldati ovunque
E vestito di viola.
Dalle spine hanno intrecciato la corona,
su di lui con odio e disprezzo,
Con violenza e senza pietà.
Lo salutano: "Il tuo re, salve!"
E tiralo per la corda dello sciocco
Con insulti e vergogna.
Pilato dice: "Ecco l'uomo!
In lui nessun male posso punire:
Non esiste! "

14. Gridarono a gran voce:
"Crocifiggi, crocifiggi, rompi con lui,
Altrimenti sei nemico di Cesare! "
Quando Pilato udì questa parola,
Se si siede al posto del giudice,
si lavò le mani in pubblico;
Rilasciato l'assassino Barabba
E ha dato Gesù alla croce
Secondo la sua volontà sbagliata.
I suoi vestiti gli hanno tolto
E lo condusse a gran voce;
Portava la croce in silenzio.

15. Così, quando salirono con lui,
Hanno costretto Simon a scappare
E porta dietro di lui la croce.
Molte persone e donne stavano lì
Ma Gesù, che la vide piangere,
Si voltò e disse:
"No, non piangere per me,
Piangete, figlie di Sion, per voi
E sui tuoi figli!
Dirai: "Beati loro
sterile e mai allattata,
Quando verrà il giorno della fine".

16. Così giunsero al Calvario.
C'erano due criminali
Quale ha colpito anche sul legno
A sinistra e a destra,
Come proclamavano le Scritture.
Allora il Signore disse sulla croce:
"Padre, perdonagli questo atto,
Non conosci il misfatto! "
Pilato lo fece scrivere
ebraico, greco e latino:
“Gesù, l'uomo a Nazaret
E il re dei Giudei.

17. Quando Gesù rimase così appeso alla croce,
Se hai preso i tuoi vestiti e il concerto,
per dividerli a lotti.
La madre di Gesù non era lontana
Johannes era al suo fianco;
Gesù disse ai due:
“Questo è tuo figlio, moglie, accettalo;
Questa è tua madre d'ora in poi! "
Johann li prende per sé.
I sommi sacerdoti si burlavano
gli urlò ad alta voce con parole dure : :
"Sei tu quello che viene da Dio? "

18. "Sei il caro figlio di Dio,
Allora scendi dalla croce, aiutati! "
Lo hanno detto anche i ladri.
Ma uno dei due ha chiamato:
"Questo qui è innocente!
Gesù abbi pietà di me
Quando sei nel regno tuo! "
Disse: "Oggi sarai con me
Nel paradiso di Dio! "
L'oscurità venne all'ora sesta.
Alle nove, dal profondo del suo cuore,
Gesù gridò queste parole:

19. "Mio Dio, mio ​​Dio, come me lo permetti!"
L'aceto è la risposta
E gli dà da bere.
Quando Gesù ci ha provato
Disse: "Mio Dio, è finito!"
E lascia che la sua testa si chini.
' O padre, nelle tue mani
ti comando il mio spirito,"
gridò con voce forte.
Le rocce saltavano terribilmente,
Nel tempio, anche il sipario
Strappato in due fino in fondo!

20. La terra cominciò a tremare,
Molte tombe sono state scoperte.
Il capitano e la sua gente
Lingue: "Veramente fu pio,
Figlio di Dio, questo lo dimostra”!
E battere i loro seni.
Quando le gambe dei ladri furono rotte,
Quando Gesù era morto, nulla era rotto per lui:
Gli hanno pugnalato il fianco;
L'acqua ne uscì con il sangue:
Colui che testimonia l'ha visto bene.
La Scrittura lo dice oggi.

21. Dopo di che, quando venne la sera,
Il pio Giuseppe Gesù prese
Dalla croce per seppellirlo.
Venne anche Nicodemo
prese molto aloe e mirra,
Per ungere Gesù.
Non lontano dal Calvario
C'era una tomba scavata nella montagna
In una ripida parete rocciosa.
Deposero il corpo di Gesù
su di essa rotolarono la pietra,
E se ne andò con dolore.

22. Il sabato riposa nel sepolcro.
Poi la mattina presto, il terzo giorno,
Alzati Gesù potente!
Ci apre il suo regno dei cieli
E ci parla, fedele e misericordioso,
Libero e libero dai peccati.
Quindi dovremmo essere felici
che il nostro salvatore, lui solo,
Cristo ha vinto
Per noi il peccato e la sua miseria,
Più inferno e morte:
Il diavolo è legato!

23. Cristo per noi ha sofferto un grande tormento,
Quindi gli siamo grati
vivi secondo la sua volontà.
Perché la sua parola risplende così luminosa per noi,
Cerchiamo di essere nemici del peccato
E lottare per esso ogni giorno;
Mostra amore a tutti;
Come Cristo ha fatto per noi
Con la sua sofferenza, la morte.
O uomo, considera la legge
Come l'ira di Dio batte il peccato:
Proteggiti da esso!


