Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

______________

martedì 8 dicembre 2015

Dio s'è fatto come noi...



... un canto decisamente diventato "tradizionale" nelle nostre chiese, tanto tradizionale che ormai i giovani d’oggi (parlo di quelli nati col Concilio Vaticano II o poco dopo!) lo considerano roba vecchia, emblema dei vecchi tempi andati (figuriamoci i ventenni: manco l’hanno mai sentito!).


E pensare che questo canto non ha ancora compiuto il mezzo secolo di vita: eseguito per la prima volta in occasione del 22° Convegno Universitario il 28 dicembre 1967 ad Assisi.

Chi l’ha composto? Ma nientemeno che il mitico Marcello Giombini!

Attenzione però: come lo conosciamo noi oggi, è la versione edulcorata - dall’uso trito e ritrito nelle nostre chiese in questi decenni - di un originale che nella prima incisione discografica suonava come potete sentire cliccando il seguente collegamento!!

Una cosa impressionante: il puro stile beat dell’epoca (con Hammond, chitarra elettrica e voce solista di uno che sembra un po' mal registrato!) applicato ad un testo religioso!

Al di là del falso problema della legittimità di questo modo di far musica nella liturgia (ovvero lo stile della musica profana che entra nel culto divino) - falso problema perché in realtà è sotto gli occhi (anzi le orecchie) di tutti che in tantissime chiese in Italia oggi lo stile musicale dei canti che va per la maggiore è proprio quello ritmico-sincopato tipico della musica leggera - ciò che mi colpisce è la forma della composizione che, a mio parere, deve ispirare il compositore di canti liturgici oggi: un brevissimo ritornello che possa essere spontaneamente ripetuto per imitazione dall’assemblea, alternato ad altrettanto brevi versetti cantati da un solista (o semmai da un gruppo corale).

Sarebbe la carta vincente per promuovere con tutta facilità la tanto ricercata e necessaria "partecipazione attiva" dei fedeli al culto (cfr. SC 15, 19, 30, 48)... nonché per eliminare dalle panche delle nostre chiese i libretti dei canti e l’introduzione di un nuovissimo botta-risposta tra i suonatori e cantori domenicali: «Raga’, chessi-canta-oggi?... - Mavvai tra’, fratello, ci cantiamo l'antifona d'introito del messale, no?!»

Ecco, io ho deciso di perseguire proprio questa strada con questa mia nuova iniziativa www.cantiperlamessa.it , ispirandomi direttamente alle antifone del Graduale Romano ma andando nella direzione di uno stile melodico più "moderno".

Il tutto per obbedire alla raccomandazione posta al n. 121 della costituzione sulla liturgia "Sacrosanctum Concilium" promulgata dal Concilio Vaticano II:

«I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche».

Per la serie: «cerchiamo un nuovo canto per l’Avvento?! - No, dài, partiamo prima da "Sacrosanctum Concilium" e vediamo cosa ci chiede!».

Penso che non possa dichiararsi cattolico chi non si metta in ascolto di un Concilio (consesso di vescovi convocato dal Sommo Pontefice) le cui deliberazioni sono promulgate sotto diretta azione dello Spirito Santo: chi va contro un Concilio, va contro il Papa e la Chiesa!

Meditate, gente...

Grazie per la cortese attenzione e buon Avvento a tutti.


Cremona, 8 dicembre 2015, solennità dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria

domenica 29 novembre 2015

domenica 22 novembre 2015

Ufficio Vaticano Musica Sacra


Gentili lettori,

pare evidente che nell’attuale anarchia liturgico-musicale (parrocchia che vai, musica che trovi!) sarebbe vieppiù urgente che si istituisca finalmente un organismo dirimente a livello universale, ovvero un ufficio per la musica sacra in seno alla congregazione vaticana per il Culto Divino, come da tempo già mons. Miserachs (ex preside del PIMS e maestro di cappella di S. Maria Maggiore a Roma) invocava (v. http://www.zenit.org/it/articles/necessario-un-ufficio-pontificio-di-vigilanza-sulla-musica-sacra ) e come di recente è stato meglio delineato (v. http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350250 ).

Parlo di un organismo che si occupi precipuamente di regolare con un certo rigore un aspetto del culto, la musica e il canto, che non sono secondari, anzi sono essi stessi culto!

Voglio tuttavia (pessimisticamente) scommettere che nemmeno il nuovo auspicabile Ufficio Vaticano per la Musica Sacra saprebbe mettere facilmente ordine nel marasma del canto e della musica nella liturgia (qui in Italia in particolar modo), perché prima di tutto bisognerebbe arginare quelle storpiature del culto scaturite, in ormai oltre cinquant’anni, da un’indebita interpretazione di "Sacrosanctum Concilium" (o addirittura da un’insana indifferenza verso la medesima istruzione) e dei documenti liturgici ufficiali (a partire dall'Ordinamento Generale del Messale Romano).

Voi organisti e musicisti di chiesa non sentiatevi indifferenti verso il vero problema che assilla la Chiesa oggi: la deriva verso la desacralizzazione del culto!

Non dimenticate le parole del cardinal Ratzinger nel 1997: «Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran parte dal crollo della liturgia» (v. http://digilander.libero.it/gregduomocremona/ratzinger_la_mia_vita.htm ).

Ma infine una considerazione fondamentale: nessun miglioramento dell’aspetto canoro e musicale del culto sarà possibile senza l’apporto di chi canto e musica lo sa fare bene, e chi sa fare bene canto e musica ha pure diritto alla sua mercè...

