qualche tempo fa mi avevano segnalato che, presso la diocesi di Caltagirone, l'economo diocesano aveva informato i parroci circa diverse cause penali perse dalla Chiesa verso persone che, pur avendo svolto un servizio regolare e continuativo presso le parrocchie (come sacristi, collaboratori, addetti alle pulizie etc.), non si erano mai viste corrispondere un compenso in denaro e/o l'assolvimento dei relativi oneri previdenziali.
Per questo l'economo aveva invitato i parroci a regolarizzare la posizione di questi collaboratori mediante contratto e contributi pensionistici, per evitare di incorrere nella denuncia di sfruttamento e lavoro nero.
I parroci presenti avevano contestato questo invito dicendo: «ma allora il volontariato dove va a finire?!».
L'economo aveva risposto che il volontariato è da intendersi non regolare e non continuativo, in tutti gli altri casi i parroci dovrebbero mettere in regola il collaboratore o altrimenti rifiutarsi di ricevere la prestazione.
Del resto, in questo senso, indicazioni specifiche sono state nel frattempo ufficialmente diramate dalla CEI nel vademecum La gestione e l'amministrazione della parrocchia in cui è espressamente suggerito che gli organisti e i direttori di coro possano essere inquadrati nel regime fiscale dei cosiddetti "contribuenti minimi".
Nonostante ciò sono ancora rarissimi oggi in Italia i casi in cui un organista o un direttore di coro viene assunto e pagato "in bianco" per svolgere servizio liturgico…
Fatto salvo che tale servizio può essere svolto anche gratuitamente (sia da professionisti che da dilettanti) e che ogni parroco possa decidere se pagare o no un musicista professionista, io proporrei che si istituisca finalmente anche in Italia un TARIFFARIO di riferimento per il pagamento degli onorari agli ORGANISTI e ai DIRETTORI di CORO professionisti che svolgono servizio liturgico, in modo che in qualsiasi diocesi un sacerdote onesto possa avvalersi di una tabella di riferimento per poter pagare un musicista provvedendo altresì all'assolvimento dei relativi oneri previdenziali, come del resto raccomandato nel Codice di Diritto Canonico.
Detto tariffario, di cui in calce espongo dettaglio, sarebbe valido solo per coloro che hanno conseguito un titolo di studio rilasciato da un Conservatorio di Musica o da un Pontificio Istituto di Musica Sacra (s'intende che chi non possiede un titolo di studio, o comunque un'abilitazione professionale, non possa nemmeno esercitare una professione).
Tuttavia, dato che non è scontato che un musicista professionista abbia cognizioni di liturgia, la Chiesa dovrebbe pagare di più coloro che hanno conseguito un titolo di studio con specializzazione liturgica (ciò è possibile naturalmente presso i Pontifici Istituti di Musica Sacra e, dal 2001, in alcuni Conservatori, ancora pochi purtroppo), oppure che abbiano conseguito un titolo di studio "tradizionale" ma che abbiano anche ottenuto il diploma Coperlim rilasciato dalla C.E.I. e/o un diploma rilasciato da un Istituto Diocesano di Musica Sacra.
Sarebbe così anche occasione per porre un livellamento dei compensi dati ai musicisti in occasione delle messe nuziali soprattutto (ma, credo, anche esequiali), al fine anche di scongiurare certe speculazioni di sedicenti professionisti dell'organo che abitualmente ottengono più o meno lauti guadagni sapendo sfruttare il prestigio di certi luoghi di culto unitamente alla "titolarità" [*] del relativo organo indebitamente assunta o comunque alla loro popolarità di "maestri".
Inoltre, per chiunque desiderasse accedere a questo livello professionale riconosciuto, dovrebbe essere parimenti istituito un esame nazionale di abilitazione (molto duro!) con prove di accompagnamento, improvvisazione ed interpretazione, superato il quale si otterrebbe il titolo di "artista musicista del culto" col diritto ad entrare nell'albo dei musicisti di chiesa riconosciuti, albo che ovviamente verrebbe tenuto in considerazione, in via preferenziale, da qualsiasi ente ecclesiastico che voglia avvalersi di un musicista di chiesa "coi fiocchi"!
