Il maestro organaro Ugo Cremonesi durante il montaggio delle canne di mostra dell'organo della Pieve di Soncino (CR) |
[...] entrare nel santuario è penetrare i misteri divini. [...] Mentre architettura ed arti figurative si occupano di delineare significativamente il luogo fisico in cui il divino si rivela, l'organo con la sua voce costruisce una condizione non fisica, ma emozionale, nella quale si realizza l'incontro tra la terra e il cielo, fedelmente a quanto rammentato nelle scritture circa la non fisicità del tempio: "una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo" (Paolo, Eb 9, 11-14). Lo stesso concetto si trova varie volte anche nell'Apocalisse di Giovanni (Ap 7, 14-17; 21, 22; 22, 1).
Il suono, pertanto, si fa strumento perfetto per il raggiungimento del Regno celeste; esso è avvolgente e favorisce uno stato di compartecipazione degli ascoltatori attraverso la marcata sensazione di distacco dalle cose terrene, accompagnata dalla netta percezione di una elevazione ad un livello superiore di coscienza. Lo strumento in tal senso si fa grande macchina scenica di avvicinamento al divino. La sua voce, o meglio le sue voci, piovono dall'alto come voci angeliche che provengono dal cielo attraverso gli squarci tra le nubi secondo quanto narrato da Giovanni: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Gv 1, 51). [...]
L'organo, come il pulpito, è collocato in alto, al di sopra delle teste degli astanti; inoltre, ad entrambi si accedere attraverso una scala, segno evidente dell'accesso a un livello superiore di evoluzione. [...] Il ruolo simbolico del suono dell'organo è pertanto quello di avvicinamento alla percezione della voce di Dio [...].
Tutto questo parlare di scritti sacri e di simboli serve a far capire l'importanza del suono dello strumento e quanto sia rischioso non considerarla [...].
Dovrebbe perciò essere evidente che conservare lo strumento, condannandolo però al silenzio, equivarrebbe a mantenere nell'uomo attivi il corpo e la mente, lasciando tacere la sua anima. Le parti componenti la struttura architettonica e fonica dell'organo non possono dunque prescindere dal suono, essendo esso scopo fondamentale della loro esistenza.
Pertanto, la convinzione diffusa che l'azione di tutela sia compiuta nel momento in cui cassa e fonica sono restaurate, è erronea; lo strumento a quel punto è recuperato, ma se non riprende a suonare regolarmente, ogni intervento sarà stato inutile.
Il restauro, quindi, non è momento finale, ma stadio iniziale del recupero della funzione dello strumento e della sua creatività. Infatti esso, suonato regolarmente e sottoposto a periodiche manutenzioni, potrò vivere a lungo senza aver bisogno di ulteriori interventi di restauro, importanti, ma comunque traumatici.
(storico dell'arte presso la Soprintendenza ai B.A.P.P.S.A.D. per l'Abruzzo)
- il sopra citato testo è tratto dal volume Il Suono dell'Arte / Gli organi antichi della provincia di Chieti, a cura di Alberto Mammarella, Edigrafital, S. Atto di Teramo 2002
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