Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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lunedì 30 ottobre 2023

Perché il popolo cristiano non canta più (di S. Ecc. Mons. Pietro Nonis)


 

L'angolo di Pietro Nonis


MUSICA SACRA. Ancora nel Novecento, la Chiesa coltivava con passione. Poi il declino


Perché il popolo cristiano non canta più


La comunità cristiana svolge una sua attività culturale fin dai suoi primordi. Pensiamo all'ultima sera che il Cristo passa fra i suoi, fino al momento in cui la tragica Passione s'impadronirà di lui. «“Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi» [Mt 26, 29-30].


Già la struttura mosaica dà importanza alla formulazione ed esecuzione di inni sacri. «Voglio cantare in onore del Signore / perché ha mirabilmente trionfato, / ha gettato in mare / cavallo e cavaliere» (Es 15, 1). Il primo libro delle Cronache ricorda i nomi di coloro «ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio, dopo che l'Arca aveva trovato una sistemazione» (1 Cr 6, 16). «Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio i figli di Asar, Eman e di Idutun, che eseguirono la musica sacra con cetre, arpe e cembali» (1 Cr 25, 1). Le Cronache danno ai cantori i nomi di “profeti” o di “veggenti”.

Nel prezioso corpus delle Lettere di Paolo sono sicuramente contenuti dei tratti destinati al canto liturgico: sono le fasi nascenti di una cultura singolare che col tempo si irrobustisce. Non è fuori luogo ritenere che in quella sede abbia avuto luogo, a partire dai cantici della più antica comunità cristiana, il trapasso dai frutti della musica corale presente nella Bibbia, ai primi germi della musica gregoriana.


L'Architettura cristiana del Medio Evo ha certamente asegnato un posto e un ruolo al canto sacro. A partire dalla fine del Medio Evo esso prenderà in luoghi significativi una funzione insostituibile nella liturgia, che ha precedentemente assunto per ruoli speciali i frammenti più importanti dei testi. Dell'enorme sviluppo assuto dal Quattro-Cinquecento dalla musica sacra e dal canto corale, fa testimonianza il fatto che, col trascorrere del tempo, il popolo s'impadronì delle melodie più parlanti e scorrevoli. Ancora nel Novecento – primi periodi – la Chiesa coltivava con passione la musica nelle comunità importanti o anche minori. 


Poi, lentamente, il decadimento, e la sostituzione di parole e melodie significative, riservate dapprima ai professionisti e quindi passate ai gruppi giovanili che fanno in chiesa musica somigliante a quella estranea, nella quale è difficile cogliere il germe e il tono della preghiera. Fino al silenzio odierno: preannuncio sepolcrale di una decadenza che prelude il silenzio mortuario.


- articolo pubblicato su «La Voce dei Berici» il 2 marzo 2014