Insomma, un semplice onesto punto di riferimento affinché un parroco, da Aosta a Catania, possa dire al pretenzioso musicista di turno: "non posso pagarti di più: carta canta!", così come il musicista, da Catania ad Aosta, possa dire al pretenzioso parroco di turno: "reverendo, mi offre troppo poco: carta canta!"… fermo restando che un parroco sia sempre libero di decidere se pagare o no un musicista professionista così come se avvalersi o meno del medesimo oppure ancora decidere di pagare un dilettante!
Attendo volentieri qualsiasi osservazione.
Grazie per la cortese attenzione.
Cremona, il 13 luglio 2015
[*] vedasi in questo mio blog riguardo la questione della figura dell'organista "titolare"
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www.organieorganisti.it
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TARIFFARIO ARTISTI MUSICISTI DEL CULTO
I numeri s'intendono in euro e al netto di qualsiasi onere previdenziale previsto dalla legge.
CATEGORIA A:
DIPLOMA in ORGANO o in DIREZIONE DI CORO presso www.musicasacra.va o www.unipiams.org
o
DIPLOMA DI STATO in ORGANO per la LITURGIA o in DIREZIONE di CORO per la LITURGIA
o
DIPLOMA DI STATO in ORGANO o DIREZIONE DI CORO TRADIZIONALI + COPERLIM (cfr. http://win.organieorganisti.it/coperlim.htm) e/o DIPLOMA MUSICALE DIOCESANO
servizio sotto 1h15
50
servizio oltre 1h15 opp. sotto 1h15 post ore 20
60
servizio oltre 1h15 post ore 20
80
matrimoni o funerali
60
servizio terminato oltre le ore 24
110
CATEGORIA B:
DIPLOMA in ORGANO o in DIREZIONE DI CORO TRADIZIONALI
servizio sotto 1h15
40
servizio oltre 1h15 opp. sotto 1h15 post ore 20
50
servizio oltre 1h15 post ore 20
70
matrimoni o funerali
50
servizio terminato oltre le ore 24
100
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Gentile Maestro Bottini,
RispondiEliminaho letto con attenzione il documento che mi ha inviato. Quanto da Lei illustrato è sicuramente ben posto come problema e come ipotesi di soluzione. La realtà è tuttavia dura, molto dura, per non dire altro. Credo ci si debba mettere in una condizione di sostanziale attesa che tutto imploda, tutto svanisca, poiché sono almeno 50 anni che sento “parlare“ di queste cose, senza peraltro rilevare la benché minima volontà di risolverle, da tutte le parti.
Oggi, semmai, la situazione si è ulteriormente incancrenita per la deriva che all’interno della Chiesa si è voluto prendere in ordine alla “qualità“ del servizio musicale. Sopravvivono - almeno credo, spero - poche isole felici che si nutrono del contributo di singoli preti da un lato, musicisti dall’altro, ma devono fare i conti con un tasso di ignoranza abissale che riguarda non solo il clero (passato da un ruolo attivo nell’humus culturale che per secoli ci ha tutti nutriti ad uno totalmente passivo) ma anche la società, per la quale “musica in chiesa“ è già sinonimo di discoteca. La vedo dunque molto, molto dura. Peraltro, [è nota la battuta del cardinale Ratzinger] “Il miracolo della Chiesa è di sopravvivere ogni domenica a milioni di pessime omelie“.
Ho sempre pensato che quanti tra gli organisti sono fortunati ad avere un lavoro (posto) fisso, stabile, possano - e debbano - offrire il loro contributo alla causa senza particolari difficoltà: io sono tra quelli.
Di tutt’altro genere la situazione opposta, ovvero di quanti tra gli organisti non possono contare su un lavoro certo, e dunque ad essi si dovrebbero rivolgere in massima parte le attenzioni di quanti sono chiamati ad amministrare le risorse.
Credo, per concludere, che fino a quando non partirà dal di dentro della Chiesa un nuovo corso che voglia seriamente misurarsi con la realtà sociale nella quale si trovano ad operare i futuri parroci (intendendo con questa espressione l’insieme delle attività umane più elettive come l’arte musicale, la letteratura, la pittura, la scienza, e a seguire ogni campo nel quale l’uomo può testimoniare la bellezza dei doni ricevuti dal Padre Eterno) e non solamente a trastullarsi con un vago concetto di “pastorale sociale“ come sono soliti intendere e trattare senza alcun rapporto con il quotidiano, sarà impossibile cambiare le cose. Purtroppo, l’arte musicale e quella più in generale sono considerate a tutti gli effetti - e oggi più che mai - manifestazioni del “nemico“, e in quanto tale bandite dalla mensa del quotidiano con la quale pure loro devono fare i conti.