* * *


O Mensch, bewein dein Sünde groß,
Darum Christus seins Vaters Schoß
Äußert und kam auf Erden;
Von einer Jungfrau rein und zart
Für uns er hie geboren ward,
Er wollt der Mittler werden,
Den Toten er das Leben gab
Und legt dabei all Krankheit ab
Bis sich die Zeit herdrange,
Daß er für uns geopfert würd,
Trüg unser Sünden schwere Bürd
Wohl an dem Kreuze lange.!

2. Dann als das Fest der Juden kam 
Jesus sein Jünger zu ihm nahm 
Gar bald thät er ihn'n sagen : 
Des Menschen Sohn verrathen wird 
Ans Kreutz geschlagen und ermördt 
Darauf die Juden tagen. 
In Simons Haus ein Fraue kam 
Viel köstlich's wasser zu ihr nahm 
Thäts übern Herren giessen 
Etlich der Jüngen murrten bald 
JEsus die fraue gar nicht schalt 
Das thät Judam verdriessen. 

3. Judas zum Hohenpriester lauft, 
Den Herrn verrät und ihn verkauft 
Für dreissig Silbergroschen. 
Als Jesus mit den Jüngern kam 
Und ass mit ihn’n das Osterlamm 
War schon sein Tod beschlossen ! 
Dann setzt er ein sein Testament, ,
Dass wir es feiern bis ans End, 
Sein Opfer zu bedenken. 
Den Jüngern waschet er die Füss’, 
Er zeiget seine Liebe gross, 
Dass sie dem Beispiel folgen. 

5. Er sprach : „Schlaft ihr in meinem Leid ? 
Wacht auf, die Stunde ist bereit, 
Ich werde nun gegeben 
In Hand der Sünder. Stehet auf, 
Der mich verrät, der wartet drauf, 
Dass mich mein’ Feinde fangen ! 
Als er noch red’t, sieh, Judas kam, 
Ein’ grosse Schar er mit sich nahm 
Mit Spiessen und mit Stangen. 
Ein Zeichen der Verräter gab : 
„Welchen ich küsse, merket ab: 
Der ist’s, den sollt ihr fangen !
 
7. « Nicht mit dem Schwert, ach, Petrus, nein! 
Ich muss den Kelch austrinken rein, 
Den mir Gott hat gegeben ! » 
Die Schar führt Jesus zum Hannas, 
Dann bringt sie ihn zum Kaiphas, 
Gefangen und gefesselt. 
Petrus im Hof des Priesters stand : 
Von vielen Leut’ dreimal erkannt, 
Verleugnet er den Herren ! 
Kaiphas fragt Jesus : „ Wer bist du ? “ 
Sie riefen Zeugen noch dazu, 
Um ihn hart zu beschweren. 

8. Christus antwortet ihnen nicht. 
Der Hohepriester zu ihm spricht : 
„Was willst du dazu sagen ? 
Ich schwör’ dich bei dem Gotte mein, 
Sag, bist du Christus, der Sohn sein? “ 
Er antwort’t ohne Zagen : 
„Ich bin’s und sag : zu dieser Zeit, 
Werd’t ihr des Menschen Sohn von weit 
Auf Wolken sehen kommen, 
Und an der Rechten Gottes sein ! “ 
Kaiphas zerriss das Kleide sein 
Und sprach : „ Ihr habt’s vernommen !“
 
9. „Er hat gelästert Gott, den Herrn, 
Was solln wir weiter ihn aushörn? “ 
Sie sprachen : „ Er soll sterben ! “ 
Und spuckten ihm ins Angesicht, 
Auf ihn sie schlugen im Gericht 
Mit Schreien und Gelächter. 
Sie deckten ihm das Antlitz zu, 
Schlugen mit Fäusten, und dazu 
Fragten : „Wer hat geschlagen ? “ 
Am Morgen früh all das geschah, 
Der Sonnenaufgang war ganz nah : 
Das musste Christ schon tragen ! 

10. Dann zu Pilatus ging es hin. 
Als Judas sah, was ward aus ihm, 
Kam auf ihn schlimme Reue ! 
Das Geld er bald den Priestern gab : 
„Wie schwer ich doch gesündigt hab, 
Wie gross ist mein’ Untreue ! “ 
Er hing sich auf und brach entzwei. 
Die Priester fragten sich dabei : 
„Was tun mit diesem Gelde ? 
Des Töpfers Acker kaufen wir, 
Zum Friedhof für die Pilger hier. “ 
So hat’s die Schrift gemeldet. 

11. Als Jesus vor Pilatus stand, 
Schrien sie laut, ausser Verstand, 
Mit folgender Anklage : 
„Dem Kaiser will er widerstehn 
Und nennet sich ein Gottes Sohn, 
Verführt das Volk alltage.“ 
Pilatus ihm viel Fragen stellt, 
Aber der Herr kein Antwort meldt ; 
Darüber er sich wundert. 
Dann zu Herodes schickt er ihn. 
Herodes freut sich darauf hin : 
Er wollte sehn ein Wunder ! 

