Liturgia & Musica

Questo spazio nasce dalla mia esperienza di moderatore della mail circolare "Liturgia&Musica", avviata nel dic. 2005 per conto della “Associazione Italiana Organisti di Chiesa” (di cui fui segretario dal 1998 al 2011) al fine di tener vivo il dibattito intorno alla Liturgia «culmine e fonte della vita cristiana» e al canto sacro che di essa è «parte necessaria ed integrante» unitamente alla musica strumentale, con particolare riferimento alla primaria importanza dell'organo.

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domenica 23 giugno 2024

Decreto del Vescovo riguardo la Musica Sacra nella Liturgia

L'organo della chiesa concattedrale di Sanremo




Decreto del Vescovo 
riguardo la 
Musica Sacra nella Liturgia



Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia - San Remo


Visto il can. 835 §1: "Esercitano la funzione di santificare innanzitutto i Vescovi, che sono i grandi sacerdoti, i principali dispensatori dei misteri di Dio e i moderatori, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica nella Chiesa loro affidata.";

Visto il can. 838 §§ 1-4: 1:
"§ 1. Regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall'autorità della Chiesa: ciò compete propriamente alla Sede Apostolica e, a norma del diritto, al Vescovo diocesano.
§ .2 È di competenza della Sede Apostolica ordinare la sacra liturgia della Chiesa universale, pubblicare i libri liturgici, rivedere gli adattamenti approvati a norma del diritto dalla Conferenza
Episcopale, nonché vigilare perché le norme liturgiche siano osservate ovunque fedelmente.
§3. Spetta alle Conferenze Episcopali preparare fedelmente le versioni dei libri liturgici nelle lingue correnti, adattate convenientemente entro i limiti definiti, approvarle e pubblicare i libri liturgici, per le regioni di loro pertinenza, dopo la conferma della Sede Apostolica.
§ 4. Al Vescovo diocesano nella Chiesa a lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti.";

Vista la Costituzione Conciliare Sacrosanctum Concilium ai nn.
41: "Il vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge: da lui deriva e
importanza alla vita liturgica della Diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che cè' una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri.";
116: "La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nele azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.";
e 120: "Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è ni grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, edi elevare potentemente gli animi aDio ealle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto divino, a giudizio e con il consenso della competente autorità ecclesiastica territoriale, a norma degli articoli 22-2, 37 e 40, purché siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignità del tempio efavoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.";

Visto il Decreto Conciliare Christus Dominus al n. 15: "Nell'esercizio del loro ministero di santificazione, i vescovi si ricordino bene di essere stati scelti di mezzo agli uomini e di essere stati investiti della loro dignità per gli uomini ni tutto ciò che si riferisce a Dio, affinché offrano doni e sacrifici per i peccati. Infatti i vescovi hanno la pienezza del sacramento dell'ordine; e da loro dipendono, nell'esercizio della loro potestà, sia i presbiteri, che sono stati anch'essi consacrati veri sacerdoti del Nuovo Testamento perché siano prudenti cooperatori dell'ordine episcopale, sia i diaconi, che ni unione col vescovo ed al servizio del suo presbiterio sono destinati al ministero del popolo di Dio. I vescovi perciò sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata.
Metano perciò ni opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo della eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale, per formare un corpo più intimamente compatto, nell'unità della carità di Cristo. «Perseveranti nella preghiera enel ministero della parola » (Al 6,4) pongano ogni loro impegno, perché tutti quelli cl sono affidati alle loro cure siano concordi nel preghiera e perché, ricevendo i sacramenti, crescano nella grazia e siano fedeli testimoni del
Signore.
Nella loro qualità di maestri di perfezione si studino di fare avanzare nella via della santità i loro sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno (26) ricordino tuttavia di esse tenuti a dare essi per primi esempio di santità, nella carità, nell'umiltà e nella semplicità della vita. Conducano el Chiese loro affidate a tal punto di santi che ni esse siano pienamente manifestati i sentimenti della Chiesa universale di Cristo. Di conseguenza cerchino di incrementare più che sia possibile le vocazioni sacerdotali e religiose, e in modo particolare quelle missionarie.";

