Liturgia & Musica
a cura di Paolo Bottini
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«Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese. Canta bene, fratello.» (S. Agostino, Esposizioni sui salmi, Commento secondo al salmo 32, paragrafo 8)
Liturgia & Musica
Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.
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martedì 22 ottobre 2024
Giovanni Paolo II sulla Musica Sacra
lunedì 7 ottobre 2024
Papa Giovanni XXIII e la musica - di G. Baroffio
Papa Giovanni XXIII e la musica
Esaminare quale sia stata la musica che ha interessato papa Roncalli durante il pontificato (1958-1963), aiuta a comprendere un tratto importante della sua personalità. Innegabile è la sua disponibilità ad ascoltare esecuzioni corali e orchestrali, mentre probabilmente non è stato musico attivo. Non risulta, infatti, che abbia imparato a suonare uno strumento. Non gli sono mancate occasioni per ascoltare concerti, di gustare la serenità emergente da emozioni profonde. Non si ascolteranno, tuttavia, da papa Roncalli riflessioni che affiorano dal cuore di Benedetto XVI (1927-2022). Il papa bavarese ha affinato la sua personalità grazie alla familiarità con le composizioni di maestri quale Wolfgang A. Mozart (1756-1791). Sulle virtù della musica, dono prezioso di D-i-o, papa Ratzinger si è espresso in molte occasioni.
Su questo punto, il silenzio di Giovanni XXIII conferma un fatto: la musica – considerata nel senso corrente e rappresentata dalle grandi tradizioni ‘colte’ e orali ‘popolari’– non ha presentato un apice dei suoi interessi personali. Ciò non deve ingannare e condurre a conclusioni affrettate. Di fatto, sin da giovane Angelo G. Roncalli si è trovato in un clima spirituale molto particolare, oggi ignoto ai più – quello del seminario e del percorso formativo sacerdotale – secondo gli usi diffusi nei luoghi di formazione italiani.
formazione e radicazione
La formazione del giovane Roncalli segue, come c’è da aspettarsi, la tradizione del tempo. Essa è assai diversa da quella odierna; sotto alcuni aspetti sembra riflettere la vita su un altro pianeta. I limiti sociali erano vissuti in un clima di fede che permetteva alle famiglie indigenti di condurre una vita dignitosa sostenuta dalla fede in D-i-o, avvertito vicino e provvidente. Angelo non doveva costituire allora un’eccezione; oggi sembra una reliquia che può lasciare interdetti.
Bambini e ragazzi vivevano nei paesi dove le famiglie – nonostante eventuali eccezioni – si conoscevano, condividevano i frutti degli orti e dei campi. Si entrava in ogni casa e si usciva dopo una visita che durava il tempo giusto. I minuti o le ore permettevano di rinsaldare le amicizie, di offrire un aiuto, ottenere una consolazione. Talora un piatto di minestra, spesso un sorriso.
Diffusa era la preghiera: i luoghi cambiavano secondo le stagioni, al chiuso e all’aperto. Le persone trovavano uno spiraglio che permetteva di condividere la vita di Gesù con i vicini. I ragazzini erano al centro dell’attenzione vigilante degli anziani. I giocattoli erano primitivi, ma aiutavano anche loro a stringere relazioni in continuo commercium del dare e ricevere senza calcoli egoistici.
Oggi basta poco – salire su un bus o camminare in alcune strade – per rendersi conto che quella società non esiste più. Nei paesi le dimore sono sigillate; i condomini nelle città ospitano sconosciuti. I piccoli sono affidati a telefonini e aggeggi con cui talora si trastullano un poco, mentre spesso perdono se stessi nel nulla. Hanno la stanza piena di cose, ma non c’è la presenza costante – sempre leggera, mai opprimente – di una persona amica.
Per comprendere il cammino chiaroscuro percorso dal futuro pontefice, è necessario conoscere il suo mondo interiore, immaginare le sue reazioni: lo sbalordirsi di fronte a tante novità, il gustare la dolcezza di piccoli e ‘insignificanti’ accadimenti che rischiano di non essere percepiti e dei quali si gettano via i frutti più ricchi che stanno sbocciando: l’amore, quasi il culto, della verità, della giustizia, della condivisione gratuita che si ha nel donare il proprio tempo. E poi, vivere con i coetanei nella semplicità che sa riconoscere la gratitudine che si riceve, sa perdonare i torti che, forse senza nessuna malvagità, si è costretti a subire.
Nell’itinerario che porta a D-i-o scopriamo le tracce di Gesù, sentiamo il suo richiamo, avvertiamo l’ebbrezza dello Spirito. Incontriamo finalmente noi stessi per quello che siamo, senza maschere che ci sono imposte o che noi indossiamo per non dovere affrontare le responsabilità che periodicamente vengono a galla, anche quando uno meno se l’aspetta.