12. Da Jesus auch kein Antwort gab, 
Verachtet ihn Herodes grob, 
Schickt ihn Pilatus wieder. 
Der Römer zu den Priestern sprach : 
„Herodes auch den Menschen sah 
Und blieb doch unentschieden.“ 
Jedes Jahr üblich auf dem Fest, 
Einer das G’fängnis frei verlässt: 
Jesus will ich frei geben. 
Sie schrien all mit lauter Stimm : 
„ Schlag Jesus an des Kreuzes Stamm ! 
Barrabas wolln wir haben ! “ 

13. So wurde Jesus ausgepeitscht 
Von den Soldaten allerseits 
Und mit Purpur gekleidet. 
Aus Dornen flochten sie die Kron, 
Ihm setzten auf mit Hass und Hohn, 
Mit G’walt und ohn’ Mitleiden. 
Sie grüssen ihn : „Dir König, heil !“ 
Und ziehen ihn am Narrenseil, 
Mit Schimpfwort und mit Schanden. 
Pilatus spricht : „Hier ist der Mann ! 
In ihm kein Bös’s ich strafen kann : 
Es ist ja kein’s vorhanden ! “ 

14. Sie schrien auf mit lauter Stimm : 
“Ans Kreuz, ans Kreuz, mach Schluss mit ihm, 
Sonst bist du Caesars Feinde ! “ 
Als nun Pilatus hört’ dies Wort, 
Setzt’t er sich an des Richters Ort, 
Wusch öffentlich die Hände ; 
Erliess den Mörder Barrabas 
Und Jesus an das Kreuze gab, 
Nach ihrem falschen Willen. 
Sein’ Kleider sie auszogen ihm 
Und führten ihn mit grosser Stimm ; 
Das Kreuz trug er in Stille. 

15. Als sie nun gingen mit ihm auf, 
Zwangen sie Simon, dass er lauf’ 
Und ihm das Kreuz nachtrage. 
Viel Volk und Frauen standen da, 
Doch Jesus, der sie weinen sah, 
Wandte sich um und sagte : 
„ Nein, weinet ja nicht über mich, 
Weint, Töchter Zion über euch 
Und über eure Kinder ! 
Ihr werdet sprechen : „ Selig, die 
Unfruchtbar ist und säugte nie, 
Wenn kommt der Tag des Endes.“ 

16. So kamen sie zu Golgatha. 
Zwei Übeltäter waren da, 
Die man auch schlug ans Holze 
Zur linken und zur rechten Hand, 
Wie es die Schrift lägst gab bekannt. 
Dann sprach der Herr am Kreuze: 
„ Vater, verzeih ihn’n diese Tat, 
Sie wissen nicht die Missetat ! “ 
Pilatus liess aufschreiben, 
Hebräisch, griechsich und latein: 
„ Jesus, der Mann aNazareth 
Und der König der Juden. 

17. Als Jesus so am Kreuze hing, 
Nahm man sein Kleider und gig hin, 
Sie durch das Los zu teilen. 
Die Mutter Jesu stand nicht weit, 
Johannes war an ihrer Seit ; 
Jesus sprach zu den beiden : 
„ Dies ist dein Sohn, Weib, nimm ihn an; 
Dies ist dein’ Mutter von nun an ! “ 
Johann sie zu sich nehmet. 
Die Hohen Priester trieben Spott, 
Schrien ihm laut mit schroffen Wort’ : :
„ Bist du’s, der von Gott kommet ? “ 


18. „ Bist du doch Gottes lieber Sohn, 
Dann steig vom Kreuz, hilf dir davon ! “ 
So sprachen auch die Schächer. 
Doch einer von den zweien rief : 
„ Dieser, der ist unschuldig hier ! 
Jesus, erbarm dich meiner, 
Wenn du bist in dem Reiche dein ! “ 
Er sprach: „ Heut wirst du bei mir sein 
Im Paradiese Gottes ! “ 
Finsternis kam zur sechsten Stund. 
Um neun Uhr, aus seins Herzensgrund, 
Schrie Jesus diese Worte :

19. „Mein Gott, mein Gott, wie läss’st du mich !“
Zur Antwort reichet man Essig 
Und gibt es ihm zu trinken. 
Als Jesus den versuchet hatt’, 
Sprach er : „Mein Gott, es ist vollbracht !“ 
Und liess sein Haupte sinken. 
“ O Vater, in den Händen dein 
Befehl ich dir den Geiste mein,“ 
Schrie er mit starker Stimme. 
Die Felsen sprangen ganz furchtbar, 
Im Tempel, der Vorhang sogar 
Entzwei riss bis nach unten ! 