Come vedete il busillis sta nell’investimento economico per formare musicisti professionisti che siano in grado di interagire come si deve con la liturgia...

Ma anche risolto il problema economico, rimarrebbe un’altro ostacolo: l’ostracismo dei parroci, raramente attenti alla corretta applicazione della riforma liturgica operata dal Vaticano II, spesso supportati dall’indifferenza dei loro vescovi, il quali ritengono inutile pontificare in materia liturgica così come poco caritatevole tirare le orecchie ai preti che compiono abusi liturgici più o meno manifesti...

Bisognerebbe allora, di pari passo all’assunzione di musicisti di chiesa preparati, preoccuparsi più approfonditamente della formazione liturgica e musicale dei seminaristi...

Perdonate i tanti puntini di sospensione... a me sembra che in questa Chiesa non si possa più parlare seriamente di liturgia senza essere subito tacciati di vaneggiamenti filosofici!

Vi saluto con vieppiù affranta devozione.


Cremona, nel giorno di S. Cecilia dell’anno 2015

domenica 1 novembre 2015

Istituito il primo albo italiano degli organisti nella diocesi di Massa-Carrara-Pontremoli


Gentili lettori,

la diocesi di Massa Carrara - Pontremoli, mi pare prima fra tutte in Italia, ha istituito nel 2013 un albo diocesano degli organisti, intelligente azione che il sottoscritto, in maniera più radicale, auspicava poco tempo fa su queste pagine, ovvero la costituzione di un ALBO ufficiale degli organisti abilitati al servizio liturgico...

In particolare la citata diocesi ha stabilito norme per l'attribuzione della qualifica di "organista titolare", come pure il sottoscritto andava scrivendo nel febbraio 2015 sempre in questo spazio...

Sono particolarmente lieto che finalmente si faccia chiarezza sull'appellativo di organista "titolare", titolo in realtà ampiamente abusato da moltissimi colleghi in tutta Italia, peraltro col beneplacito delle autorità ecclesiastiche!

Forse ci si può chiedere quali vantaggi possa offrire in una diocesi un albo degli organisti... 

Voglio dire: per quale motivo un organista si sentirebbe spinto ad iscriversi all'albo? Offre forse vantaggi di qualche natura essere iscritto all'albo diocesano degli organisti?

Ecco quanto mi rispondono direttamente dalla diocesi succitata: l'albo diocesano degli organisti potrebbe servire 1) a valorizzare quanti hanno studiato rispetto a chi è praticone, in particolare per matrimoni e servizi che possono essere retribuiti 2) a fare chiarezza su titolarità e competenze aiutando a capire che per essere organista servono alcune "abilità" che non tutti hanno, pianisti compresi 3) far conoscere ufficialmente ai parroci i nominativi degli organisti in modo che si rendano disponibili a farli suonare senza resistenze nelle loro chiese, riconoscendone la professionalità rispetto ad altri sconosciuti.

Stendo però un appunto all'albo diocesano di Massa Carrara - Pontremoli, ovvero il fatto che l'accettazione di un candidato sia subordinata unicamente al giudizio dell'Incaricato Diocesano per la Musica Sacra potrebbe essere un deterrente all'iscrizione stessa da parte di un candidato, nonché ingenerare imbarazzanti contenziosi (in questi casi si fa alla svelta a finire in prima pagina sui giornali locali!).

Bisognerebbe, piuttosto, provvedere ad istituire un vero e proprio esame attitudinale al fine di ottenere l'accesso all'albo, obbligatorio per tutti, come a Parigi, ad esempio, ove il "syndicat" dei musicisti di chiesa, in accordo con la diocesi, provvede ad una severa sessione d'esami  (ovviamente presieduta dal responsabile diocesano per la musica sacra) al fine di ottenere la cosiddetta "carte professionnelle", una sorta di patentino che dà diritto ad accedere a posti di organista in chiese ove non è altrimenti possibile accedere a far servizio: chi non ha il titolo, e dunque non fa parte dell'albo, non può nemmeno suonare ad una messa occasionale in quella tal chiesa!

Ma a Parigi ciò è possibile perché moltissime parrocchie, anche piccole, hanno modo di pagare il servizio liturgico in piena regola (700 netti mensili per un titolare) e, quando non vengano fatti veri e propri concorsi (come una volta, mi dicono, in Italia si facevano per bandire addirittura la titolarità di un parroco!), le parrocchie in Francia indicono un pubblico appello a candidature.

Qui in Italia, mi pare, siamo ben lontani dalla piena utilità di un albo "professionale" degli organisti di chiesa... semplicemente perché da noi suonare l'organo a messa non è una professione riconosciuta in quanto ritenuta non degna di essere remunerata provvedendo agli obblighi previdenziali di legge!

Ad ogni modo, vedo cosa positiva l'istituzione di un "albo" diocesano degli organisti: spero ne seguano in altre diocesi! Per comodità riporto immediatamente qui sotto il regolamento ufficiale di quello della diocesi di Massa Carrara - Pontremoli.

Grazie per la cortese attenzione e auguri di buona musica a tutti.

