Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

______________

domenica 12 marzo 2023

Perché cantare ancora oggi il Gregoriano? - di Giacomo Baroffio


Oggi, 12 marzo, cade la festa liturgica di Gregorio Magno papa, santo e Dottore della Chiesa, dal nome del quale, sappiamo, il canto proprio della Chiesa latina è aggettivato "gregoriano".


Vent'anni fa Giacomo BAROFFIO scriveva quanto sotto.

Sta di fatto che alla maggior parte dei sacerdoti del mondo il canto gregoriano non manca affatto!

E questo, mi pare, anche grazie alla famigerata locuzione «ceteris paribus» contenuta in Sacrosanctum Concilium...

Grazie per la cortese attenzione.


Cremona, il 12 marzo 2023

*


Giacomo Baroffio

PERCHÉ CANTARE ANCORA OGGI IL GREGORIANO?

Tre possono essere i motivi per cui all’inizio del terzo millennio ci si può interessare al canto gregoriano.

1) Un motivo spirituale. Chi vive la fede cristiana s’accorge come la Parola di Dio necessiti di una mediazione che vada al di là della spiegazione filologica e dell’applicazione moraleggiante. Percepire la voce di Dio nella sua Parola è un’azione del cuore in ascolto di quanto le parole della Bibbia non riescono a esprimere. La musica è il linguaggio privilegiato del cuore: di Dio e dell’uomo. Il canto gregoriano ha la forza di incantare, distogliere il cuore dalle preoccupazioni perché si dilati e si orienti a Dio nell’adorazione e nel silenzio attonito.

2) Un motivo culturale. Chi è attento alle opere dello spirito umano, avverte la grandezza dell’arte poetica, la capacità di comunicare a livello profondo di emozioni con linguaggi che spesso non sono ordinari. Il canto gregoriano è un itinerario di bellezza e di armonia. Esso riassume l’esperienza poetica di decine di generazioni a partire dall’antico Israel fino alle espressioni mutuate dalle tante e diverse culture dove il cristianesimo ha portato il Vangelo, ricevendo in cambio nuove possibilità di comunicazione musicale.

3) Un motivo antropologico. Molti brani del repertorio gregoriano sono costruiti secondo particolari tecniche musicali sperimentate in ambito semitico (maqam) e indiano (raga). La melodia si muove su particolari circuiti mentali che obbligano a percorrere determinati itinerari legati alla memoria e alle sue variazioni, il tutto segnato da alternanza di conosciuto e di ignoto, di presente e di rimosso. Sotto questo aspetto il cantare e anche il solo ascoltare le melodie gregoriane può costituire un momento forte di terapia che permette alla mente di ricuperare la verità di se stessa.


Oltre all'organo, quali strumenti «legittimamente» permessi nel culto divino ? ...

  

[Melozzo da Forlì, Angelo con liuto, Pinacoteca Vaticana]



Lo scorso 5 marzo cadeva il giorno anniversario della promulgazione della istruzione vaticana "Musicam sacram" del 1967: un documento importante (quanto oggi misconosciuto e comunque non applicato!) che intende precisare le questioni prettamente musicali della riforma liturgica del Concilio Vaticano Secondo (cfr. <http://win.organieorganisti.it/sacrosanctum_concilium.htm>).

- «Frutto di una lunga e "sofferta" elaborazione, di uno studio attento e realistico della situazione pastorale attuale, nonché dell'apporto di molti liturgisti e musicisti, il documento regola, sia sul piano dottrinale che pratico, i rapporti che legano la musica quando entra a prestare il suo nobile e necessario servizio nell'azione liturgica. I compiti della musica e del canto sacro durante le varie celebrazioni della Chiesa, la parte in esse spettante ai vari "attori", la preparazione delle melodie per i testi in lingua nazionale, l'uso dei vari strumenti musicali, infine i compiti e le responsabilità delle Commissioni diocesane e nazionali di musica sacra: sono questi gli argomenti dell'Istruzione presi in esame, con competenza e attenzione, nel volume che raccoglie gli atti del primo convegno nazionale su "La musica e il canto nella Liturgia", organizzato dal Centro di Azione Liturgica (Roma) all'indomani della pubblicazione dell'Istruzione, e svoltosi a Roma nel giugno del 1967». 


Vi comunico che ho a disposizione per voi gli atti di questo convegno, pubblicati nel 1968: ve li posso inviare in formato "PDF" se vorrete gentilmente scrivermi tramite il modulo-contatti del mio sito internet personale <www.paolobottini.it>.

Intanto vogliamo mettere sotto i riflettori l'affermazione di Musicam Sacram 65 «Nelle Messe [...] si può usare l'organo, o altro strumento legittimamente permesso»: questa precisazione che ammette l'uso di altri strumenti musicali, oltre all'organo, a patto che siano "legittimamente" permessi, proviene dal noto passo di Sacrosanctum Concilium 120 («Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli»).

La domanda che, dunque, potremmo porci è la seguente: quali altri strumenti musicali, oltre all'organo, sono stati - nero su bianco - mai formalmente approvati da qualsiasi vescovo?! L'uso ordinario e pacifico di altri strumenti musicali è sufficiente ad ammetterne l'utilizzo?...

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.


Cremona, 8 marzo 2023