20. Die Erde fing zu beben an, 
Viel Gräber wurden aufgetan. 
Der Hauptmann und sein’ Leute 
Sprachen: „ Fürwahr, ein frommer war’s, 
Ein Gottes Sohn, dies zeiget das“ ! 
Und schlugen sich die Bruste. 
Als man den Schächern brach die Bein, 
War Jesus tot, ihm brach man keins: 
Sie stachen ihm die Seite ; 
Daraus rann Wasser mit dem Blut : 
Der es bezeugt, der sah es gut. 
Die Schrift erzählt es heute.

21. Nach dem, als dann der Abend kam, 
Der fromme Joseph Jesus nahm 
Vom Kreuz, ihn zu begraben. 
Auch Nikodemus dazu kam, 
Viel Aloes und Myrrhe nahm, 
Um Jesus einzusalben. 
Nicht weit von Golgatha entfernt, 
Da war ein Grab, gehau’n im Berg, 
In steiler Felsenmauer. 
Sie legten Jesu leib darein, 
Darüber rollten sie den Stein , 
Und gingen weg mit Trauer. 


22. Am Sanstag ruht er in dem Grab. 
Frühmorgens dann, am dritten Tag, 
Steht Jesus auf gewaltig ! 
Er öffnet uns sein Himmelreich, 
Und spricht uns, treu und gnadenreich, 
Von Sünden frei und ledig. 
Darum wir sollen fröhlich sein, 
Dass unser Retter, er allein, 
Christus, hat überwunden 
Für uns die Sünd und ihre Not, 
Dazu die Hölle und den Tod : 
Der Teufel liegt gebunden ! 

23. Christus für uns litt grosse Pein, 
Drum lasset uns ihm dankbar sein, 
Nach seinem Willen leben. 
Weil uns sein Wort so helle scheint, 
Lasset uns sein der Sünde feind 
Und täglich danach streben ; 
Die Lieb’ erzeigen jedermann; 
Wie Christus an uns hat getan 
Mit seinem Leiden, Sterben. 
O Menschenkind, betracht das recht, 
Wie Gottes Zorn die Sünde schlägt : 
Tu dich davor bewahren !

domenica 12 marzo 2023

Perché cantare ancora oggi il Gregoriano? - di Giacomo Baroffio


Oggi, 12 marzo, cade la festa liturgica di Gregorio Magno papa, santo e Dottore della Chiesa, dal nome del quale, sappiamo, il canto proprio della Chiesa latina è aggettivato "gregoriano".


Vent'anni fa Giacomo BAROFFIO scriveva quanto sotto.

Sta di fatto che alla maggior parte dei sacerdoti del mondo il canto gregoriano non manca affatto!

E questo, mi pare, anche grazie alla famigerata locuzione «ceteris paribus» contenuta in Sacrosanctum Concilium...

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, il 12 marzo 2023

*


Giacomo Baroffio

PERCHÉ CANTARE ANCORA OGGI IL GREGORIANO?

Tre possono essere i motivi per cui all’inizio del terzo millennio ci si può interessare al canto gregoriano.

1) Un motivo spirituale. Chi vive la fede cristiana s’accorge come la Parola di Dio necessiti di una mediazione che vada al di là della spiegazione filologica e dell’applicazione moraleggiante. Percepire la voce di Dio nella sua Parola è un’azione del cuore in ascolto di quanto le parole della Bibbia non riescono a esprimere. La musica è il linguaggio privilegiato del cuore: di Dio e dell’uomo. Il canto gregoriano ha la forza di incantare, distogliere il cuore dalle preoccupazioni perché si dilati e si orienti a Dio nell’adorazione e nel silenzio attonito.

2) Un motivo culturale. Chi è attento alle opere dello spirito umano, avverte la grandezza dell’arte poetica, la capacità di comunicare a livello profondo di emozioni con linguaggi che spesso non sono ordinari. Il canto gregoriano è un itinerario di bellezza e di armonia. Esso riassume l’esperienza poetica di decine di generazioni a partire dall’antico Israel fino alle espressioni mutuate dalle tante e diverse culture dove il cristianesimo ha portato il Vangelo, ricevendo in cambio nuove possibilità di comunicazione musicale.

3) Un motivo antropologico. Molti brani del repertorio gregoriano sono costruiti secondo particolari tecniche musicali sperimentate in ambito semitico (maqam) e indiano (raga). La melodia si muove su particolari circuiti mentali che obbligano a percorrere determinati itinerari legati alla memoria e alle sue variazioni, il tutto segnato da alternanza di conosciuto e di ignoto, di presente e di rimosso. Sotto questo aspetto il cantare e anche il solo ascoltare le melodie gregoriane può costituire un momento forte di terapia che permette alla mente di ricuperare la verità di se stessa.


Oltre all'organo, quali strumenti «legittimamente» permessi nel culto divino ? ...

  

[Melozzo da Forlì, Angelo con liuto, Pinacoteca Vaticana]



Lo scorso 5 marzo cadeva il giorno anniversario della promulgazione della istruzione vaticana "Musicam sacram" del 1967: un documento importante (quanto oggi misconosciuto e comunque non applicato!) che intende precisare le questioni prettamente musicali della riforma liturgica del Concilio Vaticano Secondo (cfr. <http://win.organieorganisti.it/sacrosanctum_concilium.htm>).