Paolo Bottini

Cremona, il 1° novembre 2015, Solennità di tutti i Santi

* * *

Diocesi di Massa Carrara - Pontremoli

ALBO DEGLI ORGANISTI

Regolamento

È costituito l’albo degli organisti della Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli pubblicato sul sito ufficiale della Diocesi con i dati che gli organisti vorranno rendere pubblici e accessibili a tutti.
Potranno essere iscritti all’albo:


1. i diplomati in organo presso un Conservatorio che dimostrino di avere formazione liturgica ed esperienza di servizio alle celebrazioni in una chiesa della Diocesi
2. i diplomati onorari della Scuola Diocesana di Musica Sacra della Diocesi

3. i diplomati presso la Scuola Diocesana di Musica Sacra della Diocesi

4. i diplomati presso una Scuola Diocesana di Organo anche di altra Diocesi che prestino servizio in una delle chiese   Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli

5. gli organisti che, pur non avendo titoli, hanno documentate conoscenze musicali e hanno prestato un lungo servizio presso una parrocchia o una chiesa della Diocesi acquisendo esperienza e capacità tecniche di buon livello.

L’iscrizione è su richiesta degli organisti che potranno richiedere la pubblicazione di una loro foto, del loro curriculum, dei loro recapiti (indirizzo, telefono, cellulare, fax, mail, ecc.).
I soli nominativi degli organisti cui ai nn. 2 e 3 sono pubblicati d’iniziativa della Diocesi a meno che gli interessati non richiedano di essere cancellati.
La richiesta deve essere accompagnata da una presentazione del parroco o del rettore della Chiesa dove i richiedenti prestano servizio e/o corredata dalla documentazione attestante titoli ed esperienze.
L’accettazione della richiesta e la pubblicazione dei singoli dati è subordinata all’approvazione dell’Incaricato Diocesano per la Musica Sacra in particolare per i richiedenti cui al punto 5. In caso di disaccordo potrà essere presentato, ma solo per iscritto con breve riassunto del caso, ricorso al Vescovo Diocesano.
La dicitura “Organista Titolare della chiesa N.” o “Organista titolare dell’Organo N. della chiesa N. ” deve essere attestata dal Parroco o dal Rettore della chiesa dove l’organista presta servizio nella lettera di presentazione.
L’essere organista titolare non comporta alcun rapporto di dipendenza o di lavoro con la chiesa che, caso mai, dovrà essere normato da regolare contratto; si tratta di titolo onorifico dell’organista principale di una chiesa importante nella quale vi sia un organo a canne o di una qualsiasi chiesa che abbia un organo a canne storico o di particolare pregio. Conferita la titolarità dell’organo la si intende valida per un quinquennio sempre rinnovabile per altri quinquenni a meno che l’organista non smetta il proprio servizio oppure il parroco o rettore della chiesa non decida di revocarla con semplice comunicazione scritta all’interessato. L’essere organista titolare comporta l’ammissione all’albo degli organisti solo se l’organista presenta i requisiti di almeno uno dei 5 punti sopra indicati.

I dati saranno gestiti dalla Diocesi di Massa Carrara – Pontremoli con sede in Via Zoppi 14 – 54100 MASSA MS alla quale sarà sempre possibile la rimozione in toto o in parte dei dati pubblicati.
Gli organisti possono richiedere in qualunque momento la rimozione dall’albo di tutti o alcuni dei loro dati.
La Diocesi può decidere la rimozione dall’albo di un organista per disposizione dell’Ordinario o decisione dell’Incaricato Diocesano per la Musica Sacra. Tale decisione dovrà essere comunicata per iscritto all’interessato riportando le motivazioni della decisione stessa.
Gli organisti verranno rimossi immediatamente nel caso che i dati presentati risultino non veritieri o vengano accertati comportamenti durante il servizio organistico gravemente in contrasto con le norme liturgiche.

[il soprascritto regolamento è tolto da questa pagina internet della diocesi di Massa Carrara - Pontremoli]

lunedì 13 luglio 2015

Tariffario nazionale musicisti di chiesa



Gentili lettori,

qualche tempo fa mi avevano segnalato che, presso la diocesi di Caltagirone, l'economo diocesano aveva informato i parroci circa diverse cause penali perse dalla Chiesa verso persone che, pur avendo svolto un servizio regolare e continuativo presso le parrocchie (come sacristi, collaboratori, addetti alle pulizie etc.), non si erano mai viste corrispondere un compenso in denaro e/o l'assolvimento dei relativi oneri previdenziali.

Per questo l'economo aveva invitato i parroci a regolarizzare la posizione di questi collaboratori mediante contratto e contributi pensionistici, per evitare di incorrere nella denuncia di sfruttamento e lavoro nero.

I parroci presenti avevano contestato questo invito dicendo: «ma allora il volontariato dove va a finire?!».

L'economo aveva risposto che il volontariato è da intendersi non regolare e non continuativo, in tutti gli altri casi i parroci dovrebbero mettere in regola il collaboratore o altrimenti rifiutarsi di ricevere la prestazione.

Del resto, in questo senso, indicazioni specifiche sono state nel frattempo ufficialmente diramate dalla CEI nel vademecum La gestione e l'amministrazione della parrocchia in cui è espressamente suggerito che gli organisti e i direttori di coro possano essere inquadrati nel regime fiscale dei cosiddetti "contribuenti minimi".


Nonostante ciò sono ancora rarissimi oggi in Italia i casi in cui un organista o un direttore di coro viene assunto e pagato "in bianco" per svolgere servizio liturgico…

Fatto salvo che tale servizio può essere svolto anche gratuitamente (sia da professionisti che da dilettanti) e che ogni parroco possa decidere se pagare o no un musicista professionista, io proporrei che si istituisca finalmente anche in Italia un TARIFFARIO di riferimento per il pagamento degli onorari agli ORGANISTI e ai DIRETTORI di CORO professionisti che svolgono servizio liturgico, in modo che in qualsiasi diocesi un sacerdote onesto possa avvalersi di una tabella di riferimento per poter pagare un musicista provvedendo altresì all'assolvimento dei relativi oneri previdenziali, come del resto raccomandato nel Codice di Diritto Canonico.