Visto il Direttorio per al vita e il ministero dei Vescovi Apostolorum Successores ai nn. 145-146:
"Il Vescovo, moderatore della vita liturgica diocesana. Come Pontefice responsabile del culto divino nella Chiesa particolare, il Vescovo deve regolare, promuovere e custodire tutta la vita liturgica della Diocesi.
Dovrà perciò vigilare perché le norme stabilite dalla legittima autorità siano attentamente osservate e in particolare ciascuno, tanto i ministri come ifedeli, svolga l'incarico che gli spetta e non altro, senza mai introdurre cambiamenti nei riti sacramentali o nelle celebrazioni liturgiche secondo preferenze osensibilità personali (427).
Compete al Vescovo dettare opportune norme in materia liturgica, che obbligano tutti nella Diocesi, sempre nel rispetto di quanto abbia disposto il legislatore superiore. Tali norme possono riferirsi, tra l'altro:
- alla partecipazione dei fedeli laici alla liturgia;
- all'esposizione dell'Eucaristia da parte dei fedeli laici, quando il numero dei ministri sacri risulti
insufficiente;
- alle processioni;
- alle celebrazioni domenicali della liturgia della Parola, quando manca il ministro sacro o vi sia un grave impedimento a partecipare alla celebrazione eucaristica;
- alla possibilità per i sacerdoti di celebrare due messe al giorno per giusta causa o, es lo richiede la necessità pastorale, tre messe nelle domeniche e nelle feste di precetto;
- rispetto alle indulgenze, il Vescovo ha il diritto di concedere indulgenze parziali ai suoi fedeli.
Il Vescovo saprà valersi dell'aiuto di uffici o commissioni diocesane di liturgia, di musica sacra, di arte sacra, ecc., che offrano un prezioso sostegno per promuovere il culto divino, curare la formazione liturgica dei fedeli efomentare nei pastori di anime un interesse prioritario per tutto ciò che riguarda la celebrazione dei divini misteri.
Dignità del culto divino. Giacché la liturgia costituisce il culto comunitario e ufficiale della Chiesa, come Corpo mistico di Cristo, costituito dal capo e dalle sue membra, il Vescovo vigili attentamente perché venga celebrata con il dovuto decoro e ordine. Dovrà quindi vigilare sul decoro degli ornamenti e oggetti liturgici, perché i ministri ordinati, gli accoliti e i lettori si comportino con la necessaria dignità, e i fedeli partecipino ni modo "pieno, cosciente e attivo", e tutta l'assemblea eserciti la sua funzione liturgica.
La musica sacra occupa nel culto un posto importante per dare rilievo alla celebrazione e suscitare una risonanza profonda nei fedeli; deve essere sempre unita alla preghiera liturgica, distinguersi per la sua bellezza espressiva ed adeguarsi all'armoniosa partecipazione dell'assemblea nei momenti previsti dalle rubriche.";

Vista l'Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis al n. 39:
"Se è vero che tutto il Popolo di Dio partecipa alla Liturgia eucaristica, tuttavia ni relazione alla corretta ars celebrandi un compito imprescindibile spetta a coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine. Vescovi, sacerdoti e diaconi, ciascuno secondo il proprio grado, devono considerare la celebrazione come loro principale dovere. Innanzitutto il Vescovo diocesano: egli infatti, quale «primo dispensatore dei misteri di Doi nella Chiesa particolare a lui affidata, è al guida, il promotore e il custode di tutta la vita liturgica». Tuto ciò è decisivo per la vita della Chiesa particolare non solo ni quanto la comunione con il Vescovo è la condizione perché ogni celebrazione sul territorio sia legittima, ma anche perché egli stesso è il liturgo per eccellenza della propria Chiesa. Alui spetta salvaguardare la concorde unità delle celebrazioni nella sua Diocesi. Pertanto deve essere «impegno del Vescovo fare in modo che i presbiteri, i diaconi e i fedeli comprendano sempre più il senso autentico dei riti e dei testi liturgici e così siano condotti ad un'attiva e fruttuosa celebrazione dell'Eucaristia». In particolare, esorto a fare quanto è necessario perché el celebrazioni liturgiche svolte dal Vescovo nella Chiesa cattedrale avvengano nel pieno rispetto dell'ars celebrandi, in modo che possano essere considerate come modello da tutte le chiese sparse sul territorio.";