Sono dunque in una posizione di grande pessimismo e altresì non sono in grado di intravvedere cambiamenti sostanziali. Può ben immaginare quanto questo mi lasci angosciato e sconfitto.
A noi è data la consolazione della Musica, ed è bene non dimenticarlo, a differenza di tanti - la gran parte - che non possono contare su questo dono.
La ringrazio dell’attenzione, mi è gradita l’occasione per porgerLe i più cordiali saluti.
Francesco Finotti.
Gentile M.o Bottini,
RispondiEliminaConcordo con il pessimismo del M.o Finotti. Valutando la questione dal solo punto di vista veniale, mi permetto di domandarle quali parametri abbia usato per stabilire queste tariffe. Nella mia piccola esperienza, la chiesa luterana di lingua tedesca in Italia dava €45 lordi (quindi €36 netti) per il culto domenicale (dati fino al 2009), ossia per minimo 1h di servizio in cui la musica è parte integrante della liturgia e ci si aspettavano brani di repertorio almeno all'inizio, durante la comunione ed alla fine (quando tutti si sedevano per ascoltare, perché il brano finale è parte della cerimonia), oltre ad improvvisazioni sui corali per introdurre gli stessi. Negli anni trascorsi a Vienna, un organista con il diploma tradizionale in organo conseguito in Italia riceveva al netto €15-20, a seconda della chiesa, come sostituto occasionale, per un'ora circa di messa. Pure qui la quantità di musica da suonare era sicuramente maggiore rispetto all'equivalente liturgia cattolica veneta, oltre a dover proiettare i canti per i fedeli, talvolta intonare l'Agnus Dei o il Salmo ed attivare le campane della chiesa in determinati momenti. Ora a Bruxelles, sempre nella chiesa cattolica di lingua tedesca, non so quanto venga dato per messa (per mia scelta, in cambio di ore di studio allo strumento), ma non mi aspetto certo le cifre da lei suggerite, nonostante l'indicizzazione maggiore della città rispetto Milano o Venezia per il costo della vita e nonostante il livello musicale richiesto (in termini pratici più che con titoli, visto che qualsiasi sacerdote della comunità è in grado di riconoscere BWV582 da un frammento ripetuto per studio col solo bordone).
In Italia, pure a Padova città, sentivo (fino al 2009) di messe pagate €15. Ovviamente in nero. Quando osai chiedere un rimborso spese per l'auto per accompagnare un coro, un parroco mi fece un predicozzo sulla passione e sul piacere di condividerla gratuitamente. Lo stesso inorridì quando mi offrii di rilasciargli una regolare ricevuta.
Capisco che si chieda 100 per ottenere 50, ma sparando cifre così alte dubito si ottenga anche solo 20. Sono al lordo? IRPEF (se esiste ancora o qualsiasi altra cosa l'abbia sostituita)? Per le competenze comuni della gente e dei parroci, rimaniamo degli snob che prendono la chiesa per una sala da concerti. Preferiscono il praticone che a fatica legge la musica, magari pensionato, che si accontenta di un "grazie". L'atteggiamento comune già si vede quando si chiedono riparazioni o normale manutenzione per l'organo. Meglio un elettrofono, secondo molti.
Infine una piccola nota su funerali e matrimoni. Sinceramente, per la tradizione italiana, non mi sentirei di equipararli. Secondo le regole della Chiesa Cattolica, ai funerali non si dovrebbe proprio suonare. Dato che viene concesso, mi sembra giusto comunque limitarsi, anche nelle richieste, visto il momento non proprio felice. Invece, per i matrimoni, proporrei una sorta di multa per ogni minuto di ritardo nell'inizio della cerimonia, con tolleranza di 5 minuti. I colleghi cantanti, che a livello di conservatorio giungno prima ad un diploma (vecchio ordinamento), non aprono bocca per meno di €100. Ovviamente sempre tutto in nero nella maggior parte dei casi...
Se si riuscisse ad ottenere un minimo di legalità, con tanto di ricevuta e tasse, anche sul poco, saremmo già molto avanti nella lotta per il riconoscimento. Le tariffe potrebbero essere concordate, in base ai titoli, l'esperienza ed alle possibilità della comunità, con un minimo stabilito per legge. Almeno a mio parere.