- «Frutto di una lunga e "sofferta" elaborazione, di uno studio attento e realistico della situazione pastorale attuale, nonché dell'apporto di molti liturgisti e musicisti, il documento regola, sia sul piano dottrinale che pratico, i rapporti che legano la musica quando entra a prestare il suo nobile e necessario servizio nell'azione liturgica. I compiti della musica e del canto sacro durante le varie celebrazioni della Chiesa, la parte in esse spettante ai vari "attori", la preparazione delle melodie per i testi in lingua nazionale, l'uso dei vari strumenti musicali, infine i compiti e le responsabilità delle Commissioni diocesane e nazionali di musica sacra: sono questi gli argomenti dell'Istruzione presi in esame, con competenza e attenzione, nel volume che raccoglie gli atti del primo convegno nazionale su "La musica e il canto nella Liturgia", organizzato dal Centro di Azione Liturgica (Roma) all'indomani della pubblicazione dell'Istruzione, e svoltosi a Roma nel giugno del 1967». 


Vi comunico che ho a disposizione per voi gli atti di questo convegno, pubblicati nel 1968: ve li posso inviare in formato "PDF" se vorrete gentilmente scrivermi tramite il modulo-contatti del mio sito internet personale <www.paolobottini.it>.

Intanto vogliamo mettere sotto i riflettori l'affermazione di Musicam Sacram 65 «Nelle Messe [...] si può usare l'organo, o altro strumento legittimamente permesso»: questa precisazione che ammette l'uso di altri strumenti musicali, oltre all'organo, a patto che siano "legittimamente" permessi, proviene dal noto passo di Sacrosanctum Concilium 120 («Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli»).

La domanda che, dunque, potremmo porci è la seguente: quali altri strumenti musicali, oltre all'organo, sono stati - nero su bianco - mai formalmente approvati da qualsiasi vescovo?! L'uso ordinario e pacifico di altri strumenti musicali è sufficiente ad ammetterne l'utilizzo?...

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.


Cremona, 8 marzo 2023

lunedì 2 gennaio 2023

I VESCOVI italiani non hanno nessun interesse per la LITURGIA (parola di Joseph Ratzinger)!


 

Una bella testimonianza di Giacomo Baroffio sul cardinale Joseph RATZINGER: 


- «Una volta mi sfogai dicendogli: “Non capisco proprio come i vescovi italiani non siano attenti al canto nella liturgia, se ne disinteressino completamente”. Risposta: “Il problema è molto più delicato. I vescovi italiani non hanno nessun interesse per la liturgia. È quindi naturale che ignorino il canto”. “Scusi, ma perché non va a dirlo all’Assemblea della CEI?”. Fece un grande sospiro, più eloquente di tanti discorsi.»

E noi andiamo lamentandoci della scarsa considerazione verso organi e organisti?!... È proprio vero, dunque, che «La crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia.» (Joseph Ratzinger, La mia vita, Edizioni San Paolo, 1997).

martedì 6 dicembre 2022

Melodie originali ed inedite per i testi dei ritornelli al salmo responsoriale delle domeniche e feste dell'anno liturgico

 



Mi sono ispirato alla seguente affermazione di san Pio X papa per comporre le melodie dei ritornelli al salmo responsoriale delle domeniche e feste dell'anno liturgico: 

«Tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell’andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto è meno degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme» 
(S. Pio X papa, motu proprio Tra le sollecitudini sulla musica sacra, 1903).

Grazie per l'attenzione che vorrete riservare ai miei ritornelli al salmo responsoriale cliccando 

lunedì 31 ottobre 2022

Per evitare un altro convegno sulla questione "organo e organista nella liturgia" ! ...



Gentili lettori,

sappiate che sono ormai passati più di vent'anni dopo il convegno "L'organista nella liturgia" promosso a Firenze dalla Associazione Italiana Santa Cecilia!

Mi auguro che tra gli organisti italiani vi siano ancora oggi molti che sperano in una migliore attenzione dei vescovi a tutto ciò che, nell'ambito del culto divino, può intendersi genericamente per "musica sacra", ovvero innanzitutto il canto liturgico popolare (materia che dovrebbe essere prioritaria ma che invece - lo vediamo ben tutti da decenni - è proprio la più trasandata, non essendovi alcun progetto unitario di iniziazione dei fedeli cattolici alla preghiera cantata), poi eventualmente la polifonia vocale (quanti cori sono stati smembrati in nome della - spesso fraintesa - «partecipazione attiva» dei fedeli?!), infine la musica per organo (che più ci interessa, anche se purtroppo lo spazio per la musica organistica è sempre più messo all'angolo).

A me sembra che l'attenzione dei vescovi per la musica sacra sia direttamente proporzionale al loro impegno per la valorizzazione della liturgia tout court: pressoché nullo! [*]

Spero dunque che a nessuno venga in mente di organizzare un altro convegno senza prima aver visto res, non verba!...

