Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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sabato 20 febbraio 2021

SOMNIARE SOMNIUM: «ad ogni chiesa il suo maestro di cappella» (vent'anni dopo il "sogno" di don Antonio Parisi)



SOMNIARE SOMNIUM: 

«ad ogni chiesa il suo maestro di cappella» 

(vent'anni dopo il "sogno" di don Antonio Parisi)




Nell'aprile 1993 il convegno "L'organo italiano oggi e domani", promosso dalla Fondazione Accademia di Musica Italiana per Organo di Pistoia, pose le basi per una rinnovata consapevolezza corporativa degli organisti di chiesa.

Nello stesso periodo la Conferenza Episcopale Italiana istituiva Roma il "Corso di perfezionamento liturgico-musicale" (Co.per.li.m.) riservato a tutti coloro che, già impegnati nel servizio musicale a qualsiasi titolo presso una chiesa, volessero approfondire la preparazione in materia liturgica in rapporto alla musica cultuale.

Nel frattempo nell'ottobre del 1996 (durante il IV Convegno Nazionale degli incaricati diocesani per la musica sacra tenutosi ad Ariccia) venivano poste le basi per la costituzione di un Repertorio Nazionale di Canti per la Liturgia, promulgato infine nel primi mesi dell'anno 2000.

Inoltre nel 2001, con atto sommamente lungimirante, la Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI si premurava di stimolare i Conservatori affinché attivassero nuovi curricula di "Organo per la liturgia" e di "Direzione di coro per la liturgia"... purtroppo senza pensare a necessarie parallele intese con gli Ordinari Diocesani affinché i nuovi laureati in queste discipline potessero avere agevolazioni ai fini della stipula di contratti di lavoro con le chiese locali...

Una serie di iniziative coronate, giusto ormai un ventennio fa, dal pio sogno di don Antonio PARISI [*], all'epoca consulente musicale dell'Ufficio Liturgico Nazionale della CEI, di poter vedere all'opera, adeguatamente retribuiti (o quanto meno riconosciuti da appositi albi diocesani) [2], organisti e maestri di cappella in ogni dove. Ecco quanto affermava il sacerdote barese:

- «Sogno una schiera di maestri di cappella, organisti e vari strumentisti che si preparano o presso i Conservatori di musica nel ramo della musica per la liturgia, o presso le scuole diocesane e istituti di musica sacra, acquisendo professionalità e seria preparazione, in modo da essere inseriti in un elenco diocesano secondo una graduatoria motivata. Sogno che vengano nominati maestri di cappella, organisti, direttori di coro presso le varie cattedrali, santuari, parrocchie, con un accordo economico dignitoso» (cliccare il seguente collegamento per leggere il contributo completo di don Antonio Parisi «Ad ogni chiesa il suo maestro di cappella»).


Nel frattempo l'Associazione Italiana Organisti di Chiesa, costituitasi a Pistoia nel 1994, riusciva trionfalmente, nel febbraio del 2002, a sedere al tavolo della firma del tanto sospirato Contratto Nazionale di Lavoro per Musicisti di Chiesa... salvo venire stroncata in quel preciso istante da una 'longa manus' che ne determinò fatalmente il lento ma inesorabile declino nel 2011.

Ebbene, chi ha seguito da vicino, in tutti questi anni, il dibattito sulla musica sacra (o meglio musica "liturgica" come si usa dire in questi tempi) in Italia, ha ben chiaro che a fronte di un pur sostanzioso e serio "pensatoio", non è corrisposto, da parte della Conferenza Episcopale Italiana, un piano organizzativo nazionale inerente il fondamentale (quanto invece disatteso) aspetto della necessaria formazione liturgica del popolo dei fedeli, come vivamente raccomandato dai padri conciliari nel chiedere che i «pastori d'anime curino con zelo e con pazienza la formazione liturgica, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, sia interna che esterna, secondo la loro età, condizione, genere di vita e cultura religiosa», [3] ove la «formazione liturgica» avrebbe dovuto comprendere una indispensabile catechesi in musica, ovvero una educazione al "ben" cantare (cfr. S. Agostino) [4] durante la preparazione dei fanciulli ai sacramenti.

Per attuare un tale piano, bisognerebbe ovviamente pagare schiere di musicisti professionisti o quanto meno individuare i criteri per stabilire quali siano i requisiti necessari ai suonatori domenicali d'ogni ordine e grado per essere atti a ricoprire il ruolo ecclesiale di "formatori" liturgico-musicali parrocchiali... aggratis!