Cordialmente
Lidia (ometto il cognome in questa sede pubblica)
Buongiorno. Sono uno dei praticoni da Lei citato. Potrebbe cortesemente indicarmi, per approfondire la mia formazione, quali sono le regole della Chiesa Cattolica secondo le quali ai funerali non si dovrebbe suonare? Grazie per la Sua attenzione. Roberto
EliminaGentilissimo signor Erbetta, rispondo io a nome di Lidia citandole il n. 66 dell'istruzione "Musicam Sacram" (v. http://win.organieorganisti.it/musicam_sacram.htm): «Il suono, da solo, di questi stessi strumenti musicali non è consentito in Avvento, in Quaresima, durante il Triduo sacro, nelle messe e negli uffici dei defunti». Il che significa che è (anzi, sarebbe, dato che ormai ognuno fa quel che vuole!) permesso utilizzarli solo per accompagnare il canto! Approfitto per augurarLe buona musica!
EliminaQuanto paga un' aranciata barattolo ? 2,50€
Eliminaun caffè 1,70€.
E si vuole negare 25€ a un diplomato che deve mantenere
adeguato il suo standard esecutivo quasi ogni giorno?
La chiesa si comporta peggio che
il caporalato nelle campagne.
L' organista non può essere paragonato ad una persona che prende la vanga e vanga l'orto.
Ha necessità di tenersi in esercizio durante la settimana.
Forse vi sfugge una cosa di base, prima di qualsiasi discussione... Alla chiesa non gliene frega nulla della musica e più ancora degli organisti. E, scusate la crudezza della risposta, agli organisti in Italia non gliene frega nemmeno più tentare di parlare con un'istituzione che non è sorda, ma molto peggio: sa troppo bene quello che vuole, ad ogni costo!
EliminaIl resto sono solo chiacchiere da bar...
Salve, sono un prete diocesano, parroco di due parrocchie.
RispondiEliminaIl problema sollevato è certamente importante, e merita attenzione, soprattutto perché ne va di mezzo la dignità della Celebrazione liturgica oltre che l'impegno lodevole di bravissimi musicisti professionisti.
Tuttavia, con dispiacere, faccio osservare che secondo la proposta di tariffario proposta, io dovrei retribuire all'organista che suonasse le Messe festive del sabato e della Domenica in tutte e due le chiese l'interessante somma di almeno 800 € al mese (esclusi i contributi), senza considerare i servizi occasionali di funerali o altro.
Le magre finanze della stragrande maggioranza delle povere e piccole parrocchie di campagna non si può permettere delle uscite così importanti, tenuto conto delle spese fisse (luce, acqua, gas) della chiesa e degli ambienti parrocchiali, delle rate dei mutui, delle assicurazioni, delle opere pastorali...
In buona sostanza: la moltiplicazione dei soldi non riusciamo a farla, e d'altra parte neppure il Signore ha moltiplicato i 200 denari che probabilmente c'erano nella cassa comune, ma i 5 pani e 2 pesci offerti da un ragazzetto.
Onde per cui mi trovo nella necessità di rivolgere a quanti ne hanno la possibilità tra i tanti musicisti: fate un poco di volontariato nelle vostre parrocchie, specialmente quelle piccole e di campagna. Le grandi chiese, le cattedrali, le basiliche, i santuari, hanno più possibilità, ma la maggior parte fa fatica a tirare avanti.
E non sono discorsi da prete falso.
Grazie per l'attenzione e buon lavoro.
don Lorenzo
Reverendo, non si preoccupi: Lei sa bene che un parroco ha il potere di NON pagare l'organista della propria parrocchia, quand'anche fosse la più ricca dell'orbe terracqueo e nemmeno se glielo ordinasse il Papa! Solo mi piacerebbe che anche in Italia (come in altri paesi d'Europa e del mondo) ci fosse una vera e propria regolamentazione in subjecta materia, così come vi è, ad esempio, per i sacristi e per le badanti!! Grazie per il Suo contributo e cordiali saluti.
EliminaPerò a sprecare quattrini per
EliminaGite domenicali vestiti scarpe
costose e via di seguito per
non parlare di automobili c'è l' hanno. È la mentalità sbagliata.
Non si tratta di estorsione ma
di ricompensa per un lavoro di qualità quando è tale.
A spalare la neve uno non si attiva per meno di 10€ l'ora.
