Per millenni la Chiesa si è preoccupata di farci capire in tutti i modi – con le parole, con gli atti, con l’architettura, con gli arredi – che la cena del Signore non è soltanto una cena, ma è, come ci insegna il Concilio Vaticano II, la ripresentazione e l’applicazione dell’«unico sacrificio del Nuovo Testamento, il sacrificio cioè di Cristo, che una volta per tutte si offre al Padre quale vittima immacolata» (Lumen gentium, 28).
a cura di Paolo Bottini
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«Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese. Canta bene, fratello.» (S. Agostino, Esposizioni sui salmi, Commento secondo al salmo 32, paragrafo 8)
Liturgia & Musica
Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.
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sabato 15 agosto 2020
L'impoverimento dei riti
In questi ultimi tempi invece agli occhi di molti pare che la più urgente necessità pastorale sia diventata quella di persuadere a poco a poco – con le parole, con l’impoverimento dei riti, con le banalizzazioni dei gesti – che la Messa sia solo il ricordo di un pasto, o tutt’al più la celebrazione di un convito fraterno.
I nostri padri, stupiti e commossi dalla presenza del «mistero della fede», cioè dell’avvenimento centrale e più determinante della vicenda umana, erano incontentabili nel convocare tutte le arti e tutti i tesori a onorare il sacrificio di Cristo ripresentato tra noi; pare invece che il nostro tempo abbia scelto la strada della riduzione al minimo e della più povera schematicità.
Sarà anche una saggezza nuova. Resta però il fatto che, mentre le nostre case si fanno sempre più adorne di lussi e fornite di comodi, noi riserviamo il nostro amore per la povertà ai luoghi della grande e tremenda «Presenza».
C’è da dubitare che il Signore sia proprio di questo parere, lui che per la prima celebrazione eucaristica [...] non ha scelto lo squallore di una stanza disadorna né si è accontentato della casualità di un qualunque locale, ma ha voluto un ambiente di grande dignità: «al piano superiore, una grande sala con i tappeti, già pronta» (Mc 14,15).
Giacomo Card. BIFFI
- testo tratto da: (omelia del Corpus Domini 1991, in «Bollettino dell'Arcidiocesi di Bologna» LXXXII, 5/1991, pp. 146-148)
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Stimato Maestro, condivido pienamente e aggiungo che a poco vale il sovente richiamo di noi poveri organisti chiedere maggiore attenzione e partecipazione quando, all'impoverimento dei gesti, aggiungiamo la fretta. Messe Festive da 35 min. e un "no comment" sulle feriali.La CENA DEL SIGNORE oramai paragonata ad un fast food. Se dall'alto delle gerarchie ecclesiastiche non arrivano segni e moniti concreti non vedo a breve possibili miglioramenti. Un saluto fraterno Luca G. Losio
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