Visto l'Ordinamento generale del Messale Romano al n. 41:
"A parità di condizioni, si dia la preferenza al canto gregoriano, in quanto proprio della Liturgia romana. Gli altri generi di musica sacra, specialmente la polifonia, non sono affatto da escludere, purché rispondano allo spirito dell'azione liturgica efavoriscano la partecipazione di tutti ifedeli. Poiché sono sempre più frequenti le riunioni di fedeli di diverse nazionalità, è opportuno che sappiano cantare insieme, ni lingua latina, e nele melodie più facili, almeno el parti dell'ordinario della Messa, specialmente il simbolo della fede e la preghiera del Signore.";

Visto il Sussidio della Conferenza Episcopale Italiana "Un messale per le nostre assemblee. La terza edizione italiana del Messale Romano: tra Liturgia e Catechesi", Precisazioni I, n. 2, p. 89: "Per quanto riguarda il sostegno strumentale, si usi preferibilmente l'organo a canne o, con il consenso dell'Ordinario, sentita la Commissione di liturgia e musica, anche altri strumenti che siano adatti all'uso sacro o che vi si possano adattare (cfr. CS 120). La musica registrata, sia strumentale sia vocale, non può essere usata durante la celebrazione liturgica, ma solo fuori di essa per la preparazione dell'assemblea. Si tenga presente, come norma, che nel canto liturgico deve risuonare la viva voce di ciascuna assemblea del popolo di Dio, la quale esprime nella celebrazione la propria


con il presente DECRETO


STABILISCO

che, a partire dalla data odierna e fino alla Solennità di Pentecoste del prossimo anno 2025 (8 giugno), si attivi in ogni comunità parrocchiale un percorso di formazione teorica e pratica inerente alla musica sacra per al liturgia.

In particolare segnalo iseguenti punti:
- conoscenza e adeguamento al repertorio nazionale dei canti per la liturgia;
- uso di strumenti musicali diversi dall'organo.


AFFIDO

al Servizio Diocesano per la Musica Sacra e al Dipartimento di Musica Sacra "Can. Giuseppe Maria Gogioso" eretto presso l'Istituto Teologico Pio XI il compito di:
- organizzare corsi di formazione diocesani e vicariali;
- censire igruppi corali parrocchiali;
- incontrare i principali gruppi corali al fine di fornire indicazioni operative e accompagnare li percorso formativo, interagendo soprattutto con i singoli direttori e/o responsabili di coro e con i singoli musicisti.

Scopi del percorso formativo sono:
sostenere al crescita delle conoscenze e delle qualità musico-liturgiche dei gruppi corali e dei gruppi musicali;
regoalet dael ari espereinze idsiali dialisi ai oroine une preseni uls teri mi peigai esclusivamente ni aggiunta all'organo e mai ni sostituzione di esso, salvo casi particolari previsti dalla normativa universale e particolare, o autorizzati di volta ni volta preventivamente e motivatamente dall'Ordinario diocesano.