Leggo, capisco poco e non condivido appieno. Non sarebbe giusto o almeno auspicabile che anche chi non possiede un titolo conseguito possa almeno superare un esamino per potersi sentire autorizzato a suonare in chiesa o dirigerne il coro? Molti sono coloro che non hanno un diploma specifico ma che hanno pur studiato, magari non hanno completato gli studi musicali ma che svolgono egregiamente il loro compito. Grazie
RispondiEliminaPenso che fare un discorso del genere sia egoistico.
RispondiEliminaLa maggior parte delle parrocchie non hanno la possibilità economica di assumere qualcuno che si occupi di animare le funzioni in chiesa.
Inoltre, affermare che solo coloro che hanno conseguito un titolo di studio al conservatorio possono rientrare nella categoria degli "eletti", mi da l'idea di uno che pensa al proprio tornaconto: "Io ho il titolo e posso suonare, tu no e non hai il diritto, anche se sei più bravo di me".
L'Italia è uno dei paesi in cui il merito viene continuamente scavalcato dal pezzo di carta, evitiamo che succeda anche in chiesa.
Potrei fare l'esempio di una parrocchia in cui l'organista diplomato e colei che dirige il coro (anch'essa diplomata) non sono minimamente all'altezza mia e di una mia amica.
Noi due da soli garantiamo maggiori risultati di loro due e il coro messi insieme. Il tutto senza aver conseguito alcun titolo di studio specifico. Potrei risultare arrogante o poco modesto, ma lo affermo con cognizione di causa, dato che quando ad animare una funzione siamo io e la mia amica arrivano fedeli anche dalle parrocchie vicine (e aumentano gli introiti della parrocchia), mentre quando a farlo sono l'organista e la direttrice, il numero di fedeli è basso, vanno giusto i soliti noti.
Si entra anche in un altro discorso in cui nemmeno più la "tecnica" è importante, ma conta il "carisma". C'è chi è bravissimo a suonare, ma ti lascia il vuoto dentro e c'è chi anche se non ha una grandissima tecnica ti fa uscire dalla chiesa ricolmo dello Spirito Santo. E questa è una cosa che nessun conservatorio potrà mai insegnarti.
Infine, vorrei far notare che mentre in tutto il mondo, e nelle altre fedi, viene utilizzato ogni tipologia di strumento, qui si parla solo dell'organo.
E' una bellissima sensazione ascoltare le melodie dell'organo o cantare accompagnati dall'organo, ma è una constatazione che posso fare io che amo la musica. Chi va a messa la domenica e deve sorbirsi quella "monotonia" credo sia uno motivi del calo di fedeli nelle parrocchie, con conseguenza che i parroci non hanno soldi per affrontare la spesa fissa del musicista. :)
Grazie, gentile Anonimo! Lei parla di "monotonia" dell'organo... credo sia colpa di quello stuolo di suonatori della domenica (sia dilettanti he diplomati) che credono di fare un prezioso servizio, invece trattano l'organo in maniera noiosa e piatta (forse anche perché poco stimolati da un clero che in genere non dà il giusto valore all'ars celebrandi!)... Ad ogni modo Lei è tenuto - se cattolico credente - a dare credito a SC 120 che sancisce il ruolo preminente dell'organo a canne! ;-)
EliminaDel resto, quale strumento musicale potrebbe sostenere il canto di una massa di persone meglio di un organo a canne?! Una chitarra amplificata?... Cordiali saluti ed auguri di buona musica a Lei!
Anche se non sono diplomato, ho comunque studiato con un ex insegnante di conservatorio, famoso compositore buon direttore d'orchestra (all'occasione), Don Perosa, anche prete quindi. Mi ha scelto lui come suo allievo in quanto aveva trovato in me doti non comuni. Ho fatto tutti gli esami di composizione e direzione d'orchestra meno il finale del diploma (decimo anno). Tutti mi fanno i complimenti di come interpreto all'organo e accompagno le funzioni religiose. Praticamente anche se non ho la tecnica di un concertista, ho comunque superato brillantemente l'ottavo anno di organo (punteggio 9.70 vecchio ordinamento), trasmetto emoziomi e le mie suonate commuovono; Don Perosa mi ha trasmesso una grande tecnica interpretativa. Penso quindi di essere in grado di fare l'organista anche senza un diploma visto che più di qualcuno, suonando delle riduzioni dall'orchestra alcune persone si avvicinavano con le lacrime agli occhi, più emozioni di così.....