Grazie per la cortese attenzione.

Paolo Bottini

Cremona, il 31 ottobre 2022


[*] A conferma di questa apparentemente forte affermazione, desidero riportare la testimonianza di Giacomo BAROFFIO resa in occasione “XXXV Semana de estudios gregorianos” presso Abadia Santa Cruz del Valle de los Caidos il 29 agosto 2014): «Penso spesso a un incontro di anni fa con un autorevole cardinale della Curia romana. Alle mie lamentele sull’atteggiamento dei vescovi italiani nei confronti del canto gregoriano e della musica sacra, il porporato mi disse testualmente: “Il fatto che i vescovi italiani non apprezzino il gregoriano e la musica sacra è la conseguenza di una situazione ben più grave e delicata. La maggior parte dei vescovi non ha nessun interesse per la liturgia!”. Peccato che queste parole il cardinale non le abbia tuonate davanti all’assemblea generale della Conferenza episcopale». [l'autorevole cardinale in questione era Joseph Raztinger, ndr, 10/01/2023]


domenica 28 agosto 2022

Chi canta prega due volte.... ma non per Sant'Agostino!



Gentili lettori,


sapete voi che il celebre motto "chi canta bene, prega due volte" (bis orat qui bene cantat) in realtà non proviene direttamente dagli scritti di sant'Agostino (come forse ancora oggi molti credono e/o continuano a proclamare)?!

Vero è, comunque, che al santo vescovo d'Ippona premesse particolarmente il cantare bene: 

«Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese» (cfr. <http://liturgiaetmusica.blogspot.it/2013/12/santagostino-cantare-bene-a-Dio.html>).

Grazie sempre per la vostra cortese attenzione.

Paolo Bottini

Cremona, domenica 28 agosto 2022, festa liturgica di S. Agostino


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Chi canta prega due volte.... ma non per Sant'Agostino! [*]

di Daniele Casi

Ricorrendo la memoria liturgica di Sant'Agostino d'Ippona, Vescovo, Confessore e Dottore della Chiesa e per doveroso atto di devozione ci viene di fare un piccolo atto di giustizia a colui che mons. Antonio Livi definisce: «il massimo pensatore cristiano del primo millennio e certamente anche uno dei più grandi geni dell'umanità in assoluto».

Troviamo, infatti, sommamente ingiusto che, della sua sterminata produzione, "il grande pubblico" conosca, quando va bene, il titolo di un paio di opere ed ancor peggio la trita frase-mantra: «Chi canta bene, prega due volte». Ebbene, signori e signore, il Santo Vescovo d'Ippona, tali parole mai le pronunziò, ne tantomeno le scrisse. Sì, ho verificato anch'io, se cercate su Google vengono fuori ben 49.200 referenze che attestano il contrario e molti di voi l'avranno appresa, come chi scrive nella sua tenera infanzia, dalla viva voce di zelanti parroci e di altrettante suorine 'addette ai canti'.

Difficile dire da dove sia nato il "mito".

Forse dall'Ordinamento Generale del Messale Romano [...] che al n. 39 recita: « [...] perciò dice molto bene sant' Agostino: "Il cantare è proprio di chi ama" [Sermo 336,1: PL 38, 1472.], e già dall'antichità si formò il detto: "Chi canta bene, prega due volte" [...] ?

Perfino il sagace Rino Cammilleri è sembrato quasi caderci in uno dei suoi 'Antidoti' tanto che opportunamente chiosava: 

«Mica poteva sapere [Agostino] che la sua frase sarebbe stata utilizzata dal clero del terzo millennio per ottenere la tanto sospirata "partecipazione" dei fedeli all'"assemblea liturgica" che il prete "presiede". Così, quando l'intero uditorio si mette a cantare a squarciagola i pezzi numerati imposti dal complessino, finalmente la "celebrazione eucaristica" può dirsi pienamente "partecipata", con grande soddisfazione del "presidente" che non di rado ha interrotto a metà il rito per arringare l'uditorio che cantava poco o piano».


Alcuni sostengono che la frase incriminata sia sunto di quanto Agostino - che si può dire quasi convertito dalle lacrime sgorgate per la bellezza dei canti ascoltati a Milano, dal suo 'padre nella Fede', Sant'Ambrogio - scrive nelle Enarrationes in Psalmos, ma ci sembra davvero riduttivo di tali vette di melodiosa spiritualità che vi riportiamo di seguito in omaggio al 'festeggiato'. [...].

