Gentili lettori,
recentemente vi ho segnalato il testo della "Ratio Studiorum" per i seminari nel decennale della promulgazione [1], documento nel quale sono abbastanza puntualmente raccomandate norme per l'educazione musicale dei chierici.
Invece, nelle nostre parrocchie i laici - a partire dai giovani - come vengono educati (ammesso che lo siano veramente da qualche parte!) a quel sacro canto che, secondo i Padri del Vaticano secondo, «unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» ?! [2].
Il celebre Enzo Bianchi scriveva, ormai quasi dieci anni fa che
«Abbiamo abbandonato il gregoriano, sperperato un grandissimo patrimonio per lasciar spazio a una stagione di creatività selvaggia, di messe rock e rasta di qualità infima che non hanno lasciato tracce. Adesso ci troviamo a metà del guado: i giovani ascoltano quel tipo di musica altrove, non in chiesa; e d'altronde non si sa come recuperare un'educazione al canto religioso. Questa situazione mi preoccupa, talvolta mi lascia disperato». [3]
I cattolici italiani non cantano (più) a messa? Colpa dei vescovi e dei preti che negli ultimi 50 anni li hanno dis-educati al canto! Non vi è stato un progetto sufficientemente radicato nel tessuto ecclesiale!
Ora la domanda è: come recuperare un'educazione al canto religioso?
La risposta che mi do è la seguente: per educare (ri-educare?) il popolo dei fedeli cattolici al canto sacro, bisognerebbe che vi sia un percorso educativo ufficiale che vada in parallelo con la catechesi dei fanciulli!
Mezzora di catechismo e mezzora di educazione al canto liturgico! Sissignori!
Crediamo veramente il canto sia parte integrante e necessaria del rito? La partecipazione attiva dei fedeli al canto è da perseguire con forza? L'unica strada è l'educazione al canto in parallelo all'iniziazione cristiana!
Ovvio che sarebbe tutto un sistema da costruire da parte della Chiesa italiana: selezionare e preparare, secondo criteri di base comuni per tutte le diocesi italiane, una falange di educatori reclutati tra animatori liturgici, direttori di coro e organisti d'ogni ordine e grado...
Ovvio, poi, che bisognerebbe individuare anche un repertorio comune di base (ancor più selezionato rispetto al vituperato Repertorio Nazionale) [4], ovvero una ristretta serie di canti liturgici che "dicano" la fede cattolica: finalmente un repertorio che unisca tutte le parrocchie italiane e ponga fine all'attuale anarchia liturgico-musicale...
Una proposta che - scommetto - sarebbe scartata a priori dai vescovi italiani perché troppo "complicata" da mettere in atto...
Eppure, pensate al vantaggio per i cattolici italiani sentirsi uniti nella fede grazie al canto: il potere della musica e del canto aveva avvinto Lutero tanto da farci sopra gli investimenti che sappiamo... Sentite cosa diceva il monaco:
«La musica è un po' come una disciplina che rende gli uomini più pazienti e più dolci, più modesti e più ragionevoli. Chi la disprezza, come fanno tutti i fanatici, non può concordare su questo punto. Essa è un dono di Dio e non degli uomini; essa scaccia il demonio e rende felici. Grazie alla musica si dimentica la collera e tutti i vizi. Perciò, e sono pienamente convinto di ciò che dico e non ho alcun timore di dirlo, dal punto di vista teologico nessun'arte può stare alla pari della musica. Vorrei trovare parole degne per tessere le lodi di questo meraviglioso dono divino, la bella arte della musica; ma ravviso in quest'arte qualità così grandi e così nobili che non saprei dove iniziare e dove finire per lodarla; non so neppure in che modo e in quale forma presentarla ai mortali perchè la considerino più luminosa e più preziosa. La musica è il balsamo più efficace per calmare, per rallegrare e per vivificare il cuore di chi è triste, di chi soffre. Ho sempre amato la musica. Chiunque è portato per quest'arte non può non essere un uomo di buon carattere, pronto a tutto. È assolutamente necessario conservare la musica nella scuola. Bisogna che il maestro di scuola sappia cantare, altrimenti lo considero una nullità. La musica è un dono sublime, datoci da Dio ed è simile alla teologia. Non darei per nessun tesoro quel poco che so di musica. Bisogna abituare i giovani a quest'arte perché rende gli uomini buoni, delicati e pronti a tutto. Il canto è l'arte più bella e il miglior esercizio. Essa non ha nulla da spartire con il mondo; non la si ritrova né di fronte ai giudici, né nelle controversie. Chi sa cantare non si abbandona né ai dispiaceri né alla tristezza; è allegro e scaccia gli affanni con le canzoni». [5]
Cari organisti e direttori di coro, se appena potete: instaurate in parrocchia una vera educazione dei fanciulli al canto liturgico... sempre che troviate carta bianca dal parroco di turno...
Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.
Paolo Bottini
Cremona, domenica 23 ottobre 2016
[1] http://liturgiaetmusica.blogspot.it/2016/09/decennale-ratio-studiorum-seminari.html
[2] http://win.organieorganisti.it/sacrosanctum_concilium.htm
[3] Padre Enzo Bianchi, superiore della Comunità monastica di Bose, intervistato da Alessandro Cannavò sul mensile "Amadeus" n. 209, aprile 2007
[4] http://win.organieorganisti.it/repertorio_naz_canti_liturg.htm - sapete forse di qualche diocesi che lo abbia adottato in toto? Quanto meno ha il vantaggio che ha escluso tutta quella pletora di canti sincopati che ormai vanno per la maggiore in tantissime parrocchie con gran concorso di chitarre e bonghi!
[5] da: F.A. Beck, Dr. M. Luthers Gedanken über die Musik, Berlino, 1828, pag. 58, traduzione di Enrico Fubini in L'estetica musicale dall'antichità al settencento, Einaudi, Torino 1976; Per approfondire il pensiero luterano sulla musica: http://liturgiaetmusica.blogspot.it/2012/09/educazioneliturgica.html
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