«Ognuno chiede in qual modo cantare a Dio. Canta a Lui, ma canta bene. Egli non vuole che le sue orecchie siano offese. Canta bene, fratello.» (S. Agostino, Esposizioni sui salmi, Commento secondo al salmo 32, paragrafo 8)
Liturgia & Musica
Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.
Il maestro organaro Ugo Cremonesi durante il montaggio delle canne di mostra dell'organo della Pieve di Soncino (CR)
[...] entrare nel santuario è penetrare i misteri divini. [...] Mentre architettura ed arti figurative si occupano di delineare significativamente il luogo fisico in cui il divino si rivela, l'organo con la sua voce costruisce una condizione non fisica, ma emozionale, nella quale si realizza l'incontro tra la terra e il cielo, fedelmente a quanto rammentato nelle scritture circa la non fisicità del tempio: "una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo" (Paolo, Eb 9, 11-14). Lo stesso concetto si trova varie volte anche nell'Apocalisse di Giovanni (Ap 7, 14-17; 21, 22; 22, 1).
Il suono, pertanto, si fa strumento perfetto per il raggiungimento del Regno celeste; esso è avvolgente e favorisce uno stato di compartecipazione degli ascoltatori attraverso la marcata sensazione di distacco dalle cose terrene, accompagnata dalla netta percezione di una elevazione ad un livello superiore di coscienza. Lo strumento in tal senso si fa grande macchina scenica di avvicinamento al divino. La sua voce, o meglio le sue voci, piovono dall'alto come voci angeliche che provengono dal cielo attraverso gli squarci tra le nubi secondo quanto narrato da Giovanni: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli Angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Gv 1, 51). [...]
L'organo, come il pulpito, è collocato in alto, al di sopra delle teste degli astanti; inoltre, ad entrambi si accedere attraverso una scala, segno evidente dell'accesso a un livello superiore di evoluzione. [...] Il ruolo simbolico del suono dell'organo è pertanto quello di avvicinamento alla percezione della voce di Dio [...].
Tutto questo parlare di scritti sacri e di simboli serve a far capire l'importanza del suono dello strumento e quanto sia rischioso non considerarla [...].
Dovrebbe perciò essere evidente che conservare lo strumento, condannandolo però al silenzio, equivarrebbe a mantenere nell'uomo attivi il corpo e la mente, lasciando tacere la sua anima. Le parti componenti la struttura architettonica e fonica dell'organo non possono dunque prescindere dal suono, essendo esso scopo fondamentale della loro esistenza.
Pertanto, la convinzione diffusa che l'azione di tutela sia compiuta nel momento in cui cassa e fonica sono restaurate, è erronea; lo strumento a quel punto è recuperato, ma se non riprende a suonare regolarmente, ogni intervento sarà stato inutile.
Il restauro, quindi, non è momento finale, ma stadio iniziale del recupero della funzione dello strumento e della sua creatività. Infatti esso, suonato regolarmente e sottoposto a periodiche manutenzioni, potrò vivere a lungo senza aver bisogno di ulteriori interventi di restauro, importanti, ma comunque traumatici.
Federico CAUDANA (1878-1963) vinse per concorso il posto di organista titolare e maestro di cappella del Duomo di Cremona nel 1907: lo tenne fino alla morte.
Il suo nome è ancora oggi universalmente noto grazie alla sua messa popolare "Laus tibi Christe" (conosciuta come "Caudanina") ma soprattutto grazie all'inno "Lauda Sion - Christus vincit" che, composto in occasione del primo congresso eucaristico cremonese (Cremona, 8-11 maggio 1924), fece subito presa grazie all'innato talento del compositore nel creare melodie spontaneamente orecchiabili e cantabili dalle masse popolari.
Infatti, come testimoniava monsignor Ernesto Moneta Caglio,
«Caudana era eminentemente popolare: era la strada a cui l'avevano avviato i suoi primi educatori salesiani. Se scriveva per il popolo, ne uscivano canti che facevano subito colpo tra la massa. Basterebbe pensare al suo Lauda Sion e ai vari pezzi del Congresso Eucaristico del 1924. Se invece scriveva per la schola, le sue musiche miravano sempre ad essere comprese dal popolo».