Questa dovrebbe essere stata la giovinezza di Angelo. Un tempo segnato dalla consapevolezza dei propri limiti senza che ciò lo spingesse nel vicolo cieco dello smarrimento infantile che paralizza tante vite innocenti abbandonate a se stesse. Il giovane seminarista – grazie agli anni trascorsi a casa nella semplicità calorosa di un ambiente umano ricco di presenze religiose – avverte la responsabilità che deve assumere nel momento.
L’esame di coscienza non si riduce a un meccanismo assurdo di tortura, ma è ciò che deve realmente essere: una conoscenza capillare, mai pignola, del nostro agire, quale rivelazione del nostro pensare e decidere nel profondo del cuore, nella intuizione libera e liberante, nell’ascolto della mente razionale e, ancor prima, del cuore.
Nell’attraversare il mondo della pietà popolare, Angelo prende notizia e si ritrova inserito nello spazio liturgico. Quanto non comprende direttamente dalla lingua latina gli è rivelato dalla reazione vissuta nell’ambiente rurale: lo sguardo verso il tabernacolo, la corona del Rosario sgranata che si muove e s’arresta per fare spazio all’ascolto di quanto viene rivelato ai semplici senza che siano necessarie formule complesse, talora aride e lontane. Il ragazzo si muove sotto lo sguardo del parroco e delle anziane verso i cui occhi egli presta attenzione fino a scorgere un lampo che segnala che cosa deve fare, dove andare. Senza saperlo sta diventando un compagno fedele di Gesù. Si sente pronto a servirlo. Non stacca più lo sguardo dalla mano del Signore e della Madonna: prima ancora di conoscere l’esperienza del salmo, egli vive e si dona pienamente al suo Signore e Maestro.
Questo primo percorso nella sequela Christi segna e orienta in modo indelebile il suo futuro nella Chiesa. Giuseppe Ormenese ha esposto in modo chiaro la Vita virtuosa cogliendo vari aspetti che aiutano ad avvicinarci al modo con cui Roncalli ha accolto e fatto fruttificare il dono di D-i-o.
La professione della fede è stata favorita dal superamento di una pietà che aveva superato il diffuso rigorismo con l’affermazione di un’esperienza di sentimenti vissuti dalla persona in carne e ossa.
Le prime note effettivamente personali del 1895 riportano il proposito di «assistere con particolare e straordinaria penetrazione interna e fede alla santa messa» e un anno dopo quello «di non accostarmi mai ai santi sacramenti per usanza o con freddezza e di non impiegare mai meno di un quarto d’ora nel prepararmi». Le molteplici distrazioni o il mancato raccoglimento sono però il motivo dominante del periodo e i rimedi adottati fanno riferimento all’impiego di frequenti giaculatorie, intese come mezzi per ottenere «l’intima unione con Gesù... e Maria». È in tale contesto che il diciottenne Roncalli tematizza la scissione tra pietà interna ed esterna: «il più che io mi debbo procurare è una pietà interna, della quale l’esterna non è che una veste; pietà che si fondi sull’umiltà vera, della quale ho un grandissimo bisogno», segnalando in tal modo non solo un bilancio della propria spiritualità ma, in maniera indiretta, anche il dilemma che investiva la pratica cultuale tesa tra paradigma devoto e aspetto cerimoniale, avvertito quest’ultimo come significativo sul versante esteriore della corretta esecuzione, del portamento e della testimonianza da rendere agli altri.
sabato 31 agosto 2024
Concorso per posto di organista titolare della Cattedrale (stipendio garantito: zero!) ...
... ma come, pretendete che il candidato sia in possesso di titolo di studio accademico e avete la faccia tosta di chiedergli che dovrà lavorare aggratis?!
:-/
Per la serie https://www.organieorganisti.it/remunerazione-organista-liturgico-musicista-chiesa ...
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Prot. N. 20/2024/DN
«Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti» (Sacrosanctum Concilium, 120).
Pertanto, accogliendo il suggerimento da parte del Direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, con il presente provvedimento promulgo le
per l’incarico di Organista della Cattedrale di Altamura
e delle Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti.
2. Potranno essere iscritti all’Albo coloro che sono in possesso del diploma in organo, conseguito presso un Conservatorio o almeno presso una Scuola Diocesana di Organo.
3. I Candidati dovranno presentare all’Ente proprietario della rispettiva Cattedrale o Concattedrale [*] domanda scritta di iscrizione all’Albo, corredata di:
a) copia del titolo di cui al n. 2 delle presenti Norme;
b) attestazione scritta da parte del Parroco/Rettore della chiesa dove svolgono abitualmente il servizio di organista [§];
c) documentazione attestante altri eventuali titoli ed esperienze in ambito liturgico;
d) Curriculum vitae.
In ogni caso, il Vescovo diocesano provvederà a nominare uno o più “Organisti titolari” della Cattedrale o Concattedrale.