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«"Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!" (Salmo 32, 2.3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. Un uomo nuovo, un testamento nuovo, un canto nuovo. Il nuovo canto non si addice ad uomini vecchi. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al nuovo testamento, che è il regno dei cieli. Tutto il nostro amore ad esso sospira e canta un canto nuovo. Elevi però un canto nuovo non con la lingua, ma con la vita. Cantate a lui un canto nuovo, cantate a lui con arte (cfr. Salmo 32, 3). Ciascuno si domanda come cantare a Dio. Devi cantare a lui, ma non in modo stonato. Non vuole che siano offese le sue orecchie. Cantate con arte, o fratelli. Quando, davanti a un buon intenditore di musica, ti si dice: canta in modo da piacergli; tu, privo di preparazione nell'arte musicale, vieni preso da trepidazione nel cantare, perché non vorresti dispiacere al musicista; infatti quello che sfugge al profano, viene notato e criticato da un intenditore dell'arte. Orbene, chi oserebbe presentarsi a cantare con arte a Dio, che sa ben giudicare il cantore, che esamina con esattezza ogni cosa e che tutto ascolta così bene? Come potresti mostrare un'abilità così perfetta nel canto, da non offendere in nulla orecchie così perfette? Ecco egli ti dà quasi il tono della melodia da cantare: non andare in cerca della parole, come se tu potessi tradurre in suoni articolati un canto di cui Dio si diletti. Canta nel giubilo. Cantare con arte a Dio consiste proprio in questo: Cantare nel giubilo. Che cosa significa cantare nel giubilo? Comprendere e non saper spiegare a parole ciò che si canta col cuore. Coloro infatti che cantano sia durante la mietitura, sia durante la vendemmia, sia durante qualche lavoro intenso, prima avvertono il piacere, suscitato dalle parole dei canti, ma, in seguito, quando l'emozione cresce, sentono che non possono più esprimerla in parole e allora si sfogano in sola modulazione di note. Questo canto lo chiamiamo "giubilo". Il giubilo è quella melodia, con la quale il cuore effonde quanto non gli riesce di esprimere a parole. E verso chi è più giusto elevare questo canto di giubilo, se non verso l'ineffabile Dio? Infatti è ineffabile colui che tu non puoi esprimere. E se non lo puoi esprimere, e d'altra parte non puoi tacerlo, che cosa ti rimane se non "giubilare"? Allora il cuore si aprirà alla gioia, senza servirsi di parole, e la grandezza straordinaria della gioia non conoscerà i limiti delle sillabe. Cantate a lui con arte nel giubilo». 


[*] articolo tratto da sanpiox.it
 

giovedì 11 agosto 2022

Qualsiasi organo (a canne) è "liturgico": basta sia suonato da musicisti competenti!

[cliccate sulla foto dell'organo rinascimentale del Duomo di Arezzo per ascoltare 
"Alleluja e Santo" di p. Giovanni Maria Rossi 
suonato sul più o meno coevo organo della chiesa di S. Michele in Bosco a Bologna!]


Gentili lettori,

pochi giorni fa nel Duomo di Arezzo è stato inaugurato un nuovo organo a due tastiere a trasmissione elettrica: va ad affiancare l'organo rinascimentale di Luca di Bernardino da Cortona restaurato/ricostruito nel 1990 e oggi presentato al pubblico solo in vista di un eventuale utilizzo concertistico: «[...] un capolavoro, una eccellenza assoluta in Italia. Tuttavia è figlio della sua epoca e non si presta al repertorio successivo, se non facendo delle forzature [...]» (frase citata da agensir.it).

Posto che anche col temperamento mesotonico ci si può spingere ben oltre il Rinascimento (basta che le composizioni non abbiano troppi accidenti in chiave!) senza bisogno di parlare di «forzature», qualcosa mi fa pensare che, nell'ordinario servizio liturgico nella Cattedrale di Arezzo, verrà preferito il nuovo all'antico...

E siccome non credo sia ancora debellato l'ingenuo assunto "organo antico = inadatto per il culto moderno" (assunto in genere formulato da ignoranti e/o incompetenti e/o accidiosi), desidero ricordarvi, a difesa del pacifico uso degli organi antichi anche nella liturgia moderna, le intelligenti riflessioni di Edoardo Bellotti «Organi storici e temperamento nella liturgia attuale», unitamente alle mie personali considerazioni sul fatto che non è facile dimostrare che esiste un modello di "organo liturgico" (v. organoliturgico.org) (del resto, se digitate nei motori di ricerca in rete la definizione «organo liturgico» vedete ben voi cosa ne risulta)...

Vi ringrazio per la cortese attenzione e vi saluto cordialmente.


Cremona, 11 agosto 2022, giorno liturgico di santa Chiara di Assisi

 

domenica 10 luglio 2022

Per una «seria e vitale formazione liturgica» del popolo di Dio



Gentili lettori,

il 29 giugno 2022 Papa Francesco ha promulgato la sua lettera apostolica "Desiderio desideravi" per offrire spunti di riflessione circa la necessità di una «seria e vitale formazione liturgica» del popolo di Dio, affinché esso sia spronato ad attingere costantemente «a quella che da sempre è la fonte prima della spiritualità cristiana»: la Sacra Liturgia.