Insomma: se oggi un giovane appassionato organista volesse veramente conseguire la laurea triennale in "Organo per la Liturgia", sappia che dovrà cercare col lanternino un parroco che accetti di stipulare un contratto di lavoro a fronte delle prestazioni di organista liturgico!

Un arguto sunto delle problematiche inerenti al canto per la liturgia appariva sulle colonne del quotidiano «la Repubblica» il 16 giugno 2011 a firma di Michele Smargiassi.

Il mio sunto, a vent'anni dal "somnium" di don Parisi, è il seguente: non vi sarà mai generalizzato decoro liturgico-musicale in Italia senza il coinvolgimento di musicisti professionisti debitamente formati al servizio liturgico [5] ed onestamente remunerati, ma nemmeno senza una seppur minima formazione dei fedeli adulti, ma innanzitutto dei fanciulli, al canto liturgico. Ecco dunque le due azioni imprescindibili che dovrebbero stimolare i vescovi nella stanza dei bottoni alla CEI!

Ma in fin dei conti, non è vero che la messa - checché se ne dica [6] - è valida anche senza canto né musica?! Perché dunque fare tanti sforzi per dei semplici accessori del culto percepiti come meramente esornativi?!...



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[1] Nato a Noicàttaro (BA) nel 1947, sacerdote dal 1971, diplomato in Organo nel 1976 presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari, docente di Teoria e Solfeggio dal 1976 nel medesimo Conservatorio, dal 2009 in pensione. Parroco per oltre 20 anni. Membro di "Universa Laus" internazionale (gruppo di studio formato dai maggiori musicisti europei che affrontano varie tematiche di musica liturgica). Membro della Consulta dell’Ufficio Liturgico Nazionale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Prolifico e noto compositore di canti liturgici.
[2] come l'albo degli organisti costituito presso la diocesi di Massa Carrara - Pontremoli
[3] Sacrosanctum Concilium 19
[4] «Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese. Canta bene, fratello» (S. Agostino, Esposizioni sui salmi, Commento secondo al salmo 32, paragrafo 8; cfr. in questo blog cliccando QUI).
[5] per approfondire il ruolo professionale e ministeriale dell'organista di chiesa, invito cordialmente a leggere i contributi di Monsignor Vincenzo De Gregorio, di don Franco Gomiero e di Giacomo Mezzalira, ma anche dello stesso don Antonio Parisi nonché di Paolo Bottini
[6] «[...] il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» (Sacrosanctum Concilium 112)... il che significherebbe che nelle liturgie "meno solenni", il canto può essere ritenuto - appunto - non necessario?! Leggendo pure Sacrosanctum Concilium 113, parrebbe proprio di sì!
 


3 commenti:

  1. Grazie, Signor Paolo, per l'accurato e documentatissimo articolo che ci ha inviato. Il mio pensiero è questo: nelle chiese ormai non sono più frequentate da uomini e donne, ma da mascherine (viene assai facile pensare a Pinocchio che congedando definitivamente il Gatto e la Volpe: "Addio, mascherine!" rispose il burattino. "Mi avete ingannato una volta, e ora non mi ripigliate più."). L'organo e gli organisti costano troppo, la gente non frequenta più, mancano i fondi, i magnati e gli sponsors finanziano ben altro, la musica che finora si sentiva in chiesa è quella tardobarocca, quella seriale dei "Grandi" del secolo XX (Strawinski,Ravel, Debussy, Honegger, Milhaud, Hindemit, Berg, Berio, Poulenc, Olivier Messiaen, ecc.) non è praticabile perché la gente ti dice poi che le fai andare la Comunione di traverso... Insomma è ormai tempo di ricostruire la civiltà tutta intera e la vedo dura!
    I miei rispetti, maestro. Fra' Giuseppe Gandolfo - Smirne - Turchia

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  2. Sarebbe auspicabile ma purtroppo, conosciamo bene la realtà; formare un organista costa anni di studio e quale giovane se la sente di affrontarli senza prospettive per il futuro? Solo qualche Chiesa importante se lo può permettere, le altre devono fare di necessità virtù. Grazie.

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  3. La CEI dovrebbe prendere spunto da Germania, Austria e Inghilterra, dove sono spesso i vescovi a istituire scuole di canto per fanciulli e giovani, guidate da direttori e organisti ben preparati e retribuiti. Soltanto così si potrà avere una liturgia dignitosa, in cui il canto è parte necessaria e integrante, non un semplice accessorio ("Sacrosanctum Concilium"). Purtroppo in Italia la CEI non recepisce l'importanza del canto e tutto ciò resterà soltanto un sogno.

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