Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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martedì 22 febbraio 2022

«Desidero che venga adeguatamente valorizzato il CANTO GREGORIANO»!

 


Gentili lettori,

ecco cosa esortava nel 2007 il papa Benedetto XVI riguardo musica e canto nella liturgia al n. 42 della sua esortazione apostolica postsinodale "Sacramentum caritatis":

- «Nell'ars celebrandi un posto di rilievo viene occupato dal canto liturgico. 
A ragione sant'Agostino in un suo famoso sermone afferma: "L'uomo nuovo sa qual è il cantico nuovo. Il cantare è espressione di gioia e, se pensiamo a ciò con un po' più di attenzione, è espressione di amore"
Il Popolo di Dio radunato per la celebrazione canta le lodi di Dio. La Chiesa, nella sua bimillenaria storia, ha creato, e continua a creare, musica e canti che costituiscono un patrimonio di fede e di amore che non deve andare perduto. Davvero, in liturgia non possiamo dire che un canto vale l'altro. 
A tale proposito, occorre evitare la generica improvvisazione o l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia. In quanto elemento liturgico, il canto deve integrarsi nella forma propria della celebrazione. Di conseguenza tutto –nel testo, nella melodia, nell'esecuzione –deve corrispondere al senso del mistero celebrato, alle parti del rito e ai tempi liturgici. 
Infine, pur tenendo conto dei diversi orientamenti e delle differenti tradizioni assai lodevoli, desidero, come è stato chiesto dai Padri sinodali, che venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano, in quanto canto proprio della liturgia romana.»


Parole sicuramente piene di buon senso... mi chiedo, tuttavia, come si possa tradurre nella pratica quotidiana le citate papali esortazioni:


1) «evitare [...] l'introduzione di generi musicali non rispettosi del senso della liturgia»: bisognerebbe che la Santa Sede, quanto meno, promulghi un preciso elenco di quei generi musicali considerati "irrispettosi"[1]!...

2) la vexata quæstio del canto gregoriano: posto che oggi, normalmente (forse anche a causa della misteriosa locuzione ceteris paribus in «Sacrosanctum Concilium»), esso è sostanzialmente accantonato - per non dire aborrito -, come conciliare l'eventuale uso, più o meno frequente, di questo venerabile repertorio con la tanto richiesta "partecipazione attiva" [2] dell'assemblea al culto divino, considerato anche che, data la difficoltà esecutiva, è un tipo di canto praticabile unicamente da un gruppo corale "favorito"? 

Grazie in anticipo per il vostro commento.

Cordiali saluti


Cremona, il 22 febbraio 2022, XV anniversario di «Sacramentum caritatis»


NOTE:
 


3 commenti:

  1. Se da una parte si esorta il canto gregoriano, dall'altra di diffondono e si approvano canti ritmati con accompagnamento di chitarre e congas. Dunque che cosa vale la parola di un alto rappresentante della chiesa quando poi si continua con le canzonette e il gregoriano resta nella più completa disconoscenza? Perché il gregoriano non viene richiesto espressamente dai parroci? Mi viene da pensare che tutto ciò sia a favore di una sorta di ingolosimento verso quei giovani che per attirarli alla chiesa venga concesso di cantare secondo i gusti mondani piuttosto che quelli sacri

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  2. Bisogna partire dall'Ordinarium Missae. Le Messe gregoriane hanno melodie meravigliose e orecchiabili, facilitate da accompagnamenti d'organo che ne risaltano la bellezza: penso ad esempio alla Cum Iubilo, De Angelis, Orbis factor. Con l'ultima edizione del messale si è dato risalto al canto del Kyrie: quale migliore occasione per reintrodurre le melodie gregoriane!
    Poi bisogna mettere in pratica, ad esempio nel Gloria, l'alternanza coro-popolo.
    Al di là di questo ci sono momenti in cui è bello anche solo ascoltare il canto gregoriano. Ad esempio sarebbe importante ripristinare le sequenze cantate: Victimae Paschalis, Veni Sancte Spiritu...; approfittare dei canti "obbligati" per determinati momenti liturgici: es. Tantum ergo all'adorazione del Santissimo, Vidi aquam all'aspersione del Sabato Santo, Pange lingua alla processione del Giovedì Santo, ecc.; approfittare inoltre di momenti liturgici in cui la chitarra è particolarmente imbarazzante, es. Venerdì Santo, funerali, Quaresima; alla comunione si potrebbero fare due canti: uno popolare in italiano e uno in latino (es, Adoro te devote).
    Ovviamente condizione imprescindibile è la tolleranza da parte del sacerdote, mentre non bisogna lasciarsi scoraggiare dall'ostilità delle persone: chi è ideologicamente contrario lo sarà sempre, mentre tutti gli altri potranno imparare ad amare la bellezza oggettiva del repertorio tradizionale della chiesa.
    Quello che non bisogna fare è partire dal preconcetto che il canto gregoriano è difficile e le persone non sono in grado di impararlo: nulla di più falso.

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  3. La maggioranza delle persone semplicemrnte "non capisce" la musica sacra, e non riesce a parteciparvi né con i sensi né con l'anima. Forse perché è eseguita male? Con spirito "snob"? C'è qualcosa che non torna, perché musica realmente "sacra" dovrebbe elevare lo spirito indipendentemente dalla abitudine o dalla preparazione tecnica di chi la ascolta e magari vorrebbe anche partecipare ad essa.

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