Alla base dell'ignoranza dei fedeli verso la Sacra Liturgia, vi è l'incapacità dell'uomo moderno di leggere i simboli: «l’uomo deve diventare nuovamente capace di simboli. [...] Il compito non è facile perché l’uomo moderno è diventato analfabeta, non sa più leggere i simboli, quasi non ne sospetta nemmeno l’esistenza».

Tra questi simboli sicuramente uno da recuperare e valorizzare con cura, ad esempio, è il "sacro silenzio" [cfr. SC 30]: «siamo chiamati a compiere con estrema cura il gesto simbolico del silenzio», dice il Papa.

Saper cogliere e vivere i simboli liturgici porta a quella tanto raccomandata (quanto, a volte, fraintesa) "piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche" [cfr. SC 14] che è in grado di introdurre il fedele nella potenziale bellezza dei riti: «La bellezza, come la verità, genera sempre stupore e quando sono riferite al mistero di Dio, porta all’adorazione».

Già, l'adorazione: perché, ad esempio, sempre meno gente s'inginocchia davanti al miracolo della Transustanziazione nel momento della consacrazione nella Santa Messa?!... Questo è uno dei frutti della vanagloria di certi nostri preti, che si pongono davanti all'assemblea quasi come attori davanti ad un pubblico, mettendo in campo «un esasperato personalismo dello stile celebrativo che, a volte, esprime una mal celata mania di protagonismo».

Forse a volte avete badato che anche solo il tono di voce del sacerdote nella Messa tradisce una mera distaccata (pure trasandata magari) "recitazione" di testi, quando invece «al presbitero è chiesta una vera ars dicendi»... altrimenti, da parte dei fedeli, si induce disattenzione, noia o addirittura insofferenza[1]; o, per contro, il sacerdote ci mette tutto l'impegno per diventare 

«il protagonista di un dramma da recitare sull'altare con altri attori, e più drammatici e sensazionali diventano tutti, più sentono che stanno ottenendo buoni risultati. In un simile scenario, il ruolo centrale di Cristo svanisce. Anche se in un primo momento può sembrare bello, presta diventa una gran noia»[2].

Questa nuova lettera apostolica di Papa Francesco è un invito molto chiaro - rivolto a tutti, sia consacrati che laici - a mettersi a studiare (e poi applicare!) la 'magna charta' della riforma liturgica ovvero la Costituzione "Sacrosanctum Concilium" del Concilio vaticano secondo sulla Sacra Liturgia, il primo documento ufficiale promulgato dai Padri il 4 dicembre 1963: «La conoscenza che viene dallo studio - ricorda il Papa - è solo il primo passo per poter entrare nel mistero celebrato».

E il canto? Quanto vantaggio avrebbe il miglior esito della ancora giovane riforma liturgica se la Chiesa italiana si dotasse di un vero programma di educazione al (bel) canto dei fanciulli in primis... Ma per educare, occorrono educatori... buoni educatori!...

E la musica? Lasciamo perdere...

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, domenica 10 luglio 2022


[1] La trasandatezza di certi sacerdoti nel celebrar messa non è certo solo dei nostri tempi: «[...] temo pur troppo che il poco concetto che si ha di un mistero così adorabile venga in gran parte dalla freddezza e dalla poca applicazione di noi altri sacerdoti nel celebrarla, per questo ho giudicato necessario [...] risvegliare in essi un sacro spavento della gran funzione che fanno» (Pietro Vanni, Istruzione sopra il sacrificio della messa [...], Cappuri, Lucca 1724; citato in: Matteo Al Kalak, Mangiare Dio. Una storia dell'eucaristia, Einaudi, Torino 2021, p. 212)
[2] Card. M. Ranjith, La Sacra Liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, in La Sacra Liturgia. Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, atti della Conferenza internazionale Sacra Liturgia 2013 (Roma, 25-28 giugno 2013), a cura di Alcuin Reid, Cantagalli, Siena 2014, p. 28.
 


mercoledì 29 giugno 2022

"La Chiesa si riscatta con la musica" (di p. Pellegrino Santucci)

 




Il 29 giugno del 1985, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella Basilica di S. Pietro in Vaticano, in occasione della messa pontificale presieduta da papa Giovanni Paolo II, venne eseguita la "Krönungs-Messe" (Messa dell'Incoronazione) K. 317 di Wolfgang Amadeus Mozart. Esecutori: Herbert von Karajan alla testa dei Wiener Philharmoniker e del coro Wiener Singverein. 

Desideriamo ricordare quella "storica" celebrazione, che tante polemiche suscitò negli ambienti progressisti/modernisti contro Giovanni Paolo II (a partire dal periodico «Vita Pastorale», n. 8-9, agosto-settembre 1985) con le parole che scrisse all'epoca p. Pellegrino Santucci, direttore della Cappella Musicale Arcivescovile di Santa Maria dei Servi in Bologna e personaggio di riferimento nell'ambito della musica sacra in Italia nella seconda metà del secolo XX, nell'articolo La Chiesa si riscatta con la musica.