Detto tariffario, di cui in calce espongo dettaglio, sarebbe valido solo per coloro che hanno conseguito un titolo di studio rilasciato da un Conservatorio di Musica o da un Pontificio Istituto di Musica Sacra (s'intende che chi non possiede un titolo di studio, o comunque un'abilitazione professionale, non possa nemmeno esercitare una professione).

Tuttavia, dato che non è scontato che un musicista professionista abbia cognizioni di liturgia, la Chiesa dovrebbe pagare di più coloro che hanno conseguito un titolo di studio con specializzazione liturgica (ciò è possibile naturalmente presso i Pontifici Istituti di Musica Sacra e, dal 2001, in alcuni Conservatori, ancora pochi purtroppo), oppure che abbiano conseguito un titolo di studio "tradizionale" ma che abbiano anche ottenuto il diploma Coperlim rilasciato dalla C.E.I. e/o un diploma rilasciato da un Istituto Diocesano di Musica Sacra.

Sarebbe così anche occasione per porre un livellamento dei compensi dati ai musicisti in occasione delle messe nuziali  soprattutto (ma, credo, anche esequiali), al fine anche di scongiurare certe speculazioni di sedicenti professionisti dell'organo che abitualmente ottengono più o meno lauti guadagni sapendo sfruttare il prestigio di certi luoghi di culto unitamente alla "titolarità" [*] del relativo organo indebitamente assunta o comunque alla loro popolarità di "maestri".

Inoltre, per chiunque desiderasse accedere a questo livello professionale riconosciuto, dovrebbe essere parimenti istituito un esame nazionale di abilitazione (molto duro!) con prove di accompagnamento, improvvisazione ed interpretazione, superato il quale si otterrebbe il titolo di "artista musicista del culto" col diritto ad entrare nell'albo dei musicisti di chiesa riconosciuti, albo che ovviamente verrebbe tenuto in considerazione, in via preferenziale, da qualsiasi ente ecclesiastico che voglia avvalersi di un musicista di chiesa "coi fiocchi"!
Insomma, un semplice onesto punto di riferimento affinché un parroco, da Aosta a Catania, possa dire al pretenzioso musicista di turno: "non posso pagarti di più: carta canta!", così come il musicista, da Catania ad Aosta, possa dire al pretenzioso parroco di turno: "reverendo, mi offre troppo poco: carta canta!"… fermo restando che un parroco sia sempre libero di decidere se pagare o no un musicista professionista così come se avvalersi o meno del medesimo oppure ancora decidere di pagare un dilettante!

Attendo volentieri qualsiasi osservazione.

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, il 13 luglio 2015

[*] vedasi in questo mio blog riguardo la questione della figura dell'organista "titolare"



* * *

www.organieorganisti.it

* * *


TARIFFARIO ARTISTI MUSICISTI DEL CULTO
I numeri s'intendono in euro e al netto di qualsiasi onere previdenziale previsto dalla legge.


CATEGORIA A:
DIPLOMA in ORGANO o in DIREZIONE DI CORO presso www.musicasacra.va o www.unipiams.org
o
DIPLOMA DI STATO in ORGANO per la LITURGIA o in DIREZIONE di CORO per la LITURGIA
o
DIPLOMA DI STATO in ORGANO o DIREZIONE DI CORO TRADIZIONALI + COPERLIM (cfr. http://win.organieorganisti.it/coperlim.htm) e/o DIPLOMA MUSICALE DIOCESANO

servizio sotto 1h15
50

servizio oltre 1h15 opp. sotto 1h15 post ore 20
60

servizio oltre 1h15 post ore 20
80

matrimoni o funerali
60

servizio terminato oltre le ore 24
110


CATEGORIA B:
DIPLOMA in ORGANO o in DIREZIONE DI CORO TRADIZIONALI

servizio sotto 1h15
40

servizio oltre 1h15 opp. sotto 1h15 post ore 20
50

servizio oltre 1h15 post ore 20
70

matrimoni o funerali
50

servizio terminato oltre le ore 24
100

* * *

www.organieorganisti.it




domenica 14 giugno 2015

Ignorare la bellezza


Gentili lettori,

desidero rispondere all'accorato appello [*] che l'illustre collega Francesco Cera pone a suggello del suo intelligente scritto sotto citato: mi sembra ormai inutile spendere altre energie per tentare di convincere il clero italiano circa l’importanza di un canto e di una musica fatti con arte nel culto divino!

Rimane il problema della tutela di un patrimonio, quello organario, che è di natura storica e dunque tutelato da un’apposita legge dello Stato (Legge 1 Giugno 1939, N.1089, "Tutela delle cose d'interesse Artistico o Storico"), integrata nel 2004 da uno specifico "Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio".

La domanda è: come tutelare dei beni storici particolari, come sono gli organi, che vieppiù perdono il loro primario utilizzo nel culto della Chiesa cattolica in Italia?

La soluzione che propongo è sempre questa: "giunse alfin il momento" che gli organisti professionisti italiani si riuniscano in un sodalizio LAICO che abbia per scopo precipuo la tutela e valorizzazione del patrimonio organario!

Per la serie: l’organo nel culto non lo volete?!... Peggio per voi: quanto meno lasciateci la possibilità di valorizzarlo culturalmente!

Circa la costituenda "Associazione Italiana Organisti Professionisti", vogliate cortesemente lasciare il Vostro parere nel forum di "Organi & Organisti" .

Grazie per la cortese attenzione e auguri di buona musica a tutti.