Dalla Solennità di Pentecoste del prossimo anno 2025 (termine del percorso formativo teorico e paio) esuiderioni operavite,ni argoi vela or una di esampalre i,Dinoseci onos nfido'ra strettamente tenuti al Parrocchia N. S. Assunta (Cattedrale) ni Ventimiglia, al Parrocchia Basilica di San Siro (Concattedrale) ni Sanremo e li Seminario Diocesano "Poi XI" ni Sanremo.

Quanto al repertorio dei canti fanno eccezione, limitatamente ale celebrazioni particolari di Associazioni, Gruppi eMovimenti, irepertori specifici approvati dalla Santa Sede odalla Conferenza Episcopale Italiana.

Quando all'uso di strumenti musicali diversi dall'organo e utilizzati senza lo stesso, saranno previste eccezioni per occasioni particolari (gite, campi scuola, ecc.).

Le eccezioni di cui sopra saranno sempre concordate con l'Ordinario o con l'Ufficio di Musica Sacra.

Confido che queste indicazioni operative vengano accolte con sapiente docilità, avendo come
serviziomialeraidelacoelnationdidpiomiidconsgrandeomcealbiliai soleita dela liturgia, oltre ad essere lode a Dio, costituiscano il primo e più efficace contesto di evangelizzazione e che, secondo l'antico adagio "elx orandi elx credendi", l'attenzione e al cura dedicate al canto sacro concorrono acustodire eatrasmettere integro li patrimonio della fede.


Sanremo, 19 maggio 2024. Solennità di Pentecoste.

+ Antonio SUETTA , Vescovo di Ventimiglia - San Remo



 

sabato 24 febbraio 2024

Per tornare a cantare tutti assieme il «Pater noster»...



Gentili lettori,

eccovi in calce validi motivi per mettere in pratica Sacrosanctum Concilium 54


«Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua parte alla lingua nazionale [...]. Si abbia cura però che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'ordinario della messa che spettano ad essi. [...]»!


Detto ciò, è ovvio che quella desiderata «cura» dovrebbe essere a carico innanzitutto degli eccellentissimi Ordinarii ...

Conoscete voi forse qualche vescovo che, più o meno regolarmente, pontifica in fatto di liturgia?...

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.

Paolo Bottini

Cremona, domenica 18 febbraio 2024, prima di Quaresima

* * *

Intervista di Massimo Franco a monsignor Sergio Pagano (prefetto dell'Archivio Apostolico Vaticano) [*]

CHE ERRORE CAMBIARE LE PAROLE DEL PADRE NOSTRO
Se si tratta di spiegarla e interpretarla, ma non si può modificarla a piacere

- Lei cosa pensa dei cambiamenti di toni - qualcuno dice perfino dottrinali - intervenuti negli ultimi anni, l'aggiornamento delle preghiere come il «Pater noster», questa scelta di rivolgersi ai fratelli e alle sorelle...

«Lei sfonda una porta aperta. Io sono, forse, in buona compagnia o forse in minima compagnia, scarsa o nutrita non lo so, ma del tutto perplesso e contrario, per quel che vale la mia opinione, a questo modo di procedere. Tuttavia, è il pensiero di qualcuno che conosce un poco di storia e che studia, e che pensa e che vede i precedenti. Ad esempio: a me ha fatto un grande dispiacere, mi ha dato un'amarezza che resta, il cambiamento deciso dalla Conferenza episcopale itaLiana del Padre nostro in lingua italiana, che è un'assurdità».

- Che cosa le è dispiaciuto? Il cambiamento della formulazione quando si dice, nella preghiera, «non ci indurre in tentazione»?

«Mi è dispiaciuto il modo in cui è stato cambiato il Padre nostro, e anche i termini del cambiamento deliberato.
Anzitutto il modo. Era fino a ieri saggia norma nella Chiesa, e speriamo che torni a esserlo in futuro, che, quando si trattava di ostacoli o difficoltà che si possono incontrare riguardo al testo della Sacra Scrittura, sia greco-latino, sia anche nelle lingue volgari, e che possono causare sconcerto nei fedeli, che prima di cambiare bisognasse sempre spie-gare. Che il passo del Padre nostro "non ci indurre in tentazione", , così tradotto già nelle prime versioni in lingua italia-na, e tradotto ottimamente dal testo latino, fin dal XVI secolo, creasse qualche difficoltà al senso comune dei fedeli che lo recitavano, è cosa scontata».

