con la presente mi riferisco al gustoso Editoriale del recente numero della rivista "Arte Organaria e Organistica" (lo invio su semplice richiesta) a firma di Umberto Forni, dal quale traspare la crisi del mondo organistico italiano, non solo dal punto di vista del rapporto col culto divino della chiesa cattolica, ma anche in riferimento all'attività culturale e didattica.
In proposito io credo sia giunto il momento che pure in Italia gli organisti DIPLOMATI facciano sentire - finalmente uniti in vera corporazione professionale - le proprie ragioni nei confronti della Chiesa, così come, ad esempio, è stato fatto da tempo in Francia (v. SNAPE)!
Tutti coloro che NON sono in possesso di un titolo di studio accademico in organo e svolgono servizio liturgico da semplici dilettanti, potranno sempre affiliarsi, ad esempio, all'AISC (che, mi risulta, ammette anche dilettanti) o, comunque, non avendo in proposito particolari diritti da difendere (in fatto innanzitutto di legittima remunerazione), potranno comunque perfezionare la propria preparazione musicale e liturgica rivolgendosi agli organismi diocesani preposti o alle scuole musicali civiche o private.
Ma la questione centrale rimane: la Chiesa cattolica italiana (ovvero la Conferenza Episcopale Italiana) avrebbe oggi anche la pur minima intenzione a stringere formali accordi con organisti professionisti oppure no?!
Intanto, chi se la sente di fondare il primo SINDACATO DEGLI ORGANISTI PROFESSIONISTI ITALIANI?!...
Non credete voi, cari colleghi, che solo in questo modo, tutti riuniti, potremo costituire una credibile falange degna di dialogare con la C.E.I.?
Lieto di ricevere il vostro parere, approfitto per salutare tutti cordialmente augurando sempre buona musica.
Paolo Bottini
8 maggio 2012