Cremona, il 2 giugno 2015, Festa dei SS. Marcellino e Pietro, Festa della Repubblica

* * *


IGNORARE LA BELLEZZA

di Francesco Cera

Il patrimonio artistico che attraverso secoli di mecenatismo si è accumulato in Italia non finirà mai di stupirci per l’enorme ampiezza, oltre che per l’elevata qualità artistica. Si è consapevoli della quantità di pitture, sculture e altri manufatti di valore artistico conservati nei luoghi di culto, ma ancora pochissimo si ricorda quale eccezionale patrimonio sia quello degli organi storici.

La quantità è stimabile approssimativamente attorno ai 10.000 strumenti, se consideriamo che la sola regione Marche, più ricca di altre ma non di molto, ne ha catalogati circa 750. Numeri da record, senza paragoni tra i paesi d’Europa anche sotto l’aspetto dell’antichità.

Mentre altrove gli organi di epoca rinascimentale si contano sulle dita di una mano, in Italia se ne conservano più di una trentina, costruiti nel periodo che va dal 1475 (l’organo di Lorenzo da Prato in San Petronio a Bologna) alla fine del Cinquecento, alloggiati in splendide casse intagliate, con portelle dipinte da maestri di primo piano. Più di un centinaio gli organi del XVII secolo, migliaia quelli dei secoli XVIII e XIX, a volte tre o quattro in un solo piccolo paese.

La varietà di tradizioni lungo la penisola si esprime in sonorità differenti, sia per la scelta dei registri, sia per le qualità timbriche: a volte sfumature, a volte differenze rilevanti tra concezioni sonore, frutto di esigenze musicali, suggestioni artistiche e ambientali, in splendido legame con la cultura del luogo.

Eppure questo entusiasmante patrimonio non gode affatto della considerazione che merita, e giace ancora in buona parte nell’abbandono, nell’incuria e ancor oggi in alcuni casi viene distrutto o venduto all’estero. I deliziosi organi positivi, specialità del Regno di Napoli, restano muti in cima alle cantorie nel meridione.

Nonostante da più di trent’anni siano diffusi restauri di alto livello e fioriscano rassegne di concerti, resta irrisolto il problema fondamentale: il ruolo originario e l’utilizzazione abituale di questi strumenti.

È un dato sconfortante che nelle chiese in cui esiste un organo storico restaurato questo non viene suonato durante la messa, ma si preferisce l’organo elettronico in nome di una maggior comodità. È mai possibile ignorare la bellezza e la capacità di elevare lo spirito di un antico organo a canne per suonare un brutto surrogato? Se il problema è la distanza con l’altare o col coro, all’estero risolvono distanze enormi con telecamere, noi abbandoniamo l’organo.

Quanti strumenti potrebbero essere salvati, restaurati bene anche con cifre non alte, e suonati ogni domenica per la gioia e l’elevazione dei fedeli.

Urge una riqualificazione della musica nella liturgia, che sia sentita come inscindibile dal decoro e dal valore spirituale del rito, e un’educazione del clero in tal senso.

I giovani organisti diplomati quando possono scappano all’estero, dove trovano ciò che in Italia è negato.

Dunque un appello, oltre che alle istituzioni di salvaguardia, va soprattutto alla Chiesa.

[*] questo scritto apparve sul mensile "Amadeus" nel maggio 2013

sabato 2 maggio 2015

... per un'associazione di organisti professionisti...





Gentili lettori,

chi ha modo di frequentare il mondo organistico italiano avrà notato che, in genere, ogni organista di chiesa non fa che pensare al proprio orticello perché, data l’anarchia liturgico-musicale vigente nelle parrocchie e la mancanza di una severa regolamentazione, da parte della Chiesa, circa l’utilizzo extra-liturgico degli strumenti, se uno diventa organista "titolare" [*] in una chiesa, subito si prende la briga di organizzare una rassegna di concerti (per fare scambi con altri colleghi disponibili), registrare c.d., fare lezioni private e/o pubbliche (corsi di perfezionamento) e tutto quanto contribuisca al proprio tornaconto personale (ad majorem eius gloriam!)...

Queste attività musicali extra-cultuali (che, di per sé, non sono certo deprecabili) sono magari facilitate, ahimé, dal sempre minor interesse del clero e del popolo per l’utilizzo dell’organo nel culto divino: dunque all’organista (sempre che a priori non venga defenestrato!) non rimane che prodigarsi a valorizzare il "suo" strumento dal punto di vista meramente culturale...

Ora, appurato che la C.E.I. non ripeterà di certo con la categoria degli www.organisti.it l’errore di tirarsi la zappa sui piedi come fece stipulando il contratto nazionale con quella dei www.sacristi.it , inutile illudersi: rebus sic stantibus in Italia non c’è verso di riuscire a farsi assumere in regola in qualità di organista dalla parrocchia (che, come si sa, è spesso il regno dei pagamenti sottobanco e del lavoro nero: vedasi il recente caso della diocesi di Napoli).

Nonostante ciò, dato che ormai non è raro sentire di un parroco che "caccia" l’organista perché a messa si preferiscono chitarre e Gen Rosso, io credo che un SODALIZIO DI ORGANISTI PROFESSIONISTI contribuirebbe a rafforzare l’interesse pubblico verso l’organo "macchina" musicale!

Insomma, un’ASSOCIAZIONE LAICA e libera dalle restrizioni di un clero sempre meno interessato alla valorizzazione del canto e della musica nel culto, anche se con la Chiesa rimarrebbe ovviamente necessario intrattenere relazioni cordiali...
Per la serie: «vuoi l’organista? Io sono in grado di farti un servizio coi fiocchi!» Per contro: «a messa preferisci le chitarre?! Bene! L’organo almeno fammelo suonare in concerto, per far lezioni, visite guidate, corsi etc. etc.».