- Davvero ritiene che sia scontato? Crede che da tempo ci si ponesse e si ponga un problema di interpretazione di quell'espressione?

«Già il cardinale Roberto Bellarmino nel suo Catechismo del 1597 rilevava che c'erano difficoltà a comprendere quel passo. Ma si guardo bene, e con lui Clemente VIII, dal cambiarlo. Prese a spiegarlo. Cito un passo da una recente riedizione del Catechismo: "Non intendo bene quelle parole, non c indurre m ten-tazione; perciocché pare che voglia dire che Dio suol indurre gli uomini in tenta-zione, e noi lo preghiamo che non lo faccia. Indurre in tentazione o sia tentare al male, o sia far cadere in peccato, è proprio del demonio, e non appartiene in conto veruno a Dio, il quale ha in odio grandemente il peccato". Ma secondo il modo di parlare della Scrittura Santa, quando si parla di Dio, indurre in tentazione non vuol dir altro se non permettere che uno sia tentato o sia vinto dalla tentazione. Più chiaro di così. Spiegato così il testo, non occorreva alcun cambiamento, anche in italiano. Per la Sacra Scrittura la Chiesa ha avuto sempre una venerazione, la definisce Parola di Dio. E se è di Dio, come possiamo noi cambiarla? Studiarla, comprenderla, ma non cambiarla. Chi ha operato questo sventurato cambiamento, almeno tale a mio modo di vedere e con il dovuto rispetto, ha studiato le fonti? Si è reso conto della incoerenza scritturale del cambiamento rispetto al passo dei Vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca? Credo si sia perso il senso genuino del testo latino: "L'oro è saggiato dalla fiamma, per vedere se è puro o no; gli uomini, per vedere se sono probi, se sono buoni, devono essere saggiati dalla tentazione". Ma la tentazione non è voluta da Dio per dannare, osserva Bellarmino, o per mettere in difficoltà. Serve per vedere se tu sai stare in piedi o no su un terreno che è franoso. Ma mi lasci fare un ultima considerazione. Anche ai tempi di Galileo, quando lo scienziato pisano chiamava in causa diversi passi della Sacra Scrittura che apparivano a lui, scienziato e cattolico, ormai opporsi al nuovo sistema copernicano, e tali erano in verità, né papa Urbano VIII, né ancora Bellarmino, né la Santa Sede osarono toccare quei passi che avevano un senso letterale antiscientifico. Cosa si fece? Non cambiare, ma spiegare. Preso atto delle ragioni di Galileo, i teologi e gli esegeti ripensarono la dottrina dell'ispirazione dei libri sacri, pur di non toccare quel testo stabilito e sacro. Erravano gli scriventi, non lo Spirito Santo ispiratore della Scrittura. Siamo proprio certi che questo cambio delle parole del Pater sia un progresso? Io, per mio conto, continuo a dire il Pater in latino, così sorpasso a pie pari quel brutto cambiamento».

- Scusi monsignor Pagano: se la CEI ha deciso questo cambiamento lessicale, c'è da credere che il papa l'abbia avallata, no?

«Penso di sì, penso che sia stata avallata, chissà com'è stata giustificata, motivata. Io non sono nessuno, ovviamente, ma torno a ripetere che esprimo solo il mio parere personalissimo, perché mi è lecito esprimere un parere. E da studioso non posso ammettere una traduzione del genere perché tradisce il senso originale dell'orazione insegnataci da Gesù».