Il "Lauda Sion" venne dedicato a monsignor Agostino Desirelli, parroco della chiesa di S. Agata in Cremona e presidente del citato congresso eucaristico di Cremona.
È certamente grazie alla risonanza creata da questo e da molti altri inni che l'editore di musica sacra Vittorio Carrara (in attività a Bergamo dal 1912) si accorse del valore di Caudana e subito lo contattò iniziando una proficua e prolifica collaborazione professionale, sfociante in una cordiale ed intima amicizia almeno dall'aprile 1928 (momento dal quale nel rapporto epistolare i due iniziano a darsi del «tu») e che durerà per tutta la vita.
Appurata l'effettiva diffusione dei suddetti inni caudaniani nei tre anni dopo il citato congresso eucaristico – inni che già per quell'occasione l'editore bergamasco aveva stampato ad uso diocesano cremonese in una versione per canto e organo – Carrara non esitò a proporne la pubblicazione nel catalogo della sua casa editrice, confortato dal fatto che Caudana stesso gli confermava «da ogni parte ho richieste dei miei canti eucaristici, specialmente il Lauda Sion»; anzi, subito dopo la prima edizione a stampa del 1927 fu necessaria una ristampa in vista della festa del Corpus Domini, specialmente il Lauda Sion Banda, e canto ed organo.
«Ormai è divenuto popolarissimo in molte diocesi - scrive Caudana a Carrara - e conviene farlo conoscere maggiormente con molta reclame. Il vescovo di Cremona desidererebbe farlo diventare canto ufficiale dei Congressi Eucaristici e mi pare stia facendo delle pratiche in proposito. Non sarebbe il caso di stampare la parte canto e organo separatamente dagli altri tre [inni]? [...] Desidero fare bella figura io, ma voglio che la faccia anche Lei come editore».
Nel contempo Caudana considerava, forse un po' amaramente, che «[il mio Lauda Sion] anche qui è stato eseguito migliaia di volte e non ho mai preso un ghello» e che, quindi, «se mi dovessero pagare in ragione delle volte che è stato eseguito il mio 'Lauda Sion' potrei comperarmi, se non l'automobile, almeno un carretto con il ciuccio».
Già all'epoca si guadagnava poco o nulla di diritti d'autore per la musica eseguita nella liturgia, quindi Carrara è preoccupato, quanto meno, di ricevere il giusto introito con la musica degli inni e delle marce religiose eseguite dai corpi bandistici all'aperto durante le processioni:
«Le bande del cremonese suonano quasi tutte gli inni miei da te pubblicati come marcie religiose nelle processioni e non so se hanno pagato: mi informerò presso l'agente dei diritti d'autore. Gli altri editori hanno pochissime marce religiose. [...] Mi pare quindi che tu facendo reclame dovrebbero eseguire quelle della tua edizione che sono belle».
Tuttavia all'epoca, quanto meno e a differenza di oggi, riguardo ai diritti d'autore per le musiche eseguite in chiesa
«a Cremona e diocesi [le parrocchie] pagano tutte con una tassa fissa dal minimo di lire 10 a 50 all'anno, per la musica eseguita sull'organo. Quando però vi sono funzioni straordinarie, come uffici funebri (con messa da morto coi cantori) pagano altra tassa».
E per questo – la cifra è comunque non paragonabile agli spropositati diritti che può guadagnare oggidì, ad esempio, un cantautore – nel maggio 1929 Caudana può quasi trionfante comunicare all'amico Carrara: «Ho ricevuto lire 20 di diritti d'autore: voglio comperare l'automobile come ha fatto il M.° [Alessandro] Marinelli [1865-1951]».