Insomma, voi sapete che gli organi "invecchiati" di 70 anni diventano beni culturali tutelati dallo Stato: vogliamo fare in modo di contribuire a tutelarli oppure stiamo a guardare che rimangano in chiesa ad impolverarsi assieme a statue e tele per colpa dell’indifferenza dei preti?!

Così, la nuova associazione di organisti professionisti dovrebbe occuparsi primariamente della tutela dell’organo come bene storico-artistico: l’aspetto liturgico, semmai, verrà da sé...

Infatti, dato che è pur sempre non indifferente l’interesse di tanti organisti professionisti per il servizio liturgico, una volta fondata la nuova associazione saremo sempre in tempo, ad esempio, per promuovere la formazione di organisti di chiesa con una sorta di Co.per.li.m. nazionale per organisti in collaborazione con la CEI (cosa che, ad esempio, hanno iniziato a fare già nel 1959 in Francia, paese in cui, inoltre, come forse saprete, nel 1991 è stato fondato un vero e proprio sindacato di musicisti "artisti del culto" che hanno stipulato con la diocesi di Parigi un regolare contratto di lavoro valido su tutto il territorio nazionale).

Chi ci sta a diventare socio fondatore della nuova associazione organisti professionisti, mandi una proposta presso il sito Organi & Organisti!

Ad ogni modo, sarei lieto comunque di ricevere qui il Vostro parere.

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.


Cremona, il 2 maggio 2015


domenica 12 aprile 2015

Sai chi ha fatto la riforma liturgica? - Sì... il microfono!!




Egregio M.° Bottini,

oggi, seconda domenica di Pasqua dell'anno 2015, Santa Messa delle ore 10. Al suono della campanella segue un inutile banale commento che preannuncia la tematica liturgica del giorno, il quale, avendo la pretesa di annunciare il seguente canto d'introito, ne compromette invece fatalmente l'efficacia emozionale: si tratta del canto antifonico Cristo risorge, Cristo trionfa, Alleluia [*] di Piero Damilano (i progressisti credo lo cestinerebbero subito perché ormai vecchiume del secolo scorso - composto pochi anni prima del Concilio - invece, a mio parere, emblematico quale esempio per il successo del futuro del canto liturgico nella chiesa cattolica, ovvero la forma antifonica consistente in un brevissimo testo destinato dall'assemblea da intercalarsi a versetti salmici, o poetici, intonati da un solista o da un coro).

Ma il punto è un altro: oltre alla voce di un cantore solista, di per sé piuttosto urlante e poco accorto ad un uso intelligente del microfono, si aggiungeva purtroppo quella del sacerdote celebrante!

Risultato: due voci assordanti fanno tremare le colonne del sacro edificio, coprendo quasi il suono dell'organo, vanificando completamente qualsiasi buona intenzione canora dei non molti fedeli presenti.

Ma dico: si auspica tanto la "partecipazione attiva" dei fedeli a partire proprio dal canto, per poi cadere in questi grossolani errori pratici che sortiscono, al contrario, la disaffezione al canto da parte di chi vorrebbe cantare!

Il problema è dunque una ancora del tutto assente consapevolezza del "potere" ambiguo dell'amplificazione artificiale della voce nelle nostre chiese: si accende l'amplificatore e si parla nel microfono senza alcun criterio!

La riforma liturgica, scesa dai pulpiti, è passata al microfono, credendo di migliorare la comunicazione: ma il più delle volte miete vittime che invece il pulpito almeno lasciava indenni!

Per un approfondimento su microfono e liturgia, segnalo a tutti il seguente articolo tratto dalla rivista «Liturgia Culmen et Fons».

Grato per l'ospitalità, La saluto caramente in Domino.

Rosario Pasqua (Diocesi di Giffoni)


[*] cfr. P. Damilano, Canti liturgici per la Messa letta secondo la nuova legislazione della S. Congregazione dei riti con accompagnamento per organo od harmonium, Libreria editrice S. Cecilia, Roma 1959.

sabato 14 febbraio 2015

«L’organista si obbliga ad...» - Per un ripristino della figura dell’«organista titolare» in Italia




Gentili lettori,

cercate in rete le parole «organista curriculum» e noterete che raramente ne troverete uno che non contiene la dicitura «organista titolare» riferito al ruolo di organista che quel tal musico svolge a servizio (più o meno regolare, questo mai è dato saperlo) del culto in quella tal chiesa.

Ci pare che questo sia un vero e proprio abuso d’ufficio o, quanto meno, appropriazione indebita di titolo fasullo!

Infatti, mi pare che la definizione di «titolare» di un organo o di un ufficio liturgico dovrebbe essere propria solo di coloro che hanno ricevuto ufficialmente un incarico dal preposto parroco (o chi ne fa le veci) con relativa lettera di nomina (il che non presuppone che sia sottinteso né un regolare contratto di lavoro né, tanto più, una qualsivoglia forma di remunerazione).