EliminaGentile Anonimo, grazie per la Sua testimonianza. Mi pare ovvio che non è solo il diploma di conservatorio che fa il buon organista liturgico! Ciò detto, è giusto che chi ha conseguito un titolo di studio possa comunque godere, diciamo, di quei "privilegi" che un professionista può vantare a dispetto di un dilettante... altrimenti a cosa servirebbe diplomarsi in organo? RImane comunque il fatto che la Chiesa cattolica non riconosce in via preferenziale alcun titolo di studio per l'accesso al servizio ministeriale di organista liturgico (servizio che, anzi, spesso viene invocato "gratis et amore Dei" come scusa per evitare di sganciare soldi): in ultima analisi, non si può negare che chiunque sia gradito al parroco di turno possa svolgere questo servizio! Insomma: suonare l'organo a messa non è una professione, né un ministero, solamente un servizio da prestare gratuitamente, così come quello del catechista e del cosiddetto "animatore" d'oratorio! Grazie per il Suo contributo e Le auguro le più grandi soddisfazioni dalla musica di chiesa! La saluto cordialmente.
EliminaL' organista deve sapere dirigere comporre eseguire
Eliminaimprovvisare e suonare musica
da diploma in poi. Altrimenti è
un impostore. È come un prete
senza laurea in teologia.
A volte capita di scontrarsi su questo tema se l'organista percepisce un contributo economico.
RispondiEliminaMi sembra più che giusto e legittimo!
Se vuoi un professionista lo devi pagare perché ha speso tante ore di studio e di sacrificio per raggiungere un titolo di studio.
Se invece il prete decide di non dare nessun compenso sia chiaro che l'organista professionista non è obbligato ne legato ad andare a suonare le Messe.
Conosco organisti dilettanti che chiedono cifre molto maggiori di quelle sopra riportate il che non hanno titoli nella competenze.
Appoggio in pieno il pensiero del M Bottini che saluto cordialmente.
Valentino Salvini
Sono stato organista liturgico, diplomato in Conservatorio in altro strumento con esperienza pluridecennale di direzione di coro ,anche in occasioni concertistiche . Ho smesso dopo pochi anni perchè le uniche occasioni di compenso erano i matrimoni, in cui ero pagato dagli sposi e per le quali occasioni ero spesso escluso dal parroco in favore di gruppi giovanili senza titoli di studio né esperienze. Rispondo ai parroci che non trovano risorse che un falegname con un lavoro occasionale lo si paga, un organista con prestazione continuativa non si vuole pagare. Si attrezzi una cassetta apposita per questi compensi e si risponda alla comunità di questa esigenza. Il danno lo fanno i tanti volontari incompetenti, ovviamente ben accetti dai parroci,che hanno quell' unico palcoscenico per esibirsi e favoriscono l'aggregazione giovanile o meno giovanile, della cui qualità della prestazione nessuno si lamenta, sia perchè non si da importanza, sia perchè manca il termine di confronto. E andiamo avanti così.
EliminaRingrazio di cuore per questo contributo al tempo stesso obiettivo e senza pretese ...lo prenderò come punto di riferimento anche perchè è ciò che ha regolato la mia vita professionale da sempre...c'è da dire che l'ignoranza popolare è tale da dare luogo ad una falsa legittimità di chi, sedicente talentuoso, offre il suo obolo rispetto ai professionisti accademici..che evidentemente vivono d'aria (!?)...è vero che la comunità parrocchiale deve avere un'idea di ciò che ha valore e no per auto tassarsi allo scopo di avere un servizio di animazione liturgica degna di questo nome...purtroppo non è così e io mi ritrovo (come tanti altri come me) dopo diversi titoli acquisiti col sudore della fronte costretta ad un altro lavoro (comunque fortunata perchè seguo l'amministrazione dell'azienda di mio marito) ... oscurata dalle stelle splendenti dei dilettanti persino misconosciuta nei titoli...è il colmo...che le parrocchie siano povere non c'è dubbio, quando ci sono spese è la comunità che vi deve far fronte...ma per la musica è uno strazio...Un appunto sui cantori e musici all'estero poichè rispetto a chi vi ha fatto riferimento ho avuto molte e diverse testimonianze quando ho studiato a Vienna e Salisburgo qualche anno fa dove bandi ed assunzioni a tempo indeterminato sono la norma e dove gli stipendi consentono una vita più che dignitosa.. Chiedo scusa per lo stile telegrafico. Patrizia Laura Ferioli
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