[*] Corriere della Sera, 18 febbraio 2024 https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-la-lettura/20240218/281844353558261

 

mercoledì 22 novembre 2023

Decreto contro l’abuso della musica liturgica leggera introdotta nelle chiese

 



Decreto contro l’abuso della musica liturgica leggera introdotta nelle chiese  

Artemio Romani [*]
per la grazia di Dio e della Santa Sede 
Vescovo titolare della Diocesi di Asolo

In seguito a numerosi amari riscontri che ci sono pervenuti contro il pessimo sistema adottato dai musicisti liturgici, quello cioè di avere ormai da diversi decenni introdotto scandalosamente in chiesa lo stile bizzarro indecente e profano della musica cosiddetta "leggera", che consiste nell’aver raccolto, imparato, imitato e copiato tutte le cantilene, i motivi, le melodie, i modi ed i ritmi della musica eseguita in televisione e in internet, coi quali hanno vergognosamente, grazie al loro "talento", impastate, accozzate e fabbricate con un miscuglio d’incoerenti idee prese qua e là le loro sedicenti composizioni liturgiche, servendosi di motivi buffi e grotteschi, delle modulazioni ed armonie bizzarre feroci ridicole e stravaganti fino a giungere a motivi da dance music.

Considerando che questi stessi sedicenti musicisti hanno portato lo scandalo fino al sacrilegio, coll’avere servilmente improntato non solo i motivi, le cantilene e le melodie della musica leggera tanto nel vocale che nello strumentale, ma che hanno ancora indegnamente adattato, sotto di queste, le parole sacrosante della messa sostituendole alle parole profane. 

Riflettendo infine, sul giudizio emanato da valenti rinomati Maestri che onorano l’arte della musica, che il subiasimato sistema, oltre di profanare il culto divino, condanna con disonore anche la loro abilità, mostrandosi così incapaci di eseguire, come in passato, un repertorio di canti liturgici consono alla santità dei luoghi, facendo riferimento ai principali decreti in materia promulgati, a partire dal Concilio di Trento e fino al Vaticano Secondo, nonché alle indicazioni dei santi Papi Pio X, Giovanni Paolo II nonchè del venerabile Pio XII, con il presente decreto si proibisce che in questa Diocesi si utilizzi nel culto divino qualsivoglia tipo di canto che si avvicini nello stile alla musica cosiddetta "leggera".

Si ordina, perciò, in conseguenza di tutto quanto sopra esposto, che qualsiasi musicista di chiesa, compositore, cantore, suonatore d'organo e di qualunque altro strumento si renderà in tutto, o in parte, colpevole di un tale pessimo scandaloso sistema col cantare, suonare o far cantare e suonare nelle chiese melodie di tal genere, non volendo adattarsi allo stile della musica liturgica, sia nelle proprie composizioni; che ciascuno di questi trasgressori sia condannato per la prima volta a euro 50 di penale, a 100 euro per la seconda, e per la terza volta all'allontanamento definitivo dal servizio.

I Reverendi Parroci, Vicari, nonché qualsiasi sacerdote (sia secolare che regolare) o religioso che sia preposto a reggere chiese, basiliche o santuari non parrocchiali, saranno responsabili della più stretta esecuzione del presente Decreto. 

Dalla Residenza vescovile, il 22 novembre 2023, giorno di santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti


[*] (alias Pietro Ostini, cardinale di Santa Romana Chiesa; fonte: "Editto contro l’abuso delle musiche teatrali introdotto nelle chiese Pietro del titolo di S. Clemente della S. R. G. Prete Cardinale Ostini per la grazia di Dio e della Santa Sede Arcivescovo vescovo di Jesi e delle Diocesi di Osimo e Cingoli Amministratore Apostolico", Jesi, 27 novembre 1838) https://www.upbeduca.it/pdf/etext-rapporto-spontini.pdf

lunedì 30 ottobre 2023

Perché il popolo cristiano non canta più (di S. Ecc. Mons. Pietro Nonis)


 

L'angolo di Pietro Nonis


MUSICA SACRA. Ancora nel Novecento, la Chiesa coltivava con passione. Poi il declino


Perché il popolo cristiano non canta più


La comunità cristiana svolge una sua attività culturale fin dai suoi primordi. Pensiamo all'ultima sera che il Cristo passa fra i suoi, fino al momento in cui la tragica Passione s'impadronirà di lui. «“Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi» [Mt 26, 29-30].


