Una parola ai cori delle chiese.
Questi giorni i cori si ricompattano, dopo i riposi estivi e le strettezze del Covid. Qualche coro potrebbe avere la sorpresa di un respingimento. Già dei Vescovi e dei Parroci hanno allontanato dei cori.
La verità è che, dopo oltre mezzo secolo da quel Concilio che aveva messo al primo posto il canto dell'Assemblea, lo scopo non si è raggiunto: si è riusciti a silenziare la musica di altissima arte, ma non a far cantare la gente. Andiamo allo scontro? Non serve.
Del resto si va in chiesa per pregare. Sì, è vero che il canto raddoppia la preghiera; ma se uno prega. I coristi non si offendano se osservo che il cantore guarda più alla partitura e al direttore, che a Nostro Signore.
Torniamo agli inizi, ai tempi delle Catacombe. I Cristiani si riunivano per pregare; avevano pochi canti; e semplici, brevi. Tutti li cantavano. Con la libertà sono venuti gli esperti e i solisti. E hanno rubato il canto all'Assemblea. Ma ora: coristi di tutto il mondo, spargetevi per i banchi!
Sostenete il canto dei bambini, degli anziani, fino a che tutta la Chiesa non sia piena della loro e della vostra voce. Per uno, per dieci anni proclamate un digiuno corale! Poi tornerete ai vostri posti e tutti insieme proclameremo la gloria di Dio.
Questo non è un insulto all'arte: la musica di Bach non sarebbe grande senza i semplici corali di Lutero.