Sac. Vincenzo Panaro
- tratto da https://www.diocesidialtamura.it/2024/08/27/norme-per-lincarico-di-organista-la-nota-di-mons-russo/
È stato modificato altresì il genere del documento, titolandolo ‘Disposizioni’ più consono alla natura del documento stesso. A seguire il testo ufficiale completo della rettifica:
Diocesi di Altamura – Gravina – Acquaviva delle Fonti
«Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti» (Sacrosanctum Concilium, 120).
Considerato che la Cattedrale di Altamura e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti sono dotate di monumentali organi a canne di grande interesse storico e artistico, con una amplissima gamma e ricchezza di registri, recentemente oggetto di ingenti e accurati interventi di restauro, si stabilisce quanto segue, al solo scopo di assicurare che tali delicati strumenti musicali di notevole valore vengano adoperati con competenza, passione e responsabilità per realizzare una “musica santa, perché santi sono i riti”1, nel rispetto degli stessi strumenti.
Con il presente provvedimento, pertanto, a cura degli uffici diocesani competenti, sono pubblicate le seguenti
Disposizioni
per la costituzione di un albo di organisti/musicisti
per la Cattedrale di Altamura
e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti.
È costituito presso la Cattedrale di Altamura [d’ora in poi Cattedrale] e le Concattedrali di Gravina in Puglia e di Acquaviva delle Fonti [d’ora in poi Concattedrale/i] l’Albo degli Organisti/musicisti della Cattedrale e delle Concattedrali.
Potranno essere iscritti all’Albo coloro che sono in possesso del diploma in organo, conseguito presso un Conservatorio o presso una Scuola Diocesana di Organo, coloro che sono in possesso di un diploma di organista liturgico rilasciato dall’Ufficio Liturgico Nazionale, ovvero coloro che frequentano corsi per strumenti a tastiera presso enti educativi e formativi musicali (Accademie, Conservatori, Licei Musicali), comprovanti il possesso delle adeguate competenze tecnico-pratiche necessarie all’uso degli strumenti a tastiera.
1 Francesco, Discorso alle Scholae Cantorum dell’Associzione Italiana Santa Cecilia, Aula Paolo VI, 28 settembre 2019.
3. I Candidati dovranno presentare all’Ente proprietario della rispettiva Cattedrale o Concattedrale2 domanda scritta di iscrizione all’Albo, corredata di:
a) copia del titolo di cui al n. 2 delle presenti Norme;
b) attestazione scritta da parte del Parroco/Rettore della chiesa dove svolgono
abitualmente il servizio di organista3;
c) documentazione attestante altri eventuali titoli ed esperienze in ambito liturgico;
d) Curriculum vitae.
4.L’accettazione della domanda è subordinata all’approvazione del Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano e del Responsabile per la Sezione Musica Sacra dell’Ufficio Liturgico diocesano, sentito il parere del Parroco/Rettore della Cattedrale o Concattedrale. Questi, presa visione della documentazione e, se ritenuto opportuno, dopo l’espletamento di una prova attitudinale costituita da una parte pratica e da un colloquio, conclusasi con esito positivo, potranno decretare l’iscrizione del candidato all’Albo di cui al punto n.1.
L’iscrizione all’Albo permetterà ad ogni Organista di poter prestare il proprio servizio nella Cattedrale o Concattedrale, utilizzando all’occorrenza l’organo ivi presente.
Gli Organisti possono richiedere in qualunque momento la rimozione dall’Albo di tutti o alcuni dei loro dati.
3 settembre 2024
Ufficio per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto Ufficio Liturgico
2 Per Altamura e Gravina in Puglia, il Capitolo Cattedrale o Concattedrale; per Acquaviva delle Fonti, l’ente Diocesi.
3 Qualora il Candidato risultasse privo di adeguata formazione liturgico-musicale, si chiede che possa provvedere a colmare tale lacuna, partecipando a corsi a ciò destinati.
domenica 23 giugno 2024
Decreto del Vescovo riguardo la Musica Sacra nella Liturgia
L'organo della chiesa concattedrale di Sanremo
mercoledì 1 maggio 2024
A quando la risurrezione del CANTO GREGORIANO ?! ...
L'illustre gregorianista Giacomo Baroffio (foto di Lorenzo Palmero) |
Politico: il termine sottolinea l’importanza di una visione storica che tenga conto i fatti costituenti, appunto, la polis: la persona con le varie radicazioni nei terreni sociali, economici, diplomatici.
Il canto liturgico nel Medioevo è al centro dell’attenzione nelle istituzioni ecclesiastiche dedicate alla formazione dei giovani. Si tratta delle scuole annesse alle cattedrali e ai noviziati dove crescono i futuri monaci. C’è un filo rosso che congiunge questi scuole medievali con felici isole ancora piene di vitalità. Oltre a leggere i testi che illustrano il passato, si può avere un’idea realistica frequentando oggi, per esempio, le scuole di formazione presso le cattedrali inglesi (a London anglicana [St. Paul] e cattolica [Westminster Cathedral]) o una Escolania sopravissuta presso alcune abbazie iberiche. In Italia notevole è l’istituzione moderna del coro annesso alla cattedrale di Lodi.