Già la struttura mosaica dà importanza alla formulazione ed esecuzione di inni sacri. «Voglio cantare in onore del Signore / perché ha mirabilmente trionfato, / ha gettato in mare / cavallo e cavaliere» (Es 15, 1). Il primo libro delle Cronache ricorda i nomi di coloro «ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio, dopo che l'Arca aveva trovato una sistemazione» (1 Cr 6, 16). «Davide, insieme con i capi dell'esercito, separò per il servizio i figli di Asar, Eman e di Idutun, che eseguirono la musica sacra con cetre, arpe e cembali» (1 Cr 25, 1). Le Cronache danno ai cantori i nomi di “profeti” o di “veggenti”.

Nel prezioso corpus delle Lettere di Paolo sono sicuramente contenuti dei tratti destinati al canto liturgico: sono le fasi nascenti di una cultura singolare che col tempo si irrobustisce. Non è fuori luogo ritenere che in quella sede abbia avuto luogo, a partire dai cantici della più antica comunità cristiana, il trapasso dai frutti della musica corale presente nella Bibbia, ai primi germi della musica gregoriana.


L'Architettura cristiana del Medio Evo ha certamente asegnato un posto e un ruolo al canto sacro. A partire dalla fine del Medio Evo esso prenderà in luoghi significativi una funzione insostituibile nella liturgia, che ha precedentemente assunto per ruoli speciali i frammenti più importanti dei testi. Dell'enorme sviluppo assuto dal Quattro-Cinquecento dalla musica sacra e dal canto corale, fa testimonianza il fatto che, col trascorrere del tempo, il popolo s'impadronì delle melodie più parlanti e scorrevoli. Ancora nel Novecento – primi periodi – la Chiesa coltivava con passione la musica nelle comunità importanti o anche minori. 


Poi, lentamente, il decadimento, e la sostituzione di parole e melodie significative, riservate dapprima ai professionisti e quindi passate ai gruppi giovanili che fanno in chiesa musica somigliante a quella estranea, nella quale è difficile cogliere il germe e il tono della preghiera. Fino al silenzio odierno: preannuncio sepolcrale di una decadenza che prelude il silenzio mortuario.


- articolo pubblicato su «La Voce dei Berici» il 2 marzo 2014


venerdì 28 luglio 2023

La sacra liturgia. Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa

 


Nel volume La sacra liturgia. Fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa sono riportati gli atti di un convegno che si tenne a Roma dieci anni fa: venti liturgisti di fama internazionale, cardinali, vescovi e altri studiosi, provenienti da tutto il mondo, indagarono sulla centralità della liturgia e sul ruolo che essa riveste nella missione della Chiesa. 

Il libro approfondisce vari temi legati alla liturgia: l’arte liturgica, l’architettura, l’ars celebrandi, la musica; esplora l’importanza del rituale nella psicologia umana, il ruolo dei vecchi riti liturgici nella nuova evangelizzazione, la formazione liturgica, la legge liturgica, il ruolo del vescovo diocesano in materia di liturgia. Dal volume emerge come la Sacra liturgia sia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa e come essa sia una risorsa fondamentale per la formazione del clero, dei religiosi e dei laici.

Per chi ancora crede nella centralità del culto divino nella vita della Chiesa... nonostante il «crollo della liturgia» denunciato ormai nel 1997 dal cardinale Joseph Ratzinger!

Grazie per la cortese attenzione e cordiali saluti.

Paolo Bottini

Cremona, il 28 luglio 2023, Johann Sebastian Bach in memoriam