In tutta Europa ogni chiesa ha sempre avuto un musicista responsabile della musica, che poteva essere un maestro di cappella o un organista oppure entrambi, anche fino a tempi molto recenti, come ci testimonia questo contrattino cortesemente segnalatomi da Mario Lanaro e riguardante una proposta di accordo effettuata a suo padre da parte del parroco di Malo:

Malo (Vicenza), 7 ottobre 1946 - Ill. Sig. [Severo] Lanaro, pregasi esaminare le condizioni da noi qui sotto esposte quale organista della Chiesa di Molina: l’organista si obbliga ad accompagnare le Messe nelle feste più solenni dell’anno, più la Domenica della sagra. Così il suddetto si obbliga di fare una prova prima dell’esecuzione di ogni Messa. Le prove che saranno necessarie saranno stipendiate a £ 25 l’ora. Per accompagnamento della Messa £ 400 ed un quintale di frumento ed un quintale di granoturco. Le Messe cantate sono diciotto. Se qualche volta potrà venire alle funzioni si farà contratto a parte. Ecco le condizioni, aspetto risposta se accetta prima ch’io metta in libertà l’organista attuale. Ossequi. Sac. Romolo Capozzo, Parroco della parrocchia di S. Maria di Molina in Malo.

Se tale comportamento era ritenuto norma anche in un paese di provincia, vien da chiedersi perché al giorno d’oggi nessun parroco nemmeno si sogna di proporre ad un organista una scrittura privata per stabilire doveri e diritti!

Ancor prima di toccare la questione della remunerazione – che di per sé rimane non obbligatoria per una parrocchia, così come nemmeno obbligatorio è dotarsi di organo e di organista – non sarebbe atto di civiltà giungere alla stipula di una convenzione nazionale in modo da stabilire norme comuni per l’individuazione del «titolo» di organista al servizio di una chiesa?

E, dato che la maggioranza degli organi nelle chiese italiane ricade sotto la tutela di un’apposita legge dello Stato, ci pare che risulti vieppiù urgente la nomina, di concerto magari con le competenti Soprintendenze regionali, di un vero e proprio «organista titolare» nelle chiese che custodiscano strumento di interesse storico-artistico, ad onta del fatto che la vera qualità della musica cultuale e del canto liturgico non interessa se non ad una minoranza tra i pastori d’anime!

Dunque: alla Chiesa italiana non importa che si faccia dignitosa musica e canto nelle attività di culto per mezzo di musicisti competenti? Allora che ai musicisti competenti venga affidato innanzitutto l’ufficio di «organista titolare» responsabile della valorizzazione dello strumento musicale organo tramite audizioni pubbliche e/o private, nonché della sua conservazione quale bene culturale, ovvero della sua manutenzione ordinaria (suonarlo dieci minuti a settimana, tenere pulito e in ordine lo strumento, tener lontani topi, ghiri, piccioni e... cialtroni incompetenti e boriosi!) e straordinaria (una revisione generale ogni dieci anni: la gente non si rende conto che l’organo è una macchina che abbisogna di fare periodici “tagliandi”, non come un quadro o una statua che bastano di una spolverata pasquale e via!).

All’organista «titolare», ufficialmente nominato a svolgere detti incarichi, competerebbe altresì il ripristino di quella onesta pratica, pure oggi dismessa, del collaudo ufficiale di uno strumento nuovamente costruito o di un antico restaurato prima che venga riconsegnato, chiavi in mano, al responsabile della chiesa ove è custodito.

Riassumendo: che non accada più, grazie alla ufficializzazione della figura di «organista titolare», di dover vedere un organo, bene storico e artistico da tutelare assieme a tutti gli altri, deperire per colpa del disinteresse di un parroco e/o di una comunità parrocchiale e/o di un pigiator di tasti della domenica!

Rimane tuttavia un quesito: siccome ben raramente un parroco accetterebbe siffatto “contratto” con un organista senza adeguati stimolo e supporto istituzionali provenienti dai “piani alti”, bisognerebbe far partire il processo da parte di due soggetti a livello nazionale che stipulino un accordo valido su tutto il territorio nazionale: dunque, chi dovrebbero essere questi due soggetti? Lo Stato e la Chiesa? Lo Stato e un’associazione professionale di organisti? Oppure i tre citati assieme? Aqui està el busillis! Dios nos valga!

sabato 31 gennaio 2015

Gradi di solennità del canto liturgico




Gentili lettori,

una domanda ex abrupto: in ordine di priorità sarebbe più importante il canto d’introito o l’acclamazione al Vangelo?!

Forse di getto sarete portati a rispondermi «il canto d’introito»! Ebbene, è proprio il contrario, secondo le norme qui in calce citate!

Queste norme, promulgate nel 1967 nella nota istruzione Musicam Sacram, dovrebbero costituire, a mio parere, la vera e unica base da cui far partire la giusta riforma della musica nel culto divino della Chiesa cattolica!

Detta istruzione fu elaborata dal «Consilium» per l’attuazione della Costituzione sulla sacra Liturgia, un organismo voluto dal papa Paolo VI per, diciamo, tenere in rotta la riforma liturgica promulgata nel dicembre del 1963.

Presentatevi al vostro parroco e chiedetegli conto se egli sia a conoscenza di eventuali deroghe canoniche a queste norme!

A me pare non ci siano scappatoie: «questa Istruzione - come leggiamo in calce alla medesima - è stata approvata dal Santo Padre Paolo VI, nell’udienza concessa a Sua Eminenza il Cardinale Arcadio M. Larraona, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti, il 9 febbraio 1967. Il Santo Padre l’ha pure confermata con la sua autorità, ed ha ordinato che fosse pubblicata, fissandone l’entrata in vigore per il giorno 14 maggio 1967, domenica di Pentecoste. Nonostante qualsiasi disposizione in contrario».