Tornando agli inni eucaristici caudaniani, la possibilità di un largo impiego dei medesimi abbiamo visto stare molto a cuore sia all'autore che, ancor di più, all'editore Carrara:
«Ti ringrazio tanto per aver pensato di far reclamare al mio "Lauda Sion" mettendo sull'"Araldo" [di gennaio] e consigliandolo come il canto dei pellegrini per l'anno santo. Dovresti scrivere al Presidente dei Congressi Eucaristici mons. Angelo Bartolomasi vescovo [Ordinario Militare a Roma] (mio buon amico d'infanzia) che faccia passare il suddetto inno ufficiale dei Congressi. [...] A proposito di inni eucaristici ti prego di un favore: il vescovo di Andria (Bari) [mons. Ferdinando Bernardi] mio compaesano ed amico mi ha scritto in questi giorni domandandomi copia dei miei inni eucaristici "Lauda Sion" e Al SS. Sacramento (Qual regni tra i nimbi) e Pange Lingua, perché desidera che vengano eseguiti al prossimo Congresso che faranno nella sua Diocesi. Io non ne ho copia: ti prego di farne spedire una copia di tutti per canto e organo».
Carrara provvede e Caudana rincalza: «Ti ringrazio delle copie "Lauda Sion" che mi hai mandato e delle copie che hai mandato a mons. Bartolomasi [...]: gli scriverò insistendo perché faccia passare presto come inno ufficiale dei Congressi Eucaristici il Lauda Sion e sarà bene che scriva anche tu».
L'opera di divulgazione 'nazionale' viene innescata nel marzo 1933: «Domani mi troverò a pranzo col mio vescovo mons. Cazzani e con mons. Bartolomasi. Tirerò in ballo il mio "Lauda Sion"» e infatti nel 1934 l'Ordinario Militare monsignor Angelo Bartolomasi scrive a Caudana notando con piacere la grande diffusione del Lauda Sion, desiderando contribuire ad una maggiore ulteriore diffusione come inno ufficiale in tutti in congressi eucaristici e pregando Caudana di inviargliene dieci copie. Infine, giusto a testimonianza del grande successo popolare del Lauda Sion e degli altri canti sopra citati, ecco una breve cronaca della festa del Corpus Domini 1933 a Cremona:
«Ho terminato ora la funzione in cattedrale: processione magnifica. Il mio Lauda Sion ed il mio Pange lingua hanno trionfato: il coro formato da tutto il seminario e da due altri Istituti (circa 300 cantori) accompagnati benissimo dalla Banda Cittadina composta da 65 ottimi elementi, ha fatto un grande effetto. Giunti in piazza del duomo (gremitissima) tutto il popolo cantava con entusiasmo i due canti. Una cosa veramente commovente».
La fama del Lauda Sion caudaniano raramente veniva oscurata:
«Hai fatto bene proporre l'inno di Donini al Congresso di Fermo, ma sarà difficile che lo accettino perché in ogni regione vi è il compositore (quasi sempre un prete) che vuole imporre il suo inno: passa il mio Lauda Sion perché ormai è nel dominio pubblico, altrimenti boicotterebbero anche quello. Non hanno fatto così anche a Crema per il Congresso? Non hanno voluto il Lauda Sion di Caudana perché roba cremonese e non avendo il musicista cremasco capace di fare un inno si sono rivolti al Bambini perché dalle parti di Brescia!!! Ad ogni modo sono contento che cantino il mio e speriamo prendano anche quello di Donini che è molto bello».
Vorrei porre l'accento non tanto sul noto (e sicuramente citatissimo) assunto principale dell'articolo 120 dedicato all'organo a canne [*], bensì sulla seconda parte «[...] Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli».
Qui sta il vero busillis: vi sono oggi strumenti musicali ritenuti d'uso "pagano" o addirittura immorale - come denunciavano gli antichi Padri della Chiesa - da ritenersi banditi dal culto divino cattolico?
A me risulta che fino ad oggi nessun Ordinario diocesano (in Italia) abbia mai ufficialmente permesso - ma neppure vietato - l'uso di qualsivoglia strumento musicale!
Sarei grato a chiunque possa smentirmi scrivendo un commento!
[*] Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti.