Gentili lettori,
poco più di un anno fa Papa Francesco incontrò a Roma le scholae cantorum affiliate all'Associazione Italiana Santa Cecilia rivolgendo loro il discorso che si può integralmente leggere cliccando il seguente collegamento internet.
Desidero commentare alcune sue raccomandazioni (che non dicono - purtroppo - nulla di nuovo, solo ribadiscono alcuni concetti da tempo tanto consolidati... quanto disattesi nelle nostre parrocchie!):
- « [...] la Liturgia è la prima “maestra” di catechismo».
Certo, come insegna "Sacrosanctum concilium" n. 10, la Liturgia è «il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia»... Quante e quali energie vengono messe in campo dai vostri parroci a favore del culto divino (ancor prima che del canto e della musica) ?! ...
- «Una bella e buona musica è strumento privilegiato per l’avvicinamento al trascendente, e spesso aiuta a capire un messaggio anche chi è distratto».
Che qualcuno ci venga finalmente a dire quali sono le caratteristiche di una "bella" e "buona" musica, in modo da avere qualche parametro pratico per la scelta dei repertori vocali e organistici!
- Papa Francesco raccomanda di fare in modo che il canto sia «parte integrante della Liturgia» e tragga la sua ispirazione «al modello primo, il canto gregoriano».
Sappiamo bene tutti quanto il canto gregoriano sia negletto nelle nostre parrocchie (se qualcuno sapesse che l'Alleluja "delle pietre" fa parte del repertorio gregoriano... verrebbe abolito!!), quanto meno dovrebbe essere tenuto in considerazione dai compositori di nuove melodie per il canto liturgico...
- Il punto sostanziale del discorso di Papa Francesco alle scholae cantorum dell'AISC mi pare tuttavia il seguente: «Non una musica qualunque, ma una musica santa, perché santi sono i riti; dotata della nobiltà dell’arte, perché a Dio si deve dare il meglio; universale, perché tutti possano comprendere e celebrare. Soprattutto, ben distinta e diversa da quella usata per altri scopi».
Io penso che questi alti concetti di santità, bontà e universalità della musica sacra, mutuati da san Pio X, attendano ancora oggi di essere meglio specificati nel nostro operare ecclesiale: non parliamo della musica organistica (perché sicuramente, ad esempio, la musica per organo di Olivier Messiaen è buona e santa, dato che è intrisa di riferimenti cattolici... provate però a suonare a messa una delle sue composizioni e provate un po' ad immaginare quali potrebbero essere le reazioni del prete e della gente), ma limitandoci al canto liturgico, chi avrà mai il coraggio di stabilire quale canto è santo e quale no, quale ritornello è artistico e quale no, quale acclamazione è universale e quale no... San Paolo VI il 15 aprile del 1971 alle religiose addette al canto liturgico ammoniva: «Non tutto è valido, non tutto è lecito, non tutto è buono. Qui il sacro deve congiungersi con il bello in una armoniosa e devota sintesi». Se questo è vero, mi sembra evidente che qualcosa dovrà essere scartato... La domandona è questa: posto che le linee-guida ufficiali per la scelta dei repertori di canto liturgico esistono e che, come dice Papa Francesco, la musica per il culto divino deve differenziarsi da quella usata in altri contesti, lo stile melodico che ammicca al pop e alla musica cosiddetta "leggera", è ammissibile nel culto divino?!
Grazie per la vostra cortese attenzione e auguri di buona musica a tutti!
Paolo Bottini
Cremona, il 3 ottobre 2020, vigilia della festa liturgica di san Francesco d'Assisi
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