Ora, ad esempio, il Gloria è dichiarato sia più importante del salmo responsoriale: invece oggi magari assistiamo al canto del ritornello al salmo responsoriale mentre il Gloria viene semplicemente recitato; oppure viene regolarmente fatto un canto durante l’offertorio (magari con parole che nulla hanno a che fare col gesto offertoriale, ma nemmeno col vangelo del giorno!) e invece si tralascia quasi sempre il canto del Kyrie!

Invece - udite, udite! - leggete qui sotto quali dovrebbero essere le parti più importanti da cantare nella messa: le parti dialogate tra sacerdote e fedeli!!

Oh bella! Un prete che canta le parti presidenziali in dialogo con l'assemblea?! Direi rarissima avis…

Grazie ai vescovi che in questi decenni hanno così vivamente raccomandato ai rettori dei seminari di far studiare musica e canto ai futuri sacerdoti!!

:-/

Vi saluto con affranta devozione


Cremona, il 23 gennaio 2015

* * *

Estratto dalla istruzione Musica Sacram:


III.     Il canto nella celebrazione della messa

27.  Nella celebrazione dell’Eucaristia, con la partecipazione del popolo, specialmente nelle domeniche e nei giorni festivi, si preferisca, per quanto è possibile, la forma della Messa in canto anche più volte nello stesso giorno.
 
28. Rimane in vigore la distinzione tra Messa solenne, Messa cantata e Messa letta, stabilita dalla Istruzione del 1958 (n. 3), secondo la tradizione e le vigenti leggi liturgiche. Tuttavia, per motivi pastorali, vengono proposti per la Messa cantata dei gradi di partecipazione, in modo che risulti più facile, secondo le possibilità di ogni assemblea liturgica, rendere più solenne con il canto la celebrazione della Messa. L’uso di questi gradi sarà così regolato: il primo potrà essere usato anche da solo; il secondo e il terzo, integralmente o parzialmente, solo insieme al primo. Perciò si curi di condurre sempre i fedeli alla partecipazione piena al canto.

29.  Il primo grado comprende:

a)  nei riti d’ingresso:
— il saluto del sacerdote celebrante con la risposta dei fedeli;
— l’orazione;
b) nella liturgia della parola:
— le acclamazioni al Vangelo;
c) nella liturgia eucaristica:
— l’orazione sulle offerte;
— il prefazio, con il dialogo e il Sanctus;
— la dossologia finale del Canone;
— il Pater noster con la precedente ammonizione e l’embolismo:
— il Pax Domini;
— l’orazione dopo la comunione;
— le formule di congedo.

30. Il secondo grado comprende:

a)  il Kyrie, il Gloria e l’Agnus Dei;
b)  il Credo;
c)  l’orazione dei fedeli.

31. Il terzo grado comprende:

a) i canti processionali d’ingresso e di comunione;
b) il canto interlezionale dopo la lettura o l’epistola;
c) l’Alleluia prima del vangelo;
d) il canto dell’offertorio;
e) le letture della sacra Scrittura, a meno che non si reputi più opportuno proclamarle senza canto.

32. L’uso legittimamente vigente in alcuni luoghi, qua e là confermato con indulto, di sostituire con altri testi i canti d’ingresso, d’offertorio e di comunione che si trovano nel Graduale, può essere conservato, a giudizio della competente autorità territoriale, purché tali canti convengano con il particolare momento della Messa, con la festa e il tempo liturgico. La stessa autorità territoriale deve approvare il testo di questi canti.

33. È bene che l’assemblea partecipi, per quanto è possibile, ai canti del «Proprio»; specialmente con ritornelli facili o forme musicali convenienti.
Fra i canti del «Proprio» riveste particolare importanza il canto interlezionale in forma di graduale o di salmo responsoriale. Esso, per sua natura, fa parte della liturgia della parola; si deve perciò eseguire mentre tutti stanno seduti e in ascolto e anzi, per quanto è possibile, con la partecipazione dell’assemblea.

34. I canti che costituiscono l’Ordinario della Messa, se sono cantati su composizioni musicali a più voci, possono essere eseguiti dalla «schola» nel modo tradizionale, cioè o « a cappella» o con accompagnamento, purché, tuttavia, il popolo non sia totalmente escluso dalla partecipazione al canto.
Negli altri casi, i canti dell’Ordinario della Messa possono essere distribuiti tra la «schola» e il popolo, o anche tra due cori del popolo stesso, in modo cioè che la divisione sia fatta a versetti alternati, o in altro modo più conveniente, che tenga conto di sezioni più ampie del testo.
In questi casi, tuttavia, si tenga presente:
— Il Credo, essendo la formula di professione di fede, è preferibile che venga cantato da tutti, o in un modo che permetta una adeguata partecipazione dei fedeli.
— Il Sanctus, quale acclamazione finale del prefazio, è preferibile che sia cantato, ordinariamente da tutta l’assemblea, insieme al sacerdote.
— L’Agnus Dei può essere ripetuto quante volte è necessario, specialmente nella celebrazione, durante la frazione del Pane. E bene che il popolo partecipi a questo canto, almeno con l’invocazione finale.

35. È conveniente che il Pater noster sia cantato dal popolo insieme al sacerdote [22]. Se è cantato in latino, si usino le melodie approvate già esistenti; se si canta in lingua volgare, le melodie devono essere approvate dalla competente autorità territoriale.

36. Nulla impedisce che nelle Messe lette si canti qualche parte del «Proprio» o dell’« Ordinario». Anzi talvolta si possono usare anche altri canti all’inizio, all’offertorio, alla comunione e alla fine della Messa: non è però sufficiente che siano canti «eucaristici», ma devono convenire con quel particolare momento della Messa, con la festa o con il tempo liturgico.