Egregio M.° Bottini,
giusto il giorno di Pentecoste in parrocchia da noi c’era il vescovo a cresimare.
Il repertorio dei canti - completo appannaggio di adulti (genitori di bambini e ragazzi che frequentano la messa festiva) musicalmente, nonché liturgicamente, incompetenti - tutto sull’onda dello stile della canzone leggera...
Il sottoscritto all'organo fungeva da mero riempitivo, essendogli concesso di suonare, come ogni domenica, brevissimi preludi-intonazione ai canti stessi (quanto meno mi sento un piccolo Bach che suona choralvorspielen... ai canti Gen!!).
Non toccherebbe ad un Riccardo Muti deprecare questo repertorio e sgridare la Chiesa, bensì ai vescovi (e all’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI) dare più puntuali direttive... invece anch’essi seguono l’onda, perché mettere i puntini sulle "i" è impopolare e far crescere anche culturalmente - non solo nella fede - i fanciulli e gli adulti è cosa... da professionisti pretenziosi!
E allora avanti così! L’importante - nel baccano liturgico-musicale tanto desiderato - che passi il messaggio essenziale: il Signore è veramente risorto! Altrimenti che risuoni il divino rimprovero: «Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo» (Amos 5, 23)!
E giù applausi e battimani ritmati!
Grazie per la cortese attenzione.
Filippo Di Vittorio,
organista liturgico nella diocesi di Teggiano
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