Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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domenica 29 marzo 2020

La Nuova Liturgia ha rinunciato alla bellezza della musica: parola di Domenico Bartolucci!

«La Nuova Liturgia nata da intenti pastorali ha creduto di rinunziare a questa bellezza per incrementare la partecipazione del popolo, come se questa bellezza non fosse creata via via nei secoli, oltre che a dare gloria a Dio, per il nutrimento più sano, più sostanzioso del popolo. Quali frutti potrà ritrarre questo povero popolo dal far da sé, dal cantar da sé dei canti, o non a lui adatti o, se a lui adatti, insulsi e brutti, tali da dissacrare la stessa liturgia, io proprio non saprei. Il tempo giudicherà!»  
[Domenico BARTOLUCCI, dall'Introduzione al Quinto Libro dei Mottetti (1985)]

giovedì 19 marzo 2020

Giacomo Baroffio sulla IV domenica di Quaresima


Riflessione quaresimale di Giacomo Baroffio 

Domenica IV di quaresima (22 marzo 2020)

L æ t a r e I e r u s a l e m
conventum facere . diligere . gaudere
exultare . consolatio

A metà quaresima, al centro dell’itinerario di preparazione alla santa Pasqua, la Chiesa abbandona il colore violaceo e indossa un rosaceo che non può passare inosservato. È un richiamo a scoprire nella penitenza il bagliore di una luce confortante e rassicurante, scintille che anticipano la caleidoscopica sinfonia cromatica della risurrezione di Cristo. E di ciascuno di noi. È difficile attraversare la valle oscura dell’esistenza come succede oggi a livello globale. 

Un virus microscopico sta mettendo in ginocchio non una piccola e circoscritta area del mondo. Tutta la terra è attraversata da una spada che divide, separa, cancella l’esistenza di tante persone deboli e indifese. Se nella quaresima riusciamo a recuperare la coscienza della nostra precarietà e del nostro peccato – grazie alla riflessione orante e all’esame approfondito dei nostri moti interiori e delle nostre azioni – quest’anno un virus imprevisto ci aiuta improvvisamente a scoprire le carte dei nostri giochetti. Siamo completamente disarmati, vaghiamo senza meta da una stanza all’altra o, forse, soltanto intorno a un tavolo, sempre più vuoto di beni necessari e sempre più stracarico di ripensamenti, pianti e rimpianti, nostalgie. 

Messi completamente a nudo, raggiungiamo quel particolare stadio del vivere sociale che ci aiuta a scoprire tanti aspetti dell’esistenza che rischiano di essere trascurati prima, poi definitivamente dimenticati. Riusciamo, infatti, a inebriarci con i fumi aggressivi delle illusioni mondane che ci riempiono di vuoto scacciando dal nostro cuore D-i-o, il prossimo e, infine, anche noi stessi. Il virus non ha solo un’incidenza negativa sul nostro fisico; esso può contribuire a ridestare e vivificare la nostra persona. Cominciando a demolire i nostri alibi inconsistenti, a frantumare le ridicole e insieme tragiche finzioni dei poteri ‘forti’, capaci di combinare carognate a scapito dei poveri, destinati a essere delegittimati e privati dei loro diritti.

Si tratta allora di debellare falsità e moti di panico. Operazione, certo, non facile, ma necessaria e urgente. Come muoverci? 

L’antifona d’introito è chiara al riguardo e ci propone di seguire la parola del profeta Isaia (cap. 66). Figli di Abramo e cittadini di Gerusalemme, anche noi, cominciamo ad accogliere l’annuncio e la promessa che possiamo risollevarci e riprendere il cammino. Con serenità, lasciando che il nostro cuore sia percorso da una folata di letizia (Lætare Ierusalem). Sempre pronti a isolarci e a ergere difese per non avere fastidio, diveniamo solidali con quanti amano Gerusalemme (qui diligitis eam): questa è la premessa obbligata per superare l’oscurità della tristezza (in tristitia fuistis), per gioire spensieratamente e vivere in letizia (gaudete cum lætitia).

L’orizzonte si apre, mostra tutta la sua ampiezza. È una nuova primavera. Diffonde la fragranza dei fiori che colorano i territori destinati ad accogliere nuove vite e, prima ancora, nuovi stili di vita. Dove nessuno è isolato o emarginato o rifiutato, perché tutti siamo figli di D-i-o. E diveniamo, finalmente, l’uno consolazione per l’altro. Per tutti gli altri, nessuno escluso.

Nel cammino penitenziale giunge il momento degli scrutinii, della prova che ripercorre le tappe del catecumenato. Ciascuno riprende in mano la Parola di D-i-o che la Chiesa ci propone (traditio) e nella vita quotidiana la restituiamo alla comunità filtrata dalla nostra esperienza (redditio). Tutti in ogni grado di scuola, a cominciare dalle elementari, abbia ammirato Giulio Cesare e ricordiamo sempre le sue parole: Veni Vidi Vici. Dopo il combattimento contro le asperità della vita quotidiana, con il cieco nato abituiamoci a pronunciare un’altra triade, degna di un onorato stratega che si ritrova vittorioso, ma che sa pure di essere sempre sotto assedio: Abii, Lavi, Vidi.

Nel battesimo abbiamo avuto dal Signore Gesù una consegna. Sostenuti dalla sua Parola, ci siamo messi in cammino (abii), abbiamo soddisfatto il precetto della purificazione (lavi), abbiamo sperimentato la grazia di D-i-o e, finalmente, vediamo (vidi). 

Vedere D-i-o, è il nostro sommo desiderio. Prepariamo gli occhi del nostro cuore all’Incontro: cerchiamo di vedere il passato con occhi nuovi; cerchiamo di scoprire la novità dovunque si mostri. Buon proseguimento di quaresima.

sabato 7 marzo 2020

L'istruzione «Musicam sacram»: questa sconosciuta...



... inapplicata perché dai più misconosciuta: è l'istruzione «Musicam sacram» promulgata il 5 marzo del 1967!

Anzitutto bisognerebbe che qualcuno ci dicesse quale sia l'effettivo valore magisteriale di una semplice "istruzione" promulgata da una Congregazione vaticana che, comunque , non impone obblighi né vincoli di sorta grazie ai suoi prudenti "sperare", "proporre", "sforzarsi", "è bene", "conviene", "è opportuno", "si preferisca", "si consiglia"...

I vescovi italiani, invece, riguardo canto e musica per il culto divino, dovrebbero fornire - finalmente - precise e comuni regole liturgico-musicali di base cui ogni sacerdote, in tutte le diocesi, dovrebbe attenersi!

Io credo che ci illuderemmo a pensare che la Chiesa italiana veramente arrivi ad "obbligare" a fare una cosa ben precisa in questa materia, quando la stessa succitata istruzione recita in incipit così:

- «È lecito SPERARE che i pastori d’anime, i musicisti e i fedeli, accogliendo volentieri e mettendo in pratica queste norme, uniranno, in piena concordia, i loro sforzi per raggiungere il vero fine della musica sacra "che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli"».

Voglio dire che il legislatore, in partenza, non ha voluto affatto legiferare... bensì semplicemente dare paterni consigli (che, come insegna la parabola del figliuol prodigo, possono essere tranquillamente disattesi)!


Vi saluto con affranta devozione.


Cremona, il 6 marzo 2020
p.s.: per il 50° della "Musicam sacram" Papa Francesco aveva pronunciato parole di circostanza che v'invito a leggere ed eventualmente a commentare in rete nel forum